Diritto al riposo

Giustificandosi con l’intenzione di "facilitare il commercio online", La Posta svizzera sta testando dal 1° ottobre la consegna domenicale di pacchi ordinati su internet. Questo in tre città: Losanna, Ginevra e Zurigo. Non mancano le perplessità riguardo alla legalità dell’operazione e alle ripercussioni di questo passo verso la società delle 24 ore su tutto un settore.

«Con la diffusione crescente del commercio online, i clienti chiedono sempre più semplicità. La Posta svizzera reagisce a questo bisogno semplificando gli acquisti online e la ricezione dei pacchi grazie all’introduzione di alcune novità», tra le novità c’è anche la consegna dei pacchi alla domenica, ancora in fase di sperimentazione. Questo è quanto ha comunicato il gigante giallo il 1° ottobre, scatenando polemiche e indignazione, non solo da parte sindacale. L’Alleanza per la domenica (coordinamento di tutte le organizzazioni che difendono la domenica come giorno di riposo comune) ha denunciato questo progetto, ritenendolo illegale perché viola il divieto generale di lavoro domenicale in vigore nel commercio al dettaglio e ha chiesto al Consiglio federale di intervenire.


Per il sindacato di categoria Syndicom, i problemi legati a questa iniziativa della Posta sono essenzialmente tre, come spiega Bruno Schmucki, portavoce di Syndicom: «Per prima cosa La Posta sta facendo un passo verso la deregolamentazione del tempo di lavoro estendendolo alla domenica. In secondo luogo, cercando di aggirare il divieto di lavoro domenicale esternalizzando il servizio ai tassisti, non si rende conto che continua ad infrangere la legge perché anche i taxi sottostanno alla Legge sul tempo di lavoro per la quale beneficiano sì di un’eccezione, ma per il trasporto di persone: i pacchi ordinati su internet non sono persone. Resta quindi illegale far lavorare dei tassisti la domenica per consegnare pacchi. Infine, si tratta di un’altra esternalizzazione da parte del gigante giallo verso aziende e settori con condizioni di lavoro precarie e non regolamentate da un Ccl, azione che va così ad alimentare la precarizzazione del mondo del lavoro, mentre, essendo un’azienda pubblica, dovrebbe dare il buon esempio».


Questa iniziativa della Posta si inserisce in un disegno più ampio legato al commercio online, settore sul quale ha deciso di puntare, come si evince dal comunicato del 1° ottobre. Le novità previste sono diverse e di diverso tipo, ma tutte volte a facilitare la ricezione della merce ordinata su internet. «Finché restano nel quadro legale e si servono del personale che sottostà al Ccl della Posta, queste novità non ci preoccupano più di tanto; quello che ci preoccupa nella consegna alla domenica è proprio l’esternalizzazione del servizio, che porta con sé un rischio di precarizzazione», prosegue Schmucki, secondo il quale questa iniziativa avrà inevitabilmente delle ripercussioni sull’intero settore del commercio online e sul tempo di lavoro dei suoi dipendenti: «Se si può ordinare qualcosa fino a sabato a mezzogiorno e riceverlo alla domenica, bisogna avere delle persone che prendano l’ordine, che preparino la merce e che la spediscano, quindi delle persone che lavorino anche il sabato negli shop online, e questo vuol dire un giorno in più». Una situazione questa che potrebbe andare a scapito dei piccoli commerci online, che soccomberebbero ai grandi come Amazon e Zalando.


Per il sindacato, questa strategia della Posta di ricorrere a personale che non sottostà al suo Ccl è una strategia nuova e inammissibile: in questo modo l’azienda partecipa alla creazione di una spirale negativa di tutto il settore, mentre come azienda pubblica dovrebbe garantire buone condizioni di lavoro. «Non capiamo perché faccia questo, attirandosi critiche da più parti», conclude Schmucki.


Per ora nessuna presa di posizione del gigante giallo riguardo alle critiche mosse: si difende semplicemente dicendo che si tratta ancora di una fase di test. Syndicom dal canto suo è pronto a dare battaglia e ad opporsi con tutte le forze alla consegna di pacchi effettuata da tassisti alla domenica, anche se per il momento aspetta di sapere quale sarà il risultato del test e cosa deciderà La Posta. Per ora nessun cenno alla questione nemmeno da parte del Consiglio federale, chiamato a prendere posizione dall’Alleanza per la domenica, che vede in questa operazione un rischio per l’intero settore del commercio al dettaglio, che potrebbe cogliere la palla al balzo e tentare di giustificare così una liberalizzazione totale del lavoro domenicale nei negozi.

Pubblicato il 

22.10.15
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