12 marzo, poi che si fa?

Reintrodurre la trasparenza fiscale. Con la decisione unanime del Comitato cantonale del Partito socialista (Ps) di giovedì scorso la direzione del Ps è stata incaricata di valutare se e come sia il caso di lanciare un’iniziativa popolare con questo obiettivo. In precedenza già il Movimento per il socialismo (Mps) aveva annunciato pubblicamente di volersi impegnare per l’abolizione del segreto fiscale. La proposta al Comitato cantonale del Ps è stata formulata dal granconsigliere Werner Carobbio. Ma sia in quella riunione che in una successiva intervista al quotidiano La Regione il presidente del Ps Manuele Bertoli s’è dimostrato molto prudente sull’argomento. Quanto sono distanti in realtà le posizioni di Carobbio e Bertoli? E come deve comportarsi il Ps in questa delicata fase del fiscogate e nell’imminenza del voto cruciale del 12 marzo sul referendum Sos Sanità, Socialità e Scuola? Il Partito socialista (Ps) deve fare in modo che riemerga la “parte migliore” dei partiti borghesi, quella che si distanzia dalle politiche ultraliberali di Marina Masoni. Per questo deve passare all’attacco coagulando attorno ad una posizione offensiva un’ampia fetta di cittadini. Battersi per la trasparenza fiscale oggi, alla luce di quanto capitato, è importante e aiuta a cercare convergenze fra i cittadini. Con queste argomentazioni il granconsigliere socialista Werner Carobbio ha spiegato giovedì scorso alla riunione del Comitato cantonale socialista la sua proposta di studiare il lancio di un’iniziativa popolare per reintrodurre quella trasparenza fiscale che, dalla Legge tributaria ticinese, è stata tolta nel 1985. Certo l’iniziativa per la trasparenza fiscale è solo uno degli strumenti che si possono impiegare a questo scopo, ma, dice Carobbio, c’è un secondo ordine di argomenti che militano per il suo lancio: «Continuare come si fa di questi tempi ad invocare il segreto fiscale è in realtà un modo per sfuggire ai necessari chiarimenti. E prima di cominciare a discutere con Plr e Ppd vorrei vedere da parte di questi partiti una netta presa di distanze da quell’ideologia che ha portato agli scandali che oggi sono sotto gli occhi di tutti». Manuele Bertoli, presidente del Ps, dubita invece che l’iniziativa sulla trasparenza fiscale sia uno strumento adeguato per far emergere la parte migliore di Plr e Ppd: «Il confronto in atto negli ultimi anni non riguardava la trasparenza fiscale ma il concetto stesso di Stato e la quantità di risorse di cui esso ha bisogno per essere uno Stato dignitoso e capace. Ebbene, è su questo piano che dobbiamo trovare delle convergenze con le parti migliori di liberali e pipidini, se possibile. Tante volte mi sono sentito dire dal mio partito che è necessario trovare soggetti esterni al Ps che possano condividere con noi una certa idea di collettività. La trasparenza fiscale è invece una questione collaterale che oggi è emersa perché chi perorava la causa del meno Stato alla fine si è trovata invischiata in una vicenda fiscale personale poco trasparente che ha mandato a picco la sua credibilità». Per Bertoli quindi discutere il lancio di un’iniziativa popolare per reintrodurre la trasparenza fiscale potrebbe essere fuorviante, anche se l’obiettivo, dice, «è condivisibile». Lo stesso Bertoli in occasione del Comitato cantonale ha definito questo argomento «popolare ma non importante». «È popolare adesso, ma se si dovesse arrivare al voto, tra un paio d’anni, dubito molto che lo sarà ancora», spiega Bertoli. È anche populista? «Credo che rischi di esserlo. Tutte le cose populiste poggiano su un fondo di verità, ma spesso sono piccoli argomenti facilmente vendibili offerti in pasto all’opinione pubblica perché è più difficile affrontare argomenti complessi e ostici da spiegare». «Capisco la preoccupazione di Bertoli», ribatte Carobbio, «Ma in politica bisogna anche saper cogliere il momento giusto, e in questo momento le condizioni per noi sono le migliori per passare all’offensiva». L’impressione dunque, sia assistendo al Comitato cantonale che leggendo le dichiarazioni di Bertoli su La Regione dell’11 febbraio, è che la base scalpita per far partire l’iniziativa mentre il presidente frena… «La base, io compreso, ha detto che la direzione deve valutare questa ipotesi. Questo, e non altri, è il mandato ricevuto: per cui si valuterà, poi se ne riparlerà. Di deciso non c’è nulla». Anche perché le incognite sono ancora molte. Per Bertoli ad esempio è lecito chiedersi se questo oggetto, secondo lui tutto sommato minore, meriti un’iniziativa popolare, uno strumento riservato agli oggetti davvero importanti e sul quale il partito che la lancia investe molte energie. D’altro lato, se è vero che la trasparenza fiscale è un obiettivo giusto, riconosce Bertoli, «è anche vero che un’iniziativa parlamentare non avrebbe nessuna chance di riuscita». Rimane il problema iniziale: come far emergere la “parte migliore” di Plr e Ppd? «È un dato di fatto che con questi partiti dobbiamo trovarci», risponde Bertoli. «Nel Plr e nel Ppd ci sono persone con cui si può condividere per grandi linee un’idea di Stato diversa da quella