Il 19 ottobre manifestazione a Lugano

La situazione è grave, lo conferma chi lavora quotidianamente al fronte per difendere i diritti dei salariati. Occorre fermare al più presto il degrado del mercato del lavoro e le gravi conseguenze che porta con sé. Perciò sabato 19 ottobre tutti in Piazza Manzoni a Lugano per manifestare il proprio malcontento.

«Oggettivamente la situazione del mercato del lavoro è gravissima e sta sfuggendo a qualsiasi forma di controllo», spiega Enrico Borelli, segretario regionale di Unia Ticino, settimanalmente confrontato con situazioni di dumping salariale, aumento dei ritmi di lavoro, precarizzazione dei contratti, esplosione del lavoro interinale e assenza di diritti sindacali.

 

L'ultima frontiera è quella dei salari a mille franchi per un lavoro al 100 per cento, di cui area ha più volte riferito negli ultimi mesi (vedi ad esempio lo scorso numero: “Salari da fame nell'alimentazione”, di Francesco Bonsaver), livelli salariali che vengono applicati in vari settori e che mettono in concorrenza i lavoratori in una logica di guerra tra poveri per aggiudicarsi impieghi che non permettono di vivere del proprio lavoro.
«In questo contesto è chiaro che si assiste a una violazione delle norme legali che ci ha portato a dover scendere sul terreno della collaborazione col ministero pubblico e all'avvio di una serie di inchieste penali. – prosegue Borelli –. Proprio in questi giorni abbiamo intercettato sui cantieri nuove gravissime situazioni di abusi, con lavoratori che in taluni casi non sono nemmeno stati retribuiti». Secondo il sindacalista, in Ticino esistono oggi dei vuoti contrattuali e legali che permettono a imprenditori astuti e senza scrupoli di sfruttare la situazione, imponendo livelli salariali che contribuiscono a creare una forte pressione su tutti i salari nel cantone, a scapito di tutti i lavoratori. Per questo è particolarmente importante in Ticino battersi per l'introduzione di un salario minimo, legale o contrattuale, di 4.000 franchi.


Una situazione, quella odierna, che secondo il sindacato è diventata intollerabile e che rischia di sfuggire di mano se non sarà fermata al più presto, con le relative conseguenze, anche in termini di coesione sociale, che ne scaturirebbero. Per questo Unia ha deciso di aderire alla manifestazione di sabato 19 ottobre, una manifestazione che si inserisce in un percorso rivendicativo più ampio del movimento sindacale, come spiega Borelli, sviluppato in questi ultimi anni, sia a livello cantonale che nazionale, per il rafforzamento dei diritti salariali e sociali a fronte di una situazione estremamente delicata e grave del mercato del lavoro. «Non a caso questa manifestazione si tiene a poche settimane da quella nazionale, che ha visto 15.000 persone a Berna mobilitarsi per difendere salari e pensioni e segue altre mobilitazioni che abbiamo avuto: una sorta di fil rouge che si combina di rivendicazioni di natura contrattuale e legale e di momenti di mobilitazione».


Per Unia, l'attuale distorsione del mercato del lavoro richiede inoltre un chiaro rafforzamento delle misure d'accompagnamento, soprattutto attorno a quanto concerne i contratti collettivi (che dovrebbero poter essere introdotti più facilmente) e il rafforzamento dei diritti sindacali e delle tutele: «Migliaia di persone oggi assistono agli abusi che vengono perpetrati sui luoghi di lavoro, ma non possono denunciarli se non sono in qualche modo tutelate, perché in un contesto come quello odierno se qualcuno denuncia un abuso si espone al rischio di ritorsioni e di licenziamento, quindi l'unica possibilità che abbiamo è quella di promuovere delle denunce collettive, anche se è tutt'altro che scontato», conclude Borelli.


Fondamentale in un contesto di degrado come questo è la solidarietà tra i lavoratori, perché è solo così che ci si potrà difendere dal dumping salariale e da quei datori di lavoro che impongono salari che non permettono nemmeno di arrivare a fine mese, pur lavorando sodo tutta la settimana e per molte ore al giorno.

 

Pubblicato il 

09.10.13

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