Con “patti chiari senza inganni” – che vuole sottolineare come sia bene chiarire fin dall’inizio le basi di un accordo affinché successivamente non sorgano contrasti o contestazioni – è improntato anche il diritto alle prestazioni sociali del sistema previdenziale elvetico (aiuto sociale e prestazioni complementari all’AVS-AI) che, come noto, vengono erogate a condizioni di indigenza e/o quando non sussiste un reddito che consenta di far fronte alle spese minime vitali di una persona o di una famiglia.


Naturalmente per il diritto a queste prestazioni vigono due condizioni essenziali: innanzitutto la residenza nella Confederazione e, ovviamente, la condizione reddituale/patrimoniale. E qui entra in ballo il succitato proverbio poiché se vengono nascosti, in tutto o in parte, eventuali redditi e/o sostanze possedute, oppure si vive all’estero mantenendo un residenza fittizia in Svizzera (magari presso un familiare) possono esserci gravi conseguenze.


Tipico esempio quello accaduto circa un paio di anni fa ad un cittadino svizzero di origine polacca (con doppio passaporto) condannato a 30 mesi di prigione ed a dover restituire ben 270.000 franchi – che aveva ricevuto, negli anni, come aiuto sociale e prestazioni complementari AVS – avendo nascosto alle autorità elvetiche di essere proprietario di diverse abitazioni in Polonia. Una vicenda questa che deve far ben riflettere quanti altri si trovino eventualmente, più o meno, nella stessa identica situazione anche tra le comunità immigrate e quindi anche tra la comunità italiana.


Bene, tutto ciò premesso, adesso le conseguenze per quanti infrangono questi “patti chiari senza inganni” sono state rese ancor più stringenti dall’entrata in vigore – dallo scorso 1° ottobre – delle nuove disposizioni del Codice penale svizzero. Nuove norme che, per esempio, se stranieri, prevedono persino l’espulsione dalla Confederazione, oltre che ad una pena detentiva sino a cinque anni o ad una pena pecuniaria in caso di “truffa in materia di aiuto sociale e di assicurazioni sociali, nonché abuso di prestazioni sociali”!


Un giro di vite tale per queste infrazioni che, in molti Cantoni e comuni svizzeri, le autorità locali hanno preso l’iniziativa di informare, con una circolare, di queste nuove disposizioni coloro che sono al beneficio di prestazioni sociali; mentre a Ginevra le autorità hanno previsto addirittura la possibilità di autodenunciarsi, senza incorrere in sanzioni penali, entro il prossimo 31 dicembre per quanti ne avessero beneficiato illegalmente. Una iniziativa, quest’ultima, che sarebbe opportuno venisse ripresa anche dagli altri Cantoni svizzeri per far emergere tutte quelle situazioni di percepimento illegale di prestazioni sociali che possono esserci e che difficilmente potranno sopravvivere impunemente per molto tempo ancora alla luce dei recenti accordi di scambio di informazioni fiscali firmati dalla Svizzera con i Paesi Ocse, tra cui anche con l’Italia.

Pubblicato il 

23.11.16
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