Italia

Qui le villette per gli impiegati, là le dignitose case per gli operai, l’albergo per gli impiegati e quello per gli operai. Fin dalla nascita il cantiere di Monfalcone ha ospitato tecnici e lavoratori di mezza Europa, persino dalla Scozia perché in questa terra giuliana appoggiata al Carso non c’erano le professionalità per la costruzione di navi. C’era l’asilo per i figli dei dipendenti, la colonia, lo stadio. La famiglia di armatori Cosulich era arrivata a Monfalcone da Lussino, a sud dell’Istria, un pezzo d’Italia incuneata nella terra e nel mare della Jugoslavia. Con l’inaugurazione del cantiere nel 1908, l’imprenditore lungimirante creò il quartiere di Panzano. Nel largo Augusto Cosulich c’è una lapide ai 503 cantierini italiani e sloveni caduti nella guerra di Liberazione. In questo scorcio di nordest la lotta partigiana è stata imponente e ha unito uomini e donne a prescindere da etnia e linguaggio. Al termine della seconda guerra mondiale tremila cantierini avevano varcato il nuovo confine con le bandiere rosse diretti ai cantieri navali di Fiume e Pola. Volevano contribuire all’edificazione di navi e, soprattutto, del socialismo. Ma ecco lo scontro Stalin-Tito e la scomunica emessa dal Cominform del modello jugoslavo, i nostri cantierini si schierarono con l’Urss e per loro si iniziò l’inferno: arresti, condanne, lavori forzati, campi di prigionia titini, i lager di Uljanik, Bilece, Goli Otok. Solo dopo il ’53 i più fortunati riuscirono a rientrare in Italia senza ammainare le bandiere, senza “fornire armi al nemico di classe” e dunque muti sul trauma vissuto, forti nel sopportare discriminazioni e repressione poliziesca di parte italiana contro i “pericolosi sovversivi” mai domi.
La cintura di Monfalcone è sempre stata rossa e la città amministrata dalla sinistra. Come è potuto succedere che questa roccaforte che aveva resistito a fascisti e nazisti, alle bombe della Raf, a Tito e alla Dc venisse espugnata dalla destra, appena qualche mese fa, con una sindaca leghista votata da due cittadini (votanti) su tre? Le risposte di operai, impiegati, capi, cittadini sono sempre le stesse. L’esternalizzazione del lavoro di costruzione e allestimento della nave a imprese meridionali, esteuropee, asiatiche, nordafricane ha portato a Monfalcone migliaia di immigrati di decine di nazionalità e, insieme, un dumping sociale spaventoso. Quasi duemila solo dal Bangladesh. Appalti e subappalti anche di quarto livello svuotano la Fincantieri che vuole mantenere solo progettazione e commercializzazione delle navi (in passato sommergibili, portaerei, petroliere e oggi grandi navi da crociera).

 

I dipendenti, soprattutto impiegati, 12.000 tra le due guerre e ora ridotti a un decimo mentre crescono i dipendenti delle ditte, fino a 4 volte i diretti, con salari e diritti sempre più bassi scendendo la filiera. Al bar vicino al cantiere ci sono i caporali che gestiscono esseri umani come nelle campagne pugliesi. Così crescono le paure: racconta un capo che «un operaio dell’appalto salito su un pulmino di Fincantieri per andare al lavoro è stato costretto a scendere dalle proteste degli altri operai». La rabbia cresce con il venir meno di ogni rappresentanza politica del lavoro, con il Pd che nazionalmente è l’esecutore della deregulation del lavoro e qui ha sposato le ragioni di Fincantieri padrona del territorio, e di parte dei sindacati. «Se abbiamo smesso di turarci il naso e votare per il meno peggio è perché il centrosinistra sta diventando il peggio», ci dice un operaio con le lacrime agli occhi. Il punto di svolta che ha spinto i cantierini a disertare le urne o peggio è l’accordo con Fincantieri della sindaca precedente (Pd) con l’astensione del Prc: per 30 denari (140.000 euro) il comune ha ritirato la costituzione di parte civile nel processo per le morti per amianto di cui erano imbottite le navi. E non c’è una famiglia che non abbia un parente morto o malato di mesotelioma. «Impastavamo l’amianto nei bidoni insieme con materiale plastico prima della spalmatura», mi raccontano. Qui è ancora in atto una strage terribile di operai e cittadini.
A Monfalcone non è vero che gli operai hanno tradito la sinistra. E vero il contrario.

Pubblicato il 

24.05.17
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