A un anno di distanza dalla presentazione della prima parte del piano cantonale dell’alloggio, vorremmo poter fare il punto sulla situazione del mercato locativo con maggior ottimismo e soprattutto con in vista proposte, soluzioni e iniziative concrete.
Invece, desolatamente, dobbiamo osservare che niente si muove e i problemi rimangono gli stessi, anzi con il passare del tempo si acuiscono.


Il Ticino rimane uno dei cantoni con il più basso tasso di sfitto e quindi con una scarsissima offerta di alloggi vuoti. L’aumento della popolazione e le diverse abitudini sociali fanno sì che i pochi appartamenti costruiti e immessi sul mercato della locazione, siano subito occupati e in ogni caso abbiano un costo poco interessante per la famiglia che dispone di un reddito basso. Ricordiamo che fino a qualche mese fa si costruivano quasi esclusivamente appartamenti da vendere. Ora sembra che il mercato incominci a orientarsi anche verso la costruzione di alloggi da mettere sul mercato della locazione.


La grande propensione a costruire non ha quindi avuto nessun effetto positivo per gli inquilini, la cui qualità di vita non è certo migliorata: basti pensare allo scempio che ha subito il territorio ticinese negli ultimi decenni e in ogni caso alla diminuzione costante di aree verdi.


Neppure il mercato finanziario straordinariamente favorevole ha contribuito a ridurre le pigioni, che con il loro costante aumento rappresentano pur sempre una delle voci più importanti del bilancio famigliare, al punto da rappresentare fra le fasce più basse di reddito un fattore di rischio di povertà. Anche sul piano politico la sensibilità verso il settore dell’alloggio e la consapevolezza che necessitano interventi decisi sono assenti. Le ripetute esternazioni del Consiglio federale per bocca dell’onorevole Schneider-Ammann mostrano che per l’autorità federale il problema dell’alloggio non esiste. Il consolidato pensiero liberista ritiene che il mercato si regoli da sé e non richieda regole e interventi diretti dello Stato. Questo pensiero preoccupa assai, poiché negare l’esistenza di un problema vuol dire innanzitutto non cercarne le possibili soluzioni.  


Eppure i rimedi ci sono e senza inventare nulla; le esperienze in altri cantoni (Zurigo ad esempio) o in altre nazioni sono lì da vedere e seguire: basta metterci volontà e convinzione.
Siamo convinti che quello della casa non è il solo problema che le autorità in genere devono risolvere, ma sia sicuramente uno fra quelli prioritari, per riuscire a mantenere la coesione sociale e a promuovere la dignità di ogni individuo.

Pubblicato il 

23.01.14

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