Le recenti manifestazioni sportive internazionali hanno reso ancora una volta evidente la forza evocativa immediata dello sport. Si pensi all'immagine di Mario Balotelli, genio africano, che dopo il goal europeo alla Germania abbraccia la sua forte mamma italiana. Difficile immaginare un messaggio più potente contro la separazione, che è prima di tutto separazione dei corpi; e ciò malgrado la realtà sia ancora troppo diversa da questa immagine simbolica. Lo stesso Balotelli, così come molto più di lui centinaia di migliaia di altri ragazzi di provenienza diversa da quella del paese nel quale vivono, sanno infatti benissimo che quella metafora dell'abbraccio che accoglie è ben lontana dalle condizioni reali della loro esistenza, segnata troppo spesso da diffidenza e pregiudizio. Per alcuni di questi ragazzi Sos Ticino ha pensato a un progetto per l'integrazione attraverso lo sport dando vita, nel maggio del 2012, al progetto Sotto lo stesso sole. Al cuore del progetto vi era la costituzione e l'accompagnamento di una squadra di calcio composta da migranti (rifugiati riconosciuti e richiedenti l'asilo) utenti ed ex utenti dell'Associazione Sos Ticino per favorire, attraverso la regolare pratica sportiva e l'apprendimento di norme e regole condivise, la loro integrazione nel tessuto sociale locale. Il riscontro è stato estremamente positivo: molti giovani hanno avuto occasione e possibilità di aggregazione, di conoscenza, di curare la forma fisica, di occupare con attività positive e comunitarie il loro tempo. In parallelo a questa attività, è stato organizzato un torneo di calcio (svoltosi lo scorso 16 settembre, a Sementina), dove la squadra degli utenti Sos ha incontrato, nella sfida del gioco, squadre di politici, poliziotti, giornalisti, tre tipologie spesso in relazione complessa con la realtà dell'asilo. Il progetto ha soprattutto cercato, ci sembra con successo, di dare forma all'idea di continuità: fare in modo che un gruppo di persone, di origine e storia diversa, si trovino insieme – giocando a calcio, allenandosi regolarmente - a costruire un percorso comune, condiviso, segnato da regole e norme ma anche da creatività, fantasia, libera espressione di sé. Speriamo di potere ripetere questa esperienza anche nei prossimi anni, allargandola a utenti ancora più giovani (dai 12 anni): e chissà che non vengano da qui, l'Edo Carrasco (padrino della manifestazione) o il Valon Behrami di domani, entrambi figli del mondo della migrazione (Behrami chiese con la sua famiglia l'asilo nel 1990, la sua domanda fu respinta per quattro anni e accolta solo dopo una raccolta firme promossa dalla sua società sportiva).

Pubblicato il 

12.10.12

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