Tanti, anzi troppi, perlomeno a leggere due recenti notizie apparse sui media elvetici. La prima è quella che di anno in anno continuano, incredibilmente, ad aumentare gli smemorati che hanno degli averi dimenticati nelle Casse pensioni svizzere (Secondo Pilastro del sistema previdenziale locale). Infatti secondo i dati forniti dalla “Fondazione Istituto Collettore Lpp” di Berna, che gestisce questi averi dimenticati, il loro ammontare complessivo ha quasi raggiunto i 3 miliardi di franchi svizzeri, cioè 1,3 miliardi in più rispetto al 2009, intestati a 632.302 persone mentre sei anni fa erano 426.303. Si, è veramente incredibile che il numero di questi lavoratori smemorati continui ad aumentare nonostante che, ormai, degli averi dimenticati del Secondo Pilastro – e quindi della necessità di porvi più attenzione da parte dei lavoratori quando interrompono un rapporto di lavoro – se ne parli e scriva nei media da circa venti anni (da quando scoppiò il bubbone) e Unia e gli stessi patronati italiani, a cominciare dall’Ital Uil, ne abbiano dato ampia informazione.

 

Pur non avendone alcuna certezza, è facile immaginare che gran parte di questi conti dimenticati possano appartenere a lavoratori stranieri (compresi i frontalieri) che, spesso, hanno avuto e continuano ad avere anche brevi esperienze lavorative nella Confederazione senza avere un’adeguata conoscenza della particolarità del sistema previdenziale elvetico basato sui tre pilastri.


Quello che, tuttavia, lascia perplessi di fronte all’evoluzione di questi dati, è come sia possibile – oggigiorno in piena era informatica – non riuscire a rintracciare i titolari di questi conti dimenticati da parte della Fondazione Istituto Collettore Lpp e/o dalla stessa Cassa Svizzera di Compensazione Avs. Boh!


La seconda notizia riguarda invece la smemoratezza dei clienti del sistema bancario elvetico e la si deduce dal fatto che il parlamento elvetico abbia provveduto ad emanare una legge (entrata in vigore il 1° gennaio 2015 e ricordata, appunto, recentemente dai media) che permette di verificare presso il sistema bancario elvetico l’eventuale proprietà di averi patrimoniali (conti correnti, libretti di risparmio, investimenti obbligazionari o azionari, cassette di sicurezza eccetera) dormienti non rivendicati dagli stessi titolari o dai loro eventuali eredi. Anche in questo caso è facile immaginare che, tra i tanti titolari di questi conti bancari mai rivendicati vi possano essere pure molti lavoratori immigrati (o ex emigrati) e frontalieri in Svizzera e quindi pure tanti italiani, considerato che, nei decenni dal Dopoguerra ad oggi, sono transitati nella Confederazione milioni di lavoratori italiani tra frontalieri, stagionali, residenti e domiciliati e che, ancora oggi, vi risiedono circa 600.000 cittadini italiani e vi lavorano oltre 60.000 frontalieri italiani. Per chi, tra loro, nutrisse qualche dubbio, forse, una controllatina non sarebbe male farla.

Pubblicato il 

17.02.16
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