Salute

Fermare la follia dei premi per evitare la catastrofe

Sempre più gente rinuncia a curarsi, denuncia il comitato favorevole all’iniziativa per un tetto del 10% del reddito ai premi di cassa malati in votazione il 9 giugno

Berna  ̶  Nella ricca Svizzera una persona su cinque confrontata con dei problemi di salute, spesso seri, rinuncia a curarsi per motivi economici. L’inquietante dato (riferito al 2023) dà le dimensioni dell’urgenza di trovare soluzioni all’inarrestabile aumento dei premi per l’assicurazione malattia, che negli ultimi vent’anni sono più che raddoppiati. Soluzioni come quella di stabilire un tetto massimo ai premi pari al 10% del reddito disponibile, proposto dall’iniziativa popolare “per premi meno onerosi” in votazione il 9 giugno prossimo.

 

«Un’occasione unica, che non si ripresenterà tanto presto, per risolvere un problema che la maggioranza politica non vuole affrontare», ha ammonito il presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard intervenendo oggi a Berna alla conferenza stampa di lancio della campagna da parte del comitato di sostegno all’iniziativa del Partito socialista, cui aderiscono oltre al movimento sindacale anche organizzazioni come la Fondazione dei medici di famiglia e dell’infanzia e Caritas, la principale associazione che si occupa di lotta alla povertà in Svizzera (e non solo).

È stato proprio il direttore di Caritas Peter Lack a definire l’iniziativa (che prevede di alleggerire l’onere finanziario della popolazione attraverso un aumento dei sussidi) un «importante ed efficace strumento per combattere la povertà» e ad illustrare i casi concreti cui Caritas è confrontata quotidianamente. «Le famiglie in difficoltà finanziaria, per risparmiare sul premio, scelgono una franchigia [la quota di costi di trattamento a carico dell’assicurato nell’arco dell’anno, che può variare da 300 a 2.500 franchi, ndr] elevata. Ma se si ammalano seriamente e diventa necessario un trattamento medico, non sono in grado di farvi fronte e si indebitano», ha spiegato Lack, evidenziando una problematica ancora più grave: quella delle persone che rinunciano a farsi curare, mettendosi spesso in pericolo. Perché «non si tratta solo di bagatelle. Vengono rinviate anche operazioni e trattamenti necessari», ha ricordato il direttore di Caritas. E se nel 2010 a trovarsi in questa situazione era poco più del 5% della popolazione, nel 2023 era il 18,8%, quasi un assicurato su cinque, ha dal canto suo fatto presente il presidente della Fondazione dei medici di famiglia e dell’infanzia Philippe Luchsinger. «Si potrebbe pensare – ha aggiunto – che la cosa riguardi le fasce di reddito più basse. Nulla di più falso! La situazione si è aggravata soprattutto per le persone della classe media: mentre nel 2010 era circa il 7 per cento a rinunciare a prestazioni sanitarie per ragioni di ristrettezze economiche, nel 2023 era il 21,6 per cento!». E questo significa che «delle malattie potenzialmente pericolose non vengono più diagnosticate e trattate correttamente», ha ammonito Luchsinger.

 

Dopo il 9 giugno sarà tardi

Di qui l’urgente necessità di porre un tetto ai premi dell’assicurazione malattie, come propone l’iniziativa “per premi meno onerosi”. «Se non si agisce ora, per una grossa fetta di popolazione si prospetta lo scivolamento in uno stato di povertà o la messa in pericolo della salute», ha spiegato ancora il direttore di Caritas. Ma nella votazione del 9 giugno la popolazione avrà anche l’occasione di correggere «una scandalosa anomalia fiscale», ha dal canto suo fatto presente il presidente dell’USS, rinnovando le critiche al sistema dei premi pro capite secondo cui tutti, dal milionario alla commessa, pagano lo stesso per questa «tassa ingiusta e senza limiti, che non fa male né ai ricchi né alle imprese, ma alla gente che lavora e alla classe media», ha tuonato Maillard. «Dopo il 9 giugno sarà troppo tardi. Il popolo svizzero non avrà altre occasioni per liberarsi del fardello dei premi» e «nuovi importanti aumenti arriveranno a settembre 2024, a settembre 2025, poi a settembre 2026 e a settembre 2027», ha concluso Maillard, auspicando un sì massiccio da parte del popolo svizzero.

FOTO AdobeStock

Pubblicato il

17.04.2024 17:18
Claudio Carrer
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