Contadino e parlamentare, condivide la sua vita tra la sua attività di parlamentare e il lavoro agricolo all'alpe, l'Alpe Pertüs quota 1830, da cui il marchio impresso sulle sue forme di formaggio. Marino Truaisch, da Olivone, classe 1948, è uno dei cinque deputati socialisti al parlamento cantonale che non si ripresenterà il 1. aprile. Assieme a lui Marina Carobbio, Mario Ferrari, Fiamma Pelossi e Iris Canonica. Entrato in Gran Consiglio sulla lista del Psa nel 1984 Truaisch ci è rimasto fino al 1991, per poi rientrarvi nel 1994 e fino al 2000. Infine la presenza in quest'ultimo quadriennio, 2003-2007. Attivo nella commissione parlamentare delle Bonifiche fondiarie è stato relatore di importanti rapporti concernenti essenzialmente progetti agricoli, migliorie alpestri e forestali (ad esempio la convenzione fra Ticino e Confederazione sulle superfici agricole utili, stipulata un paio d'anni fa).

Lei ha vissuto il passaggio dal Psa al Ps di oggi: com'è cambiato il partito e com'è cambiata nel frattempo la società, in Ticino?
Ho cominciato nell'84 quando i rapporti con l'allora Pst non erano molto teneri. Eravamo schierati sugli stessi banchi ma vi era come un muro tra noi. Poi ho vissuto tutta la fase d'avvicinamento, sono stato testimone di un momento storico della sinistra ticinese e l'ho vissuto in prima persona dando il mio modesto contributo.
Nella sua valle, la Valle di Blenio, il Ps compatto alle recenti elezioni ha fatto un balzo in avanti: un bel segnale, questo, in vista del 1° aprile…
È ciò che speriamo: riuscire ad avere in aprile la stessa percentuale di successo. A Olivone abbiamo conquistato il 26,6 per cento in Municipio. Con un dato simile a livello cantonale si avrebbero buone possibilità di fare eleggere due rappresentanti Ps in governo.
Nei giorni scorsi con una lettera ai quotidiani ticinesi lei ha preso posizione in difesa dell'Unione contadini ticinesi (Uct), di quelle persone che pur lavorando sodo con coerenza sono state attaccate da un gruppo di "dissidenti" capeggiati dall'ex presidente dell'Udc ticinese Ueli Feitknecht. Si può dire che questa controversia potrebbe avere un obiettivo politico più che contadino?
Potrebbe darsi. All'Uct ho fatto parte della direttiva dal 1982 al 2002 e tutto è filato liscio fino agli ultimi due anni, periodo in cui sono cominciati i primi scontri. C'era chi non vedeva di buon occhio l'attuale segretario agricolo e collega Cleto Ferrari (Ps) e alcuni hanno dovuto andarsene perché contestati. Oggi assisto alle stesse polemiche innescate dagli stessi personaggi, alcuni dei quali sono noti mentre altri colpiscono restando però invisibili. Vanno dicendo e insinuando che i rappresentanti dell'Uct non sono rappresentativi del mondo contadino e tentano di screditarli. Sono motivazioni pretestuose, di ripicca, perché in realtà tutti hanno la possibilità di esprimersi, di partecipare – pur senza diritto di voto – all'assemblea cantonale dell'Uct a cui stranamente proprio questi "tiratori" non presenziano. Trovo grave tutto ciò ed è per questo che ho voluto dire la mia pubblicamente.
Quali sono i principali problemi cui vengono confrontati i contadini di montagna, che sono buona parte dei contadini ticinesi?
L'agricoltura di montagna è legata all'allevamento, alla pastorizia, alla produzione del latte, tutte attività che subiscono l'influsso della conformità del terreno, dell'andamento delle stagioni. Un territorio impervio, una grande mole di lavoro e le stagioni inclementi rendono molto difficile conseguire un reddito sufficiente. Certo, i contadini possono contare sui contributi federali ma negli ultimi tempi questi aiuti sono stati sempre più messi in discussione soprattutto dagli ambienti economici della destra che vorrebbe che tutto fosse lasciato in balia del libero mercato. Se si dovesse dare loro ascolto l'agricoltura di montagna sparirebbe… già oggi si annaspa e si fa fatica a motivare i giovani affinché vadano avanti, figuriamoci se venissero a mancare anche le premesse di un reddito accettabile. Spero che il mondo politico svizzero capisca che senza gli aiuti federali diretti, l'agricoltura di montagna non ha futuro.
Il contadino di montagna inoltre interpreta  il ruolo di "giardiniere" della natura : è lui che tiene curato un territorio prezioso come quello dell'arco alpino, ed è giusto riconoscergli questo merito.
La stessa Costituzione recita che bisogna garantire l'agricoltura multifunzionale che non ha soltanto lo scopo di produrre derrate alimentari ma anche quello di preservare e curare il paesaggio, di mantenere una certa abitabilità in quella parte di territorio discosto che altrimenti verrebbe abbandonato.
Lei, in quanto contadino, in Gran consiglio rappresenta un'eccezione visto che la maggior parte dei parlamentari appartengono alla categoria accademica. Un'eccezione che trova eco in Willy Ritschard, operaio eletto in Consiglio federale e che, non a caso, come lei è del Ps.
Devo ringraziare il partito socialista e i miei elettori di avermi dato quest' importante opportunità, che ha cambiato un po' la mia vita. L'entrata in Gran Consiglio mi ha permesso di vivere in prima persona un pezzo di storia ticinese ed io mi riprometto di ripagare questa fiducia che mi è stata accordata continuando il mio lavoro nei comuni, nelle sezioni, dove vorrei mettere a frutto l'esperienza politica maturata in tutti questi anni.

Pubblicato il 

16.02.07

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato