Mentre tutto il continente trema per la crisi economica in atto e l'Unione europea deve varare fondi di aiuto sempre più consistenti, mentre il Portogallo e la Spagna rischiano di andare a far compagnia a Grecia ed Irlanda nella lista dei paesi a rischio default e l'Italia mette a punto una Finanziaria da lacrime e sangue per non fare la stessa fine, la Germania sembra un'isola felice, dove invece che l'ansia da recessione si sperimenta un'euforia da boom economico.

Il governo guidato da Angela Merkel negli ultimi mesi ha potuto presentare dati realmente sorprendenti in tema di crescita e di occupazione. Il Pil federale cresce di oltre il 3 per cento su base annua, mentre il numero dei disoccupati non è mai stato così basso dai tempi della riunificazione. A inizio novembre l'Agenzia federale del lavoro ha annunciato che i disoccupati in Germania sono scesi sotto la fatidica soglia dei tre milioni di unità, un dato pari al 7 per cento. Nessun grande paese dell'Unione può vantare un numero così basso di senza lavoro e, pur con le dovute differenze regionali tra Est e Ovest, sembrano lontanissimi i tempi in cui il dato sulla disoccupazione sfiorava il 13 per cento. Eppure era solo cinque anni fa. È solo merito della ripresa economica, per altro in atto da meno di un anno, se le agenzie del lavoro hanno sempre meno iscritti alle loro liste?
La domanda se la sono posta anche i sindacati e la risposta che ne è risultata è notevolmente in contrasto con le dichiarazioni trionfalistiche del governo liberalconservatore. Secondo Bernhard Jirku, responsabile del settore occupazione del sindacato del terziario Ver.di, dietro le ottime cifre presentate dal ministero federale del Lavoro c'è un ricorso sistematico ai trucchi statistici. Questo governo (ma lo stesso vale anche per quelli che lo hanno preceduto negli ultimi anni) racconta solo una parte di verità. A fianco degli attuali 2 milioni e 954 mila disoccupati ufficiali andrebbero contate, infatti, anche diverse altre categorie di persone senza impiego. L'elenco dei "dimenticati" è molto lungo. Ne fanno parte, ad esempio, gli oltre 300 mila cosiddetti "Ein-Euro-Jobber", i disoccupati che lavorano, di solito in ambiti di pubblica utilità, per un salario simbolico di un euro l'ora. Ci sono poi quei disoccupati impegnati in corsi di riqualificazione professionale, la loro cifra esatta è difficile da stabilire, ma in ogni caso si tratta di qualche centinaio di migliaia di "invisibili". A questi vanno aggiunti almeno altre 300 o 400 mila persone che hanno compiuto 58 anni, sono disoccupate da più di un anno, e, in base alle nuove normative in tema di mercato del lavoro, non figurano più sulle liste di disoccupazione. Come mai? Perché nel momento in cui il governo di grande coalizione ha innalzato l'età della pensione da 65 a 67 anni, non poteva permettersi di presentare all'opinione pubblica una realtà fatta di ben pochi lavoratori ancora attivi dopo i 60 anni.
Secondo Ver.di, sommando solo queste tre categorie, il numero complessivo dei disoccupati arriverebbe a superare i quattro milioni e mezzo, per una percentuale del'11 per cento. Cifre ben diverse da quelle propagandate dal ministro federale del Lavoro, Ursula von der Leyen.
Ma volendo, si potrebbe continuare nella lista delle categorie non prese in considerazione dalle statistiche ufficiali, aggiungendo chi, pur lavorando, non guadagna abbastanza e deve far ricorso ai sussidi sociali e chi il lavoro non lo cerca neanche e non risulta quindi iscritto a nessun ufficio di collocamento. Per tutte queste persone, insieme ai quasi tre milioni di disoccupati ufficiali, la ripresa tedesca non è neanche iniziata.
Ma un altro dato reso noto nei giorni scorsi fa capire cosa c'è alla base della ripartenza della locomotiva tedesca. Nel 2010 il numero dei lavoratori interinali è aumentato in modo preoccupante. Al momento sono oltre un milione. Le assunzioni degli ultimi mesi sono soprattutto di questo genere, mentre durante la crisi erano stati licenziati soprattutto lavoratori in possesso di un contratto di categoria. Anche in base a questi dettagli si comprende la sostanza del nuovo miracolo tedesco.

Pubblicato il 

03.12.10

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