Onde che vanno, onde che vengono. Apparizioni, fantasticherie, ricordi. Sul Tilo – ancora lui – due codini biondi mi vengono incontro nella notte, a Locarno. Nerovestiti, zaini, anfibi, lattina di birra. Schwytzerdütsch. La Sonnenstube li eccita anche di notte. Io sto tornando, con il mio vestito da falso carpentiere, dalle Pérégrinations littéraires nel Giura francese. I biondini, adolescenti un po' invecchiati, mi sembrano pellegrini notturni.
– Scusa… Ire Lugano. Cambiare Bellinzona?
– No, Giubiasco.
Poi domandano quanto tempo per ire Milano: il biondino ha studiato latino? Stanno decidendo se fermarsi a Lugano o continuare fino a Milano. Mi chiedono dov'è la discoteca. Non so rispondere. Però, consiglio di fermarsi a Lugano: senza passaporto né carta d'identità, in dogana a Chiasso li vedo male. Come li vedrei male di notte  sul piazzale della Stazione Centrale di Milano... Sono candidi, i codini.
– Come dire, italiano, vielleicht?
– Forse.
Do lezione sul Tilo: vielleicht forse, aber  ma. Forse i due sono in cerca d'avventure. Ma non sanno dove andare a dormire. Cercano qualcuno che gli offra un giaciglio. Mi chiedono che differenza c'è tra polizia e carabinieri, in Italia. Mi trovo in difficoltà. Il mio tedesco è scarso. E la conversazione si spegne. Poi i due zurighesi scompaiono nella notte di fine ottobre.
Ombre che vengono, ombre che vanno senza lasciare traccia. O forse sì: un senso di smarrimento, d'invecchiamento, d'inquietudine. Penso alla mia giovinezza, a come eravamo diversi. Anch'io da ragazzo sognavo l'avventura, la fuga, il vagabondaggio; ma come si fa a sognare una discoteca? La mia trasgressione era Rimbaud. I biondini cercano un rifugio.
Rifugio. Perché mi sembrano dispersi, immersi nella precarietà. Li guardiamo con diffidenza. L'irrequietezza li porta on the road, come se appartenessero a un mondo separato, con il loro abbigliamento e il loro modo di fare.
Provo a immaginare una possibile loro storia. Non hanno lavoro. Non studiano all'università. Nuovi poveri, abitano in una periferia e ne hanno abbastanza della città e della famiglia. Non sanno che fare e se ne vanno. Un nuovo romanticismo, forse, li spinge verso lo sconosciuto, come noi eravamo attratti dai margini, dalle periferie. Ma ho l'impressione che la loro ricerca sia più desolante, in un mondo senza più mistero e dove tutto è volto al profitto; o forse la desolazione è solo nel mio sguardo? Fanno parte di quelle frange sociali create dalla società liquefatta nella quale viviamo. Cercano nuove esperienze ma vanno a finire in una fabbrica di consumo del tempo libero come la discoteca. E la loro trasgressione diventa una lattina di birra.

Pubblicato il 

06.11.09

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