A braccia conserte: sciopero nazionale dei metalmeccanici in Italia

Il sei luglio è una giornata speciale per il sindacato italiano : tutte le fabbriche metalmeccaniche si fermeranno per uno sciopero di otto ore promosso dalla sola Fiom . L’obiettivo della lotta è il rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2000. L’eccezionalità dell’evento sta nel fatto che a chiamare i lavoratori allo sciopero e alle manifestazioni è la sola Fiom, mentre il 3 luglio Fim e Uilm hanno firmato un accordo separato con i padroni di Federmeccanica, un "bidone" che rinnega la piattaforma sindacale unitaria decisa un anno fa da tutte le organizzazioni e votata dai lavoratori. Ma vediamo nel dettaglio come si è arrivati alla rottura e all’accordo separato e infine allo sciopero della più importante organizzazione sindacale Fiom. Nel 2000 l’industria metalmeccanica ha accumulato un bel po’ di utili, che hanno portato il prodotto interno lordo (Pil) del settore al 3,9%, un punto in più rispetto al Pil generale. In altri termini, i padroni hanno fatto un sacco di soldi grazie al lavoro dei propri dipendenti. Gli elementi che hanno consentito questa felice performance sono parecchi: la flessibilizzazione del rapporto di lavoro ha riempito officine, uffici e call center di figure contrattuali nuove e atipiche, dagli interinali (lavoratori in affitto) ai part-time, dai contratti a termine a quelli di formazione lavoro. Il risultato è un abbattimento significativo dei costi attraverso la rottura del principio fondativo del sindacato moderno, che prevede parità di salario e diritti a parità di lavoro. In questo modo è aumentato anche lo sfruttamento e la produttività del settore. Il secondo aspetto si chiama autsourcing, per cui le grandi imprese vendono ad aziende terze servizi e interi scomparti produttivi. In questo modo si scaricano su soggetti più piccoli, flessibili e meno sindacalizzati pezzi crescenti della filiera con ulterioriore riduzione dei costi. Infine, la globalizzazione, che porta la produzione là dove sono i mercati e/o il costo del lavoro e i diritti sono scontati. Questi motori del processo di accumulazione capitalistica gravano sulla condizione lavorativa. I tre sindacati metalmeccanici italiani, Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil sono partiti da queste considerazioni per formulare la piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto scaduto da sei mesi. La richiesta è di 135.000 di aumento, comprensive del recupero dell’inflazione programmata, del differenziale tra questa e l’inflazione reale che è stata decisamente più alta, diminuendo il potere d’acquisto dei salari e, infine, una piccola quota dei profitti da redistribuire tra chi quei profitti ha reso possibili. La controparte, la Federmeccanica, ha rifiutato anche solo di discutere la quota di aumento salariale legati al buon andamento del settore e non va oltre le 111.000 lire, più 18.000 come anticipo sul contratto futuro. Su questa controproposta si è rotta l’unità sindacale che già vacillava da tempo. Da un lato, Fim e Uilm hanno ritenuto che quella dei padroni fosse una base seria di trattativa, dall’altro lato, la Fiom difende la piattaforma unitaria. Alla richiesta di quest’ultima di ridare voce e far decidere chi la piattaforma aveva deciso con un referendum — un milione e mezzo di lavoratori metalmeccanici — Fim e Uilm si sono opposte rifiutando un nuovo referendum e avocando a sé la decisione di buttare a mare piattaforma e democrazia di mandato. È per questa ragione che la Fiom, dopo aver capito che le altre due organizzazioni erano già pronte a firmare un accordo separato, ha rovesciato il tavolo di trattativa con Federmeccanica, proclamando uno sciopero generale del settore. È la prima volta che accade dagli anni Sessanta nella categoria sindacale più importante, da sempre punto di riferimento per l’intero movimento operaio e sindacale. "Uno sciopero della sola Fiom — ci dice il segretario generale dei metalmeccanici Cgil, Claudio Sabattini — per difendere i diritti di tutti i lavoratori. In gioco è il contratto nazionale, e al tempo stesso l’autonomia del sindacato". È stata l’assemblea dei delegati ad assumere con convinzione la decisione dei gruppi dirigenti della Fiom di proclamare lo sciopero generale per il 6 di luglio, con manifestazioni in tutte le regioni italiane. Settemila delegati, alla presenza di Sabattini e del segretario della Cgil Sergio Cofferati, hanno assunto la responsabilità e i rischi di una scelta di discontinuità. Un delegato, nell’assemblea di Bologna, ha parafrasato Pablo Neruda: "Prendi il meglio della vita e consegnalo alla lotta". Ha ricevuto una selva di applausi dai lavoratori presenti, i dirigenti sindacali di tutte le fabbriche italiane che hanno mostrato di sé un’immagine opposta agli stereotipi: moltissimi i giovani, eletti delegati da poco tempo, contaminati dai fermenti e dalle contraddizioni che attraversano l’intera società italiana. Ragazzi con l’orecchino e ragazze con la t-shirt di "Attac Italia", parole d’ordine contro la globalizzazione, treni e pullman pronti per il Genoa social forum, l’anti G8 che nella seconda metà di luglio riempirà il capoluogo ligure di uomini, donne e sogni per "un altro mondo possibile" rispetto a quello che pretendono di dominare gli 8 paesi più ricchi e potenti. La Fiom è sola, tra i sindacati dei metalmeccanici, ma non lo è nelle fabbriche dove raccoglie la maggioranza dei consensi. La Fiom è anche l’organizzazione che con coraggio — unica tra le sigle sindacali istituzionali — ha aderito alle manifestazioni contro la guerra sporca della Nato in Jugoslavia. Ed è l’unica che ha aderito al Genoa social forum. Una bella carta d’identità. Oggi si carica sulle spalle la responsabilità di salvaguardare la natura autonoma e di classe del sindacato italiano.

Pubblicato il

06.07.2001 03:30
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