Il 19 giugno è stata consegnata l’iniziativa popolare che chiede l’introduzione del formulario ufficiale a inizio locazione. Uno strumento che vuol essere un deterrente ai continui aumenti che si registrano ad ogni cambio d’inquilino. L’iniziativa è stata sostenuta da almeno 7000 cittadini, a cui vanno aggiunti tutti gli stranieri che avrebbero voluto firmarla ma che per ovvi motivi non hanno potuto farlo. La raccolta delle firme è stata un’esperienza a tutto campo e vorrei proporre alcune considerazioni del tutto personali, che poco o nulla hanno a che fare con il tema dell’iniziativa.


Non è la prima volta che l’Asi esce sul territorio, ad esempio la campagna d’informazione sulla possibilità di chiedere la riduzione della pigione per l’abbassamento del tasso ipotecario ha permesso di incontrare tanti inquilini, di ascoltarli e di raccogliere i loro pensieri. E così è stato anche in questa occasione.
Quali sono state le impressioni ricavate? La prima sorpresa è stata che tanti cittadini erano già informati sul contenuto dell’iniziativa. L’argomento che li portava a sostenerla era la trasparenza, ma anche la possibilità di intervenire concretamente a regolare maggiormente il mercato. Parecchi i proprietari che l’hanno firmata, perché ritenevano giusto che, poiché loro si consideravano corretti anche gli altri avrebbero dovuto esserlo. Tanti cittadini si sono manifestati preoccupati per quanto sta accadendo al territorio sempre più ostaggio di chi “non ne ha mai abbastanza”. Tanti stranieri si sono rivelati molto sensibili al tema. Tanti di loro, anziani, in pensione, hanno sottolineato che hanno contribuito per anni alla crescita del nostro Paese, ma si sentono esclusi perché non cittadini. Altri, più giovani, non trovano più una ragione per diventare svizzeri, “non serve più a niente”.


I giovani con famiglia hanno reagito con interesse al tema, i giovani non ancora confrontati con la realtà del camminare con le proprie gambe, in genere molto più indifferenti.
Tante le persone amareggiate, deluse, convinte che oramai le cose non cambiano e solo gli illusi sperano nel contrario. Grande la frattura fra cittadino e autorità a cui si rimprovera l’incapacità di interpretare la realtà e di trovare soluzione ai problemi. Problemi spesso personali e non collettivi.
In conclusione sono state più le critiche, molto spesso ben argomentate, i mugugni personali, le esternazioni rassegnate, e meno le proposte, la voglia di condividere il futuro, pur con le dovute e legittime diversità d’opinione, con chi è preposto a tracciare la rotta. Insomma per chi, come me, ha vissuto due mesi sul terreno, non è stato certamente un bagno d’ottimismo, su cui però vale la pena riflettere, soprattutto per riconfermare il proprio impegno, la propria solidarietà e il desiderio di partecipare al futuro e al cambiamento.

Pubblicato il 

27.06.18

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