Ah, questi giovani...

Gli ultimi week-end di scontri nelle strade di Zurigo hanno gettato nella costernazione tutti i commentatori. I giovani che scendono in strada per distruggere e fare male non avrebbero nessun messaggio politico – quindi la protesta va repressa e non se ne parli più. Lo dicono proprio tutti, compresi gli ex sessantottini e gli esponenti della generazione successiva, quella dei disordini zurighesi dell'80, che oggi hanno ben salde in mano le leve del comando: «noi volevamo spazi culturali, i giovani di oggi no». Come se lanciare sassi ad un poliziotto rivendicando un centro culturale sia più onorevole che lanciare un sasso ad un poliziotto e basta.
Per l'intellighentia di oggi è dunque assodato che non ci sarebbe nessun motivo per scendere in piazza e protestare e nessuna ragione che spieghi questo improvviso rigurgito di rabbia urbana. Significative le parole del 46enne municipale verde di Zurigo Daniel Leupi, responsabile della polizia: «Non siamo negli anni '80. Oggi uscire la sera a Zurigo è completamente liberalizzato, e i giovani non hanno nessun motivo per sentirsi rinchiusi». Come dire: ragazzi, vivete nel migliore dei mondi possibili, e ringraziateci, che ve l'abbiamo creato noi.
Detto che è meglio fare altro che sfondare vetrine e aggredire poliziotti, è però anche troppo facile archiviare tutto come violenza gratuita. Forse un po' più di modestia e di volontà di capire questa nuova generazione sarebbero utili. Per ammettere almeno che questi giovani hanno un linguaggio e modalità di comunicazione che sfuggono alla comprensione di chi ha anche solo qualche anno in più: e si pretende di giudicarli senza capirli?
Ma soprattutto è vero che questi giovani non hanno messaggi politici, se non la rivendicazione di spazi per fare festa il venerdì e il sabato sera? Certo, è un messaggio che sa di analfabetismo politico. Ma esso, in una città trasformata in party permanente nella quale fare festa sembra un valore assoluto, nasconde un grande bisogno di libertà, di spazi non organizzati in cui vivere senza dover consumare, di accesso a quella felicità che i media fanno credere così vicina ma che è in realtà irraggiungibile.
Forse è allora opportuno non archiviare troppo in fretta queste notti zurighesi. Perché a guardarle attentamente ci possono rivelare qualche utile verità sui giovani e sulla società in cui non hanno scelto di crescere.

Pubblicato il

23.09.2011 00:30
Gianfranco Helbling
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