In principio furono alcuni giovani radicali svizzeri che, nel 2004, scesero sulle piste di sci vallesane per raccogliere firme contro i repentini veti posti dalle associazioni ambientaliste alla costruzione di nuove piste. Poi, l'attacco dei radicali (Plr) zurighesi in risposta all'opposizione dell'Associazione traffico ambiente al progetto per il nuovo stadio dell'Hardturm a Berna. Un ostacolo che proprio non è andato giù ai Plr sulla Limmat che nel maggio 2006 hanno depositato le firme per limitare il diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste nei casi in cui il parlamento o il popolo decide di un progetto. Le associazioni ambientaliste sono accusate di «essere antidemocratiche perché si oppongono alla volontà del popolo; di appesantire la burocrazia con interminabili ricorsi; di frenare l'economia e di impedire la creazione di nuovi posti di lavoro opponendosi per lo più a nuovi progetti commerciali». Nel contempo, il Consiglio federale, opponendosi all'iniziativa, presentò un'alternativa più moderata ma che limita comunque il diritto di ricorso (modifiche della legge sulla protezione dell'ambiente,1.07.2007). Ciò non è bastato a far ritirare l'iniziativa Plr su cui si andrà a votare il prossimo 30 novembre. Per sapere qual è il valore del diritto di ricorso, area ha incontrato Luca Vetterli, segretario di Pro Natura Sezione Ticino. Il diritto di ricorso è stato istituito in Svizzera nel 1966. Quali furono le motivazioni che portarono ad introdurre questo strumento? La misura fu dettata dal diritto federale, in particolare dalle legge federale per la protezione della natura varata nel 1965. L'intento era di permettere il ricorso non soltanto ai privati – i quali sono soliti reagire unicamente quando vengono toccati i loro interessi – ma anche e soprattutto ad associazioni, le quali operano tendenzialmente in difesa di interessi globali, di ideali. A ispirare il parlamento federale furono anche e soprattutto le esperienze fatte all'estero, in particolare negli Stati Uniti dove il diritto di ricorso è formalmente concesso a chiunque. Nel corso degli ultimi anni la legislazione svizzera in ambito ambientale si è notevolmente sviluppata. Ciò non basta a proteggere il territorio? Chi sostiene l'iniziativa afferma che non è dannosa per l'ambiente proprio perché esistono già sufficienti misure di difesa… Occorre distinguere a mio avviso tra le disposizioni materiali della legge e la loro applicazione. Il fatto che le leggi siano aumentate è lo specchio di un problema ambientale riconosciuto. Il diritto di ricorso, invece, non è una norma di legge materiale bensì una norma che ne aiuta l'applicazione corretta. Maggiori sono le disposizioni da verificare, maggiore è l'attenzione da prestare per verificare la corretta applicazione delle norme e, di conseguenza, cresce la necessità del diritto di ricorso. C'è chi definisce i vostri ricorsi "antidemocratici" perché irrispettosi della volontà popolare espressasi a favori di determinati progetti.... Il diritto di ricorso è un organo di sorveglianza che segnala ai tribunali dei sospetti; spetta poi sempre all'organo giuridico decidere. E questo decide sulla base delle leggi, leggi fatte dal parlamento, un parlamento scelto dal popolo: quindi chi accusa il diritto di ricorso di essere antidemocratico è ovvio che si sbaglia. Il diritto di ricorso è un elemento fondamentale del sistema democratico: con il diritto di ricorso si veglia soltanto sull'applicazione delle leggi, si garantisce un effetto preventivo e di dissuasione verso ogni intento di avanzare progetti non conformi alle norme. Senza un organo di controllo è infatti molto più facile aggirare le regole. In Svizzera dal 1996 al 2003 il 63 per cento dei casi di ricorso o di segnalazione di irregolarità da parte di associazioni ambientaliste ha avuto la meglio. In Ticino? Per quel che riguarda le opposizioni e i ricorsi presentati da Pro Natura (Luca Vetterli lavora a Pro Natura da 8 anni, dunque i dati sono relativi a questo periodo, ndr) hanno tutti avuto esito positivo. Lo scorso anno abbiamo ad esempio trattato sei casi. Degli esempi? Sono state accolte le opposizioni contro un parco avventura in un bosco ad Agno, contro un accertamento forestale fasullo a Giubiasco e contro un progetto di falconeria alla foce