oggi imperante. Sono persone che, visti i risultati dei referendum sui preventivi 2004, sono state almeno in parte dalla nostra parte con il preventivo 2005, ma che sono tornate dall’altra parte con il preventivo 2006. Bene, dopo il voto sul referendum del 12 marzo, dal quale spero verrà un no, si tratta di convincerle a tornare dalla nostra parte. È l’unica prospettiva seria per il Cantone di ritrovare una maggioranza ragionevole diversa da quella attuale». Anche Carobbio riconosce la centralità del voto del 12 marzo. Ma sottolinea: «Posso capire che la situazione per il Plr non è facile. Però si deve chiedere ai liberali di fare chiarezza, perché altrimenti non capisco che concertazione si va a fare». E quale esempio Carobbio porta la posizione del presidente del Plr Giovanni Merlini. Egli, dice Carobbio, si rende conto che anche alla sua base c’è del malumore. Cerca quindi da un lato di tenerne conto quando afferma l’inopportunità sia della fondazione a Svitto che della presidenza di Masoni a Ticino Turismo. «D’altro canto cerca però di limitare il più possibile i danni. In questo senso rinvia ogni ulteriore passo a quando sarà reso noto l’esito dell’inchiesta della commissione amministrativa, sperando che da lì non emergano problemi politici dirompenti. È lo stesso argomento che usa con il caso Stinca, quando afferma che non c’è nulla di politico: ma chi ha voluto Stinca a tutti i costi? Sono questi i chiarimenti che dobbiamo chiedere con forza sia al Plr che al Ppd. Prima di qualunque concertazione». Anche Plr e Ppd dovrebbero dunque riconoscere la necessità di cambiare la politica che negli ultimi 10 anni Masoni ha condotto con l’appoggio dei due partiti borghesi. Un appoggio fornito «sia come mentalità che come atti concreti», sottolinea Carobbio. Bertoli condivide la necessità di chiarimenti con Plr e Ppd quale condizione per aprire una nuova stagione della concertazione. Ma, sottolinea, questo discorso dovrà essere fatto dopo il voto del 12 marzo che appare come «un momento di giudizio sulla vecchia stagione politica». Bertoli mette però anche in guardia dal considerare il Plr come antagonista del Ps. «Il Plr tutto intero ha condiviso la visione masoniana dei preventivi 2004 e 2006», spiega il presidente del Ps, «mentre s’è diviso sul preventivo 2005, dove Masoni e la destra liberale hanno sostenuto dietro le quinte il referendum Udc. Per il dopo 12 marzo non escludo un riposizionamento più ragionevole di questa forza politica, a condizione che noi non le diamo degli appigli per compattarsi dietro a Masoni, per far emergere l’effetto squadra che, nella difesa ad oltranza del partito, fa superare anche le differenze interne e fa perdere di vista la sostanza del problema politico. Sarebbe una prospettiva che non conviene né a noi, né al paese». Carobbio, non c’è il rischio di fare un favore al Plr attaccandolo? «Non si tratta di considerare il Plr tutto o in parte nostro nemico. Si tratta in un momento di crisi istituzionale come quello che viviamo di chiedere a tutti chiarezza e assunzione delle proprie responsabilità. Questo come condizione per affrontare e risolvere i problemi del paese nell’interesse di chi, salariati eccetera, ha pagato per la politica masoniana. Non lasciamo fare bella figura a chi fino a ieri sosteneva senza riserve Marina Masoni, ossia la Lega. Bignasca, che di fiuto politico ne ha, non ha perso tempo a prendere le distanze. E noi dobbiamo preoccuparci più di lui? Evitiamo di ritrovarci nella situazione di dover di nuovo rincorrere gli altri». Carobbio ritiene quindi necessaria la creazione di un gruppo di lavoro comprendente anche esponenti dell’Mps per semmai lanciare assieme l’iniziativa. Una strategia condivisa da Bertoli. box Con la sua proposta di reintrodurre la trasparenza fiscale, avanzata giovedì scorso al Comitato cantonale socialista, il granconsigliere Werner Carobbio chiede di ritornare alla situazione vigente fino al 1985, quando la legislazione tributaria ticinese permetteva di consultare le dichiarazioni d’imposta limitatamente agli imponibili di reddito e sostanza presso i Comuni per 30 giorni. Impedimenti giuridici non ve ne sono: il Tribunale federale ha già sentenziato che i dati fiscali non sono elementi costitutivi la privacy che non si possano rendere pubblici. E anche la Legge federale sull’armonizzazione fiscale lascia ai cantoni la possibilità di legiferare in questo senso: possibilità di cui hanno fatto uso cantoni come Zurigo e Svitto. Sulle modalità di concretizzazione del principio si aprono molte strade: si può ad esempio regolamentare l’accesso ai dati esigendo che chi lo richiede dimostri un interesse particolare. Ma si può anche rinunciare a rendere pubblico l’imponibile di tutti i cittadini (un dato, come dimostra proprio il caso della fondazione Villalta, che non sempre garantisce trasparenza), limitandosi a rendere note le sanzioni comminate dal fisco o dalla magistratura per importanti reati fiscali. E ulteriori distinzioni si possono ipotizzare fra persone giuridiche e persone fisiche.

Pubblicato il

17.02.2006 02:30
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