Fiscalità

Se legalmente non si può fare, facciamo l’inciucio di Palazzo. Sottoporre al popolo il baratto tra sgravi a ricchi (per scoprire chi sono vai a "chi sono i migranti fiscali ticinesi" sulla destra) e grandi imprese con le presunte misure sociali è infatti illegale, persino incostituzionale. «È un modo di fare incompatibile con la libertà di voto, perché costringe i cittadini a votare per un oggetto al quale sono contrari, per permettere l’adozione del secondo» aveva sentenziato il Tribunale federale, annullando una votazione già prevista nel Canton Neuchâtel nel 2011. Anche in quel caso, il baratto (o meglio, il ricatto) imposto agli elettori dall’esecutivo neocastellano riguardava sgravi a imprese in cambio di asili nido. Come detto, il Tribunale federale ordinò di annullare quel baratto-ricatto perché «mina la libertà di voto dei cittadini ed è contrario al principio dell’unità di materia: l’accoglienza dei bambini non ha alcun nesso materiale con la revisione di disposizioni fiscali».


In Ticino, dove abbiamo dei parlamentari e governanti abituati negli ultimi tempi a legiferare senza rispettare le leggi, si sono inventati il sotterfugio per aggirare la Costituzione. L’inciucio partorito dai rappresentanti istituzionali dei quattro partiti di governo (Lega, Plr, Ppd e 2/3 del Ps) nell’accordo pomposamente definito “patto di Paese”, mira proprio ad aggirare la legge per far sopravvivere il baratto-ricatto da sottomettere al popolo. Hanno votato gli sgravi fiscali e le presunte misure sociali, delegando al governo la facoltà di decidere quando metterle in vigore. E se il popolo non approverà gli sgravi, il governo non farà entrare in vigore le leggi “sociali”, mantenendole in sospeso. Un inciucio di Palazzo per escludere e ricattare il popolo.

Di certo il 29 aprile si vota solo sugli sgravi fiscali (clicca per vedere la grafica). Poi si vedrà.


Teoricamente e praticamente, il Governo potrebbe promulgare le leggi sugli aspetti sociali già approvate, soprattutto se incalzato dal Gran Consiglio. Ma l'inciucio, per ora, pare essere più forte della necessità d’implementare delle misure che loro stessi indicano prioritarie. Non è però detta l’ultima parola, poiché le opportunità politiche potrebbero cambiare in vista delle elezioni cantonali del prossimo anno. Un guizzo è dunque possibile.


Misure sociali a costo zero
L’inciucio diventa ancor più paradossale perché i soldi per applicare le misure sociali, già ci sono.
E sono soldi in parte provenienti dalla Confederazione e, in altra misura, dai prelievi sui salari che già oggi avvengono. Almeno per quel che concerne l’aumento dei finanziamenti pubblici destinati a potenziare le strutture di sostegno a famiglie (asili nido), che equivalgono a 13,2 milioni sui 20 milioni del pacchetto sociale.

 

Sono soldi già oggi prelevati dai salari e sarebbero spostati da un fondo pubblico a un altro. Lo stesso governo scrive nel suo messaggio che si tratta di un’operazione a costo zero per lo Stato e le aziende. Lo ha confermato il consigliere di Stato Christian Vitta nella conferenza stampa lo scorso martedì. «È vero che le aziende oggi pagano tot franchi e domani pagherebbero lo stesso importo». Poi, ricordando l’inciucio, ha aggiunto: «Se però questi fondi non fossero utilizzati, i soldi andrebbero restituiti alle aziende, che a quel punto ne avrebbero un beneficio». Tradotto, le aziende ne avrebbero un beneficio se noi, governo, ci rifiutiamo di far entrare in vigore il pacchetto sociale per ripicca verso il popolo che ha bocciato gli sgravi a ricchi e grandi imprese.


Tra i sostenitori dell’accordo, vi è chi afferma che migliorerebbero gli stipendi (oggi molto bassi) delle operatrici degli asili nido. Purtroppo né nel messaggio governativo o nel rapporto votato dal Parlamento, si trova traccia di questo automatismo. Nella migliore delle ipotesi, ci si dovrebbe affidare alla buona fede, vedi promesse, dei governanti.


La seconda misura di “peso” (4,5 milioni) proposta dal governo in ambito familiare è l’assegno parentale (3’000 franchi alla nascita del figlio). Quell’importo, versato una volta sola, avrà un impatto minimo sulle spese familiari nel crescere un figlio, osservano gli oppositori alla riforma. Non durerà nemmeno il tempo (e i costi) dei pannolini. Una tantum che non incentiverà le nascite, soprattutto dopo anni di tagli alla politica familiare, dove sono stati fortemente ridotti gli assegni integrativi alle famiglie e di prima infanzia. In pochi anni, dai 48 milioni del 2011 ai 32,1 milioni del 2017. Assegni che invece sostengono le famiglie lungo la crescita dei figli in maniera duratura.


Visto da vicino, il pacchetto sociale costruito per “convincere” gli elettori a digerire gli sgravi fiscali, appare piuttosto magro. E in gran parte, già finanziato e subito attuabile. Se solo volessero.

Noi cittadini intanto, dicono gli oppositori, iniziamo col non farci fregare. Si vota solo sugli sgravi.

Pubblicato il 

29.03.18