L’estate non è veramente estate se non si sono assaggiate almeno una volta le piccole susine gialle con sfumature arancio e ricoperte di una delicata pruina appena colte. Ma bisogna affrettarsi, perché la stagione delle profumate mirabelles è molto breve, da metà agosto a metà settembre. La regione francese della Lorena produce la quasi totalità disponibile sul mercato di questa pregiata susina, con 250 coltivatori che danno lavoro a 3.000 persone, più circa 1.500 stagionali.


La legge di quel paese proibisce che il lavoro di raccolta venga eseguito con scale o altri mezzi instabili, e impone l’uso di piattaforme munite di parapetto, fisse o montate su un trattore. Dunque il proprietario è preoccupato: teme che l’ispettore del lavoro giunto senza preavviso nel frutteto pieno di scale e trabiccoli vari rilevi l’irregolarità della situazione e gli infligga una multa salata. Ma nulla di tutto questo. Il funzionario si limita a controllare che il personale al lavoro non sia in nero, e se ne va. Che importanza può avere un’eventuale frattura alle gambe o la schiena ridotta male di un raccoglitore di fronte alle belle cassette piene, al guadagno del coltivatore, alla gioia dei consumatori e alle feste in piazza con l’elezione di Miss Mirabelle? La legge va interpretata con un po’ di buonsenso!


Un altro regalo dall’estate che sta per finire è l’uva di Puglia. In realtà la si trova sul mercato da giugno fino a novembre inoltrato grazie ai teli in plastica che si posano in dicembre contro il freddo per anticiparne la maturazione oppure all’inizio dell’estate per preservarla dalla pioggia e posticipare così la raccolta. Nelle vigne però i grappoli non si presentano impeccabili come appaiono sui banchi dei supermercati: bisogna eliminare gli acini piccoli o acerbi o compromessi. Un lavoro, l’acinellatura, monotono e faticoso che si fa stando in piedi sopra una cassetta con le braccia alzate, passando e ripassando sotto le pergole alte due metri da terra. In estate sotto quei tendoni la temperatura supera i 40 gradi. Paola Clemente, 49 anni, madre di tre figli, è morta per il caldo il 13 luglio scorso mentre lavorava all’acinellatura nelle campagne di Andria. Guadagnava 30 euro al giorno sebbene il contratto provinciale ne preveda 52, facendo 5 ore di viaggio tra andata e ritorno da San Giorgio Jonico ad Andria.


Sempre ad Andria, il 5 agosto, Arcangelo De Marco, anche lui di San Giorgio Jonico e anche lui impegnato nell’acinellatura, è finito in coma al termine della giornata di lavoro. Prendeva 27 euro al giorno, su cui il caporale prelevava 12 euro per il trasporto. Si trova ancora in coma all’ospedale di Potenza. Il giorno precedente, a Polignano a Mare (Bari) Zakaria Ben Hassine, padre di 4 figli, si è accasciato privo di vita davanti alla macchinetta del caffè dopo aver caricato per tutta la giornata cassette di uva sui camion. La sua paga era di 50 euro al giorno, da cui venivano detratti 5 euro per il viaggio, 3,5 euro per un panino e 1,5 euro per un po’ d’acqua.


Anche i pomodori hanno le loro vittime. Mohamed, bracciante di 47 anni, era arrivato da pochi giorni a Nardò (Lecce) da Catania, dove aveva la moglie e una figlia piccola, per la raccolta dei pomodori: dalle 5 del mattino alle 17, 12 ore sotto il sole. È morto alle due del pomeriggio del 20 luglio. Guadagnava 3,50 euro per ogni cassone di tre quintali, per arrivare a 35 euro doveva raccogliere 30 quintali di pomodori. Il 7 agosto Vasile Tusa è deceduto nel reparto rianimazione dell’ospedale di Crotone, per scompenso cardiaco provocato da un colpo di calore. Raccoglieva pomodori a 3 euro all’ora per 12 ore al giorno. Sono 400.000 in Italia gli uomini e le donne che lavorano in queste condizioni. Pomodori, uva, mirabelles: quando smetteremo di esigere prezzi sempre più bassi? Viviamo in un regime schiavistico e non ce ne accorgiamo.

Pubblicato il 

27.08.15

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