Cuba mon Amour! Ma non è amore cieco. Lo vediamo: Cuba è bloccata. Non per l'infermità di Fidel, e non solo per il famigerato "bloqueo" che soffoca l'isola da 45 anni. È bloccata da decenni d'immobilismo e di contraddizioni fra il dire e il fare dei suoi leader. Il dollaro è legalizzato, poi proibito. Modeste iniziative private sono tollerate, poi frenate nel timore di ripercussioni politiche. Si apre però al capitale straniero: dopo aver superato le 400 unità nel 2002, le società miste sono oggi 300. Ora, Raoul Castro dice che «occorrono cambiamenti strutturali». Ma quali, quando, come, con chi?
L'economia cubana boccheggia dal 1991, dal crollo dell'Unione sovietica, che riforniva Cuba di petrolio e altri beni a prezzi scontati, in cambio di zucchero a prezzi gonfiati. Oggi, lo zucchero viene importato per riesportarlo alfine di onorare i contratti. Il deficit commerciale esplode: Cuba importa 7 miliardi di dollari in più di quanto esporta. Nel 2006 la produzione industriale è aumentata solo dell'1,4 per cento, quella agricola è scesa del 7per cento, il numero di turisti (fonte vitale di divise, assieme alle rimesse degli esiliati in Florida) è calato di 100 mila unità     (meno 4,3 per cento), il salario reale è del 24 per cento inferiore a quello dei "bei tempi" degli aiuti sovietici, ed è mediamente di 15 euro al mese.
Cuba non può rimborsare i debiti all'ex-Unione sovietica (27 miliardi di dollari), né all'Occidente (13 miliardi). Pochi le fanno ancora credito: soprattutto il Venezuela, da cui riceve anche aiuti (petrolio) che le evitano l'asfissia. Le infrastrutture vanno in pezzi e minacciano le sue conquiste principali – oltre all'indipendenza e alla fierezza – che sono la sanità e l'istruzione. Le autorità ammettono che 1,7 milioni di cubani mancano di acqua potabile, che la metà degli immobili sono in cattivo stato, che mancano 500 mila alloggi.
Il "cambio", i mutamenti strutturali di cui parla Raoul Castro, sarà imposto dall'indigenza in cui vivono milioni di persone e dall'interesse, anche americano, a sfruttare le potenzialità di Cuba. Lo stesso embargo, nonostante Bush, comincia a sgretolarsi. La penuria attiva l'iniziativa degli agricoltori americani che, nel 2006, sono riusciti a vendere a Cuba 340 milioni di dollari di generi alimentari.
Si stima che, nel primo anno di soppressione dell'embargo, un milione di turisti americani raggiungerebbe l'isola. Si valuta che le riserve di petrolio e di gas naturale siano enormi, e imprese straniere hanno già ottenuto concessioni. Inoltre, la popolazione di Cuba è istruita e, in alcuni settori, la ricerca scientifica è importante.
Queste sono le potenzialità. Sarebbe però tragicomico se, a sfruttarle, potessero essere solo gli odiati "imperialisti", mentre ai cubani, in virtù del mito della "proprietà socialista", fosse preclusa anche la gestione di una gelateria…

Pubblicato il 

05.10.07

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