A Zurigo ora più controlli

I controlli cominciano a funzionare, riconosce anche il sindacato Unia. Sull’applicazione delle misure d’accompagnamento alla libera circolazione delle persone, i pareri sembrano avvicinarsi sempre di più; e gli allarmi che i sindacati lanciavano un anno fa, ora sono quasi del tutto scomparsi. Certo, parte di questo atteggiamento si può spiegare con l’avvicinarsi della votazione popolare del 25 settembre sull’estensione della libera circolazione ai 10 nuovi paesi membri dell’Ue. Ma i progressi effettivi ci sono stati, e lo dimostrano i dati ufficiali del Segretariato di stato per l’economia (Seco). Prendiamo, per esempio, la situazione nel cantone di Zurigo, che pareva compromessa dalla resistenza della ministra cantonale dell’economia, Rita Fuhrer, al rafforzamento dei controlli per la lotta al dumping salariale. Intanto, il rapporto del Seco sui risultati conseguiti tra il 1. giugno e il 31 dicembre 2004 indica proprio Zurigo quale cantone in cui sono stati fatti più controlli: 609, contro i 576 di Ginevra, i 501 del Ticino e i 458 di Vaud. Quanto al numero e al tipo d’infrazioni riscontrate, Zurigo viene subito dopo il canton Vaud, con 59 casi di dumping salariale accertati (contro i 167 di Vaud) e 140 violazioni dei contratti collettivi di lavoro (contro le 265 di Vaud). Ciò nonostante, quando sono stati resi pubblici questi dati, cioè nell’aprile scorso, un rappresentante del Seco disse che il canton Zurigo avrebbe dovuto «adoperarsi ancora, fare di più» per la messa in pratica delle misure d’accompagnamento. Quell’accusa sollevò un certo scalpore; e tre deputati al parlamento cantonale (due socialisti ed un verde) ne presero spunto per rivolgere un’interrogazione al Consiglio di stato. Nei giorni scorsi il governo zurighese ha risposto all’interrogazione, facendo rilevare che quelle critiche si basavano su cifre superate, e ricordando che la ministra cantonale dell’economia, Rita Fuhrer, aveva subito preso contatto e chiarito la questione con il Seco, il quale si è poi scusato per iscritto. Inoltre – per riprendere il filo del confronto tra quanto ha fatto Zurigo e quanto gli altri cantoni – va segnalato che alla fine del 2004 il canton Vaud poteva contare su almeno nove ispettori del lavoro, mentre Zurigo, con una popolazione ed un’economia nettamente superiori, disponeva di soli tre ispettori. In realtà nel frattempo c’è stata una duplice svolta. Sul piano politico, Rita Fuhrer s’è schierata con la minoranza del suo partito, l’Udc, a favore dell’estensione della libera circolazione delle persone. Questo fatto ha prodotto una seconda svolta sul piano operativo, e cioè l’ampliamento dei controlli della commissione tripartita nel cantone di Zurigo. Finora i tre ispettori, pagati dal cantone ma appartenenti al servizio di controllo dei cantieri, si sono concentrati soprattutto sul settore dell’edilizia e dell’artigianato collegato all’edilizia. Da fine giugno le commissioni paritetiche, insieme con l’autorità cantonale, hanno intensificato la sorveglianza, costituendo i centri cantonali di controllo del lavoro ed estendendo la propria attività ad altri settori a rischio, quali i trasporti, il commercio al dettaglio, l’agricoltura ed il lavoro temporaneo. Inoltre, da agosto è attivo un quarto ispettore, e per il prossimo anno ne è previsto un quinto. Anche il segretariato della commissione tripartita è stato potenziato da una a tre persone. Il governo cantonale ha anche scritto che il servizio di controllo potrà essere potenziato se l’estensione della libera circolazione delle persone sarà approvata. Ma il numero di quanti ispettori occorreranno non è ancora stato definito. Per quest’anno, dal 1. gennaio al 15 agosto, i risultati di questa accresciuta attività di controllo parlano, nei rami privi di contratti collettivi di lavoro generalmente obbligatori, di 115 casi di sospetto dumping salariale. In 97 di essi si è proceduto a sanzioni, in 11 i sospetti si sono rivelati infondati, i rimanenti 7 casi sono ancora pendenti. Nei rami con contratti collettivi di lavoro generalmente obbligatori, i casi annunciati sono stati 49, di cui 9 hanno portato a sanzioni, 10 si sono rivelati infondati e 30 sono ancora in fase di definizione. Le violazioni all’obbligo di annunciare i lavoratori temporanei (massimo 90 giorni, dopodiché occorre un’autorizzazione) sono state 71, di cui 46 con sanzioni, 21 infondate e 4 ancora pendenti. In primavera si sono anche avuti alcuni casi in cui c’è stato il rifiuto di produrre la documentazione richiesta. «Dovremmo provarci», aveva detto Christoph Blocher all’inizio della campagna in vista della votazione popolare sull’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi membri dell’Ue. E Rita Fuhrer, 52 anni, ministra del governo zurighese, passata l’anno scorso dal dipartimento della sicurezza a quello del lavoro, pupilla del capo carismatico dell’Udc zurighese e nazionale, non poteva far finta di niente. Perfettamente allineata sulla posizione possibilista di Blocher, all’inizio di luglio ha messo subito in chiaro che lei è «favorevole alla libera circolazione delle persone allargata». L’ha annunciato in un’intervista al Sonntagszeitung, che le è servita per spiegare la sua scelta e fare un paio di altre precisazioni. La signora Fuhrer ha motivato la sua deviazione dalla linea ufficiale del partito con l’argomento che l’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi membri dell’Ue sarebbe «la logica prosecuzione della volontà popolare». Volontà che si era manifestata con il sì espresso nel 2000 agli accordi bilaterali, che equivaleva ad una decisione di fondo favorevole anche alla libera circolazione delle persone. «Allora ero contraria», ha spiegato Fuhrer, «perché la Svizzera avrebbe ricevuto meno di quanto avrebbe dato. Ma ora non cambierebbe più molto: operai provenienti da uno dei nuovi paesi Ue possono già lavorare in Svizzera, se a spedirli qui è un datore di lavoro in uno dei vecchi paesi Ue». La consigliera di stato zurighese ha tuttavia voluto precisare che «dobbiamo rimanere flessibili», per cui «mi sono fatta anche degli scrupoli verso misure d’accompagnamento che vadano troppo in là». Questo spiegherebbe il suo atteggiamento restio verso un aumento degli ispettori incaricati di controllare l’applicazione delle misure d’accompagnamento. Fuhrer ha infatti dato per scontata una certa pressione sui salari, indice tuttavia di «un’accresciuta concorrenza che sicuramente può farci bene». E forse per questo motivo la ministra ha deciso di non entrare in nessun comitato per il sì, mettendosi in una posizione defilata che a molti sostenitori suona un po’ equivoca. Proprio come quella, ormai abituale, di Blocher.

Pubblicato il

02.09.2005 02:30
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