della Maggia, nei pressi della zona protetta. Nel caso dell'ingrandimento del porto patriziale di Ascona sono state definite le misure di compensazione previste dalla legge e chieste da Pro Natura con la propria opposizione cautelativa. Quest'anno, l'ultimo ricorso inoltrato insieme a Wwf, Ata, Ficedula e la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio è quello contro l'intento del patriziato di Carasso di costruire una strada sui monti argomentando che fosse una strada forestale. A nostro avviso questa strada non era giustificata in quanto, oltre a danneggiare la natura, avrebbe più che altro servito interessi privati – dunque la definizione di "forestale" non era giustificata e, di conseguenza, nemmeno i sussidi forestali per la sua costruzione. Malgrado l'autorizzazione rilasciata dal comune di Bellinzona, il Consiglio di Stato l'ha revocata confermando così le nostre preoccupazioni e i nostri sospetti. Nel 2007 il diritto di ricorso per associazioni ha subito cambiamenti. Concretamente cosa è cambiato? Le modifiche hanno reso alle associazioni molto più difficile l'uso del diritto di ricorso: il nuovo regolamento mette infatti nuovi limiti tra cui, quello che concede alle associazioni il diritto di ricorso soltanto negli ambiti in cui per statuto sono state attive almeno negli ultimi 10 anni. Ad esempio l'Ata non può inoltrare ricorso in merito a progetti che ledono la natura in generale se non vi sono elementi strettamente legati al traffico che è il suo campo principale d'interesse. Altro aspetto nuovo: le associazioni che perdono il ricorso devono assumersi completamente la spesa. In passato, invece, il Tribunale federale riteneva che, siccome le associazioni agiscono per interesse globale non dovessero assumersi i costi. O ancora, soltanto l'organo esecutivo supremo di un'associazione – nel nostro caso Pro Natura Svizzera – è autorizzato a ricorrere e questo sempre in tempi molto brevi: massimo 30 giorni, in Ticino generalmente 15. Chi ci accusa di appesantire la burocrazia dunque si sbaglia... Monte Tamaro, Silos Ferrari, trasporti luganesi • Il caso più eclatante a livello ticinese è senza dubbio quello relativo al Silos Ferrari situato proprio alla foce del fiume Ticino, nel cuore di una zona palustre protetta ,di importanza nazionale. Per più di 30 anni l'amministrazione cantonale ha autorizzato, o quantomeno tollerato, l'estrazione di materiale da parte della ditta Ferrari. Soltanto dopo un ricorso inoltrato da Pro Natura e dal Wwf il tribunale amministrativo ha messo fine a questa pratica. Perché non si è agito prima? «Semplicemente perché le "autorizzazioni" cantonali non venivano pubblicate, malgrado sia richiesto dalla legge. La prima volta che la comunicazione è stata resa pubblica, siamo intervenuti e abbiamo avuto ragione. La decisione del tribunale amministrativo ha poi dato il via al programma di rinaturalizzazione della foce del Ticino, un progetto che parte proprio questa settimana», spiega Luca Vetterli. • Negli anni '90 le associazioni ambientaliste hanno vinto un ricorso contro l'acquisto di cannoni per la neve artificiale sul Monte Tamaro. «Un ricorso interessante anche dal punto di vista economico dato che i costi dei cannoni – circa 4 milioni – sarebbero stati quasi interamente coperti da sussidi pubblici. Una spesa tanto importante quanto inutile vista la situazione climatica (e finanziaria) che avrebbe comunque portato il Tamaro a chiudere i battenti invernali e a fare la fine delle altre stazioni ticinesi», racconta il segretario di Pro Natura. • A inizio 2001, l'Associazione traffico ambiente (Ata), insieme al Wwf, ha ottenuto un successo importante: ha infatti chiesto e ottenuto l'introduzione di misure fiancheggiatrici volte a ridurre l'impatto ambientale del progetto di Piano dei trasporti del luganese (Ptl). Misure che hanno reso possibile l'approvazione del Ptl da parte dell'autorità federale, che si riserva la possibilità di annullare ogni finanziamento qualora non venissero rispettate le promesse. «Il nostro intento non era quello di contestare o bloccare il progetto in sé bensì, quello di migliorarlo grazie a provvedimenti adeguati, rispettosi della natura», afferma Werner Herger dell'Ata.

Pubblicato il 

24.10.08

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