Abb vara il codice del sospetto

"Unia inveisce contro il codice Abb. Il sindacato non vuole che il gruppo tecnologico Abb introduca il nuovo codice di comportamento". Affermazioni come queste, che abbiamo letto nei giorni scorsi su giornali della Svizzera tedesca, possono risultare non poco sorprendenti. La lotta alla corruzione e per una maggiore etica nell'economia e negli affari non è forse uno degli impegni politici e sociali più importanti anche per il sindacato? Evidentemente le cose non stanno proprio come spesso la stampa vuole interpretare e si compiace di riferire.

«Il sindacato Unia accoglie con favore gli sforzi del gruppo Abb volti a creare all'interno dell'impresa chiari standard di comportamento che consentano di meglio combattere le violazioni del diritto e dell'etica». È con queste inequivocabili parole che inizia il comunicato sindacale apparso il 17 ottobre scorso, alle quali segue un'altrettanto chiara spiegazione: «È nell'interesse dei lavoratori che un'impresa venga diretta secondo i principi integrali dell'etica, del diritto, della trasparenza, dell'onestà e dell'affidabilità». Anche se questo – si aggiunge – in passato non sempre è stato il caso, e proprio all'Abb.
Tuttavia, il codice di comportamento adottato dalla multinazionale zurighese è obbligatorio per tutti i suoi dipendenti, che sono tenuti a firmarlo per accettazione. Ed il sindacato «è stato interpellato nei giorni scorsi da diversi suoi membri, lavoratori di Abb, circa la correttezza giuridica di questo provvedimento». Da qui l'intervento di Unia, che ha voluto esprimersi in modo "molto critico" sulla decisione dell'Abb. Il sindacato ritiene infatti che il codice sia problematico sotto diversi aspetti e tocca la protezione della personalità dei lavoratori. La disposizione secondo cui devono venir denunciate persino le supposte violazioni del codice, potrebbe rivelarsi un incentivo ad ogni sorta di delazione e di mobbing. Inoltre, non è chiaro se i colpiti da ingiustificati sospetti ed accuse abbiano diritto di verifica e possibilità di ricorso.
La conclusione a cui giunge il sindacato è che questo codice, così com'è formulato, necessiti ampiamente d'interpretazione e non può venir semplicemente presentato ai lavoratori per essere firmato obbligatoriamente.
Unia si dice inoltre stupita che una misura tanto incisiva, che influisce sensibilmente sui diritti e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, non sia stata sufficientemente discussa né con i lavoratori stessi, né con i partner sociali. Una discussione su come il codice vada interpretato sarebbe, secondo Unia, molto utile rispetto al contratto collettivo di lavoro ed alla legge.
Ciò che dunque il sindacato chiede ad Abb, è che l'introduzione del codice di comportamento sia rimandata e che vengano riesaminate la proporzionalità di tale misura e l'obbligo di tutti i dipendenti a sottoscriverla. Sembra infatti inaccettabile che lavoratori privi di funzioni direttive subiscano gravi conseguenze se non firmano. Se il codice di compoprtamento è qualcosa di più di una formale garanzia giuridica contro le denunce per risarcimento danni, allora dovrebbe venir introdotto con l'attivo coinvolgimento dei lavoratori e dei sindacati, e adattato  ai diversi livelli. Con il suo agire la direzione di Abb, secondo il sindacato, crea un clima d'insicurezza e sfiducia, e viola la sostanza di quel codice che per il bene dell'impresa chiede un comportamento esemplare di tutti i collaboratori di Abb. Soprattutto della direzione e del consiglio d'amministrazione.

"Uno strumento da affinare"

Sulla questione del codice di comportamento adottato dalla Abb (cfr. articolo sopra), abbiamo sentito Beda Moor, viceresponsabile del settore Industria del sindacato Unia.

Signor Moor, nel comunicato di Unia si parla di lavoratori di Abb e membri del sindacato resi "insicuri". Che cosa lamentano, o chiedono, esattamente queste persone?
Ci chiedono consiglio, poiché faticano a capire la necessità di un così generalizzato codice di comportamento.  E ci chiedono una valutazione giuridica e sindacale della situazione, cioè della necessità o meno di un tale provvedimento.
Ma ci sono già stati casi di delazione, di mobbing, e così via?
No. Non è questo l'approccio. La questione è che presso Abb già alcune volte certe cose non hanno funzionato come si deve. Per esempio, gli ex grandi capi Göran Lindhal e Percy Barnevik che si sono arricchiti in maniera non giustificata con alte indennità di partenza, e così via. Oppure gli affari "insider", con rimborsi di capitali per esempio a Martin Ebner. Ora il consiglio d'amministrazione, in particolare il suo presidente Juergen Dormann, l'anno scorso ha detto che adesso vale la "tolleranza zero" verso il pagamento di somme per corruzione da parte di manager di Abb.
E questa "tolleranza zero" vale solo per gli alti manager?
Sì, è chiaro. Dormann ha detto che questo vale in particolare per i quadri, ma ha aggiunto di voler un codice di comportamento che valga per l'intero gruppo mondiale dell'Abb, cioè per tutti i 107 mila dipendenti. Le nostre critiche ora riguardano anzitutto la necessità di un'informazione, di un'istruzione introduttiva per i collaboratori in Svizzera, poiché in questo codice di comportamento vi sono determinate formulazioni che secondo noi non sono chiare, non escludono interpretazioni errate e richiedono un riesame giuridico da parte di esperti.
E cosa ha replicato l'Abb?
Noi abbiamo detto che questo codice andrebbe introdotto ed applicato in modo adeguato ai diversi livelli. L'Abb ha risposto che è proprio questo che non vuole, mentre vuole trattare in modo uguale tutto il personale, che siano magazzinieri o manager. Questo suscita l'impressione che tutti i collaboratori vengano stimati alla pari, ma si può anche interpretare in modo diverso: come posso, per esempio, prendere conoscenza per e-mail del codice di comportamento se non ho un computer sul mio posto di lavoro? Sono di questo genere le questioni che devono essere chiarite.
Vi siete già incontrati con la direzione di Abb?
Sì, martedì scorso. Abbiamo avuto un colloquio costruttivo. Abbiamo presentato ancora una volta le nostre posizioni e chiesto un riesame del codice. Non ci siamo trovati d'accordo su cosa significhi un'applicazione del codice a seconda dei livelli. In  merito ci è stato risposto che si tratta di un provvedimento da applicare a livello internazionale e non solo localmente, per cui non si può modificare. Ma l'Abb s'è detta disposta a migliorare l'informazione e l'istruzione dei collaboratori, come pure a riesaminare i punti problematici dal punto di vista giuridico ed accompagnarli con note di spiegazione o di commento per evitare interpretazioni sbagliate.

Pubblicato il

27.10.2006 01:30
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