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Sei milioni di salariate in sciopero. L’8 marzo si è tenuto il più imponente sciopero delle donne nella storia della Spagna e dell’Europa. Dopo le precorritrici in Islanda (nel 1975) e in Svizzera (nel 1991) le Spagnole sorprendono con una mobilitazione mai vista prima. Ma perché proprio loro?


L’immenso successo dello sciopero è il frutto di un lavoro di anni portato avanti da centinaia di collettivi femministi (“colectivos”). Hanno protestato all’inizio del 2017 sull’onda delle contestazioni all’elezione alla presidenza Usa di Trump. Già l’anno scorso, per la festa della donna, erano scese in strada in centinaia di migliaia, soprattutto giovani che nonostante la ripresa economica hanno accesso solo a lavori precari. In seguito diversi femminicidi scossero la Spagna. Di qui chiamata allo sciopero da parte del coordinamento delle femministe di tutte le donne del paese: donne nelle aziende, nelle economie domestiche e nelle scuole. Le parole d’ordine principali: stop alla violenza contro le donne; basta con la discriminazione e la precarizzazione nel mondo del lavoro; la si finisca con la storia della sola responsabilità per il lavoro domestico e di assistenza; ne abbiamo abbastanza!


La mobilitazione ha incontrato un ampio sostegno tra i movimenti sociali. Delle alleanze locali hanno preparato le manifestazioni e i sindacati hanno promosso due ore di sciopero nelle fabbriche. Contro lo sciopero delle donne si è schierato il Partito popolare, cioè la destra al governo: esso sarebbe «un’azione delle élite femministe e non delle donne vere». E Ciudadanos, l’ultimo nato tra i partiti borghesi, affermava: «Siamo contro lo sciopero, perché non siamo anti-capitalisti». Ma nonostante ciò l’82 per cento delle donne spagnole ha ritenuto che vi fossero buoni motivi per scioperare.


L’8 marzo in Spagna «le strade e le aziende erano colorate di viola» (Confederazione sindacale spagnola “Comisiones Obreras”). In 300 città si sono tenute manifestazioni, a cui hanno partecipato complessivamente diversi milioni di persone. Migliaia di aziende sono rimaste paralizzate per almeno due ore, alcune per l’intera giornata. Più di un salariato su tre ha partecipato alla protesta. Onnipresenti slogan come “Ne abbiamo abbastanza” e “Quando la donna vuole, nulla si muove”.

Pubblicato il 

15.03.18

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