Accordo fra la Swatch e i sindacati

È stata raggiunta il 25 febbraio un’intesa fra i sindacati e il gruppo Swatch nella vertenza sullo spostamento della logistica da Bienne a Taverne; un accordo scaturito da negoziazioni che le stesse parti non hanno esitato a definire “difficili”. Per i 95 lavoratori di Bienne è previsto un piano sociale, solo 5 o 6 di loro (quadri) prevedono di spostarsi in Ticino. Per la maggior parte degli impiegati il piano sociale contempla la possibilità di continuare a lavorare fino alla fine di agosto oppure di ricevere un’indennità pari a metà del salario nel caso trovassero impiego prima della rescissione del contratto. Per una decina di loro sarà concessa la pensione anticipata a 59 anni. Corrado Pardini della Flmo di Bienne dice che «in Ticino non c’è molto da stare allegri per questa decisione». In effetti la stessa portavoce dello Swatch group aveva confermato ad area (n.5 del 30 gennaio) che «la maggior parte dei posti di lavoro che verranno creati in Ticino sarà rivolta principalmente a manodopera scarsamente qualificata» (probabilmente frontalieri e frontaliere, ndr). A rincarare la dose giungono indiscrezioni riguardanti le posizioni di responsabilità che verranno affidate alla logistica che si trasferirà in Ticino; posizioni che andrebbero ai quadri che operano attualmente oltre Gottardo. Per lavoratori e lavoratrici che resteranno a Bienne il piano sociale prevede inoltre la possibilità di seguire corsi di formazione – pagati interamente dalla Swatch – che verranno organizzati in collaborazione con i sindacati. «Questo punto del piano sociale lo trovo particolarmente positivo poiché permetterà a numerose donne di seguire per la prima volta nella loro carriera professionale dei corsi di formazione» – commenta Pardini. Per le famiglie monoparentali che si troveranno in difficoltà è stato allestito un fondo di aiuto che ammonta a circa 20 mila franchi. Mentre Swatch ribadisce l’importanza che ha l’avvicinamento all’importante mercato italiano – le esportazioni di orologi svizzeri nella vicina penisola ammontano a 670 milioni di franchi nel 2003, quarto mercato mondiale per importanza dietro a Stati Uniti, Hong Kong e Giappone – e i relativi vantaggi ecologici che ne deriverebbero, i sindacati sono sempre più scettici sulle motivazioni addotte. Jean-Claude Rennwald, membro della direzione Flmo, stima che il risparmio sul costo del lavoro potrà giungere fino a 2 mila franchi mensili per addetto in Ticino, praticamente un dimezzamento dei costi per Swatch. Con ogni probabilità si farà ricorso a lavoratori frontalieri a basso costo e con una simile tipologia di impresa, quella logistica, il Ticino si ritroverà con un basso indotto nel circuito economico cantonale. Gli iniziali entusiasmi per la creazione di nuovi posti di lavoro si smorzano ulteriormente. Intanto i sindacati del settore orologiero annunciano un incontro in Ticino per metà aprile che ha per scopo quello di discutere ed elaborare una strategia comune per il Sud e il Nord delle Alpi così da contrapporsi alle sempre maggiori pressioni di industrie che vogliono trarre vantaggio dai bassi salari dell’“Asia della Svizzera”.

Pubblicato il

05.03.2004 03:30
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