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Con la crisi, nel mercato del lavoro si è creato un vuoto profondo: nel 2013 nell’Unione europea più di 5 milioni di giovani sotto i 25 anni erano disoccupati. Uno su quattro. In Spagna e in Grecia erano quasi il 50 per cento. Molti di loro restano senza lavoro per anni e rischiano di diventare la “generazione perduta” della crisi dei mercati finanziari.


L’Unione europea ha reagito e nel 2013 ha approvato il principio della “garanzia per i giovani”, la quale prevede che, entro quattro mesi dalla fine della formazione, venga loro assicurato un posto di lavoro, un’opportunità di proseguire la formazione o di assolvere un praticantato. A questo scopo l’Ue stanzia 8 miliardi di euro come contributo ai paesi membri. Ma il bilancio di questo di per sé lodevole programma è poco edificante: negli ultimi tre anni ne hanno approfittato diversi milioni di giovani, ma molti meno di quanti ne avrebbero avuto diritto. Sono pochi i paesi che mettono in pratica il programma in modo serio e diffuso sul territorio e questi non sono quelli che annegano nella disoccupazione giovanile. Il governo neoliberale e reazionario spagnolo, nonostante una situazione occupazionale giovanile drammatica, ha per esempio richiesto solo il 2 per cento dei soldi messi da parte dall’Ue a questo scopo.


Con lo spegnersi della crisi oggi sono di meno i giovani senza lavoro, ma pur sempre attorno ai quattro milioni. E i contratti di lavoro che riescono a strappare coloro che trovano un posto, in genere a tempo parziale e determinato, sono perlopiù molto precari. In Spagna il 70 per cento dei giovani al di sotto dei 25 anni sono intrappolati tra un impiego stagionale e un altro. Quando il governo spagnolo smantellò la legislazione sul lavoro e la protezione dai licenziamenti sosteneva che ciò avrebbe indotto i padroni a offrire ai giovani posti fissi. Così è scritto nel libro delle preghiere neoliberista. Una barzelletta di cattivo gusto.
Il fenomeno della disoccupazione giovanile in Europa è assai paradigmatico: dimostra come il cosiddetto mercato del lavoro liberalizzato spesso non funzioni. Per dare veramente una prospettiva a quei milioni di giovani europei senza lavoro, la “garanzia per i giovani” dell’Ue andrebbe realizzata in modo conseguente. E serve una politica che attraverso gli investimenti, una saggia organizzazione del tempo di lavoro e la promozione del potere d’acquisto crei posti di lavoro durevoli.

Pubblicato il 

31.08.17

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