La recente decisione del governo italiano di penalizzare l'immigrazione illegale è l'apice di una serie di politiche repressive caldeggiate in tutta Europa, così come dei diffusi atteggiamenti d'intolleranza e xenofobia verso i migranti e le minoranze indesiderate. Nonostante il più importante istituto statistico italiano (l'Istat) abbia rilevato che negli ultimi 10 anni la criminalità nel paese non è aumentata, ma addirittura in certi casi diminuita, gran parte della popolazione italiana crede sia avvenuto l'opposto. La delinquenza è una delle sue prime preoccupazioni e la destra ha furbamente sfruttato il diffuso sentimento d'insicurezza per aggiudicarsi il voto di numerosi elettori. La presunta impennata di criminalità viene ora attribuita ai Rom, che negli ultimi tempi occupano le pagine dei giornali e sembrano essere il problema numero uno della società italiana. Ma come è possibile questo scarto tra realtà e percezione? Forse accendendo la televisione, sfogliando i giornali e ascoltando i discorsi dei politici possiamo trovare una risposta.


Concordanza tra politica e media
In Italia i principali mezzi d'informazione contribuiscono quotidianamente alla costruzione di un ampio pregiudizio nei confronti degli stranieri. La politica, da parte sua, pone l'accento sul "diritto fondamentale alla sicurezza": il  terreno più favorevole per il marketing politico oggi, è infatti quello dell'insicurezza.
Il risultato di queste due variabili sembra essere la creazione e la diffusione delle notizie su "base etnica": la caratterizzazione dei colpevoli in base alla loro cittadinanza è quella che va per la maggiore. Titoli come "Rumeno ubriaco investe giovane donna" non si sprecano, mentre se a compiere lo stesso crimine è un cittadino italiano il titolo sarà tutt'al più "Ubriaco investe…".
È notizia delle scorse settimane che un trentenne italiano ha stuprato e messo incinta una tredicenne marocchina. Il fatto è praticamente passato sotto silenzio nei telegiornali, mentre i vari quotidiani italiani lo hanno riportato nelle pagine di cronaca e non di certo in prima pagina, dove è facile immaginarsi sarebbe comparso se a commettere la violenza fosse stato un immigrato o, peggio ancora, la vittima una bambina italiana. È interessante notare, malgrado sia una statistica a rivelarcelo, il modo in cui i media mainstream si occupano della violenza sulle donne. Gli stupri e i tentativi di stupro commessi sulle donne in Italia sono riconducibili per circa tre quarti ad un amico, al marito, al fidanzato o a un conoscente. Gli stupri commessi o tentati da persone estranee sono invece una percentuale davvero bassa, in cui sono compresi gli stranieri. Ma nonostante questa percentuale irrisoria, le violenze sulle donne ad opera di stranieri occupano l'informazione in modo sproporzionato. Questo atteggiamento dei media può essere facilmente riconducibile alla definizione che Jowett e O'Donnell danno di "propaganda", ovvero «il tentativo deliberato e sistematico di manipolare la percezione, il pensiero ed il comportamento per ottenere una risposta in accordo con gli obbiettivi del propagandista».

"Tutti i Rom sono criminali"
Il terreno battuto dai media sta giustificando agli occhi dell'opinione pubblica le politiche dell'attuale governo Berlusconi. Quest'ultimo, oltre a voler inserire il reato di immigrazione clandestina nel pacchetto sicurezza, sta dando il via alla più totale criminalizzazione del popolo Rom (di cui tra l'altro, il 75 per cento possiede la carta  d'identità italiana) attraverso continui sgomberi dei campi nomadi sostenuti dalla maggioranza degli italiani e ora sta addirittura pensando di prendere le impronte digitali a tutti i bimbi Rom. Questo comportamento della politica sostenuto dai media porta alla legittimazione del fenomeno delle "ronde", pratica sempre più in uso che vede cittadini inferociti armati di molotov andare a bruciare i campi nomadi, costringendo alla fuga intere famiglie. Il precedente governo di centro sinistra non si era comportato in modo tanto diverso: a seguito di un omicidio compiuto da un Rom, aveva emesso un decreto con cui iniziarono le espulsioni di massa dei romeni. In Italia come di sovente, si è scelta la strada della semplificazione: romeni e rom sono anch'essi diventati un'unica cosa.
A marzo del 2008, il Comitato dell'Onu per l'eliminazione della discriminazione razziale ha espresso preoccupazione per le condizioni di "segregazione di fatto" in cui si trovano i Rom in Italia, privi di accesso ai servizi essenziali, e per i discorsi di odio dei politici; ha inoltre evidenziato l'esistenza di stereotipi diffusi nell'opinione pubblica e presso i Comuni, i quali adottano ordinanze discriminatorie.
A maggio la European Roma Policy Coalition, di cui fa parte anche Amnesty International, ha chiesto alle autorità italiane di agire con urgenza contro l'uso di dichiarazioni anti-rom dei media e dei politici, e ha affermato che l'Italia attraverso la retorica anti-rom sta alimentando il razzismo. Anche la Commissione Europea ha  espresso preoccupazione per il clima che si è creato in Italia verso Rom e stranieri (anche i cittadini comunitari vengono spesso considerati tali). Ha inoltre condannato ogni tipo di violenza contro i Rom, ha respinto l'assioma tutto italiano per cui "tutti i rom sono criminali" e ha affermato che i roghi ai campi nomadi non sono un caso isolato. Purtroppo la violenza politica è un fenomeno in crescita in tutti i paesi membri.

Pubblicato il 

04.07.08

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