Autogestione, "ci vuole un contratto sociale"

Sarà nominato martedì dal Consiglio di Stato, sempre che non intervengano altre novità dell’ultima ora, il mediatore sulla questione dell’autogestione nel Luganese. Il prescelto è il giurista Giorgio Snozzi, esperto tra l’altro di diritto degli stranieri. Nelle intenzioni del Governo non dovrebbe trattarsi di un “tutore” del movimento dell’autogestione ma, al contrario, di un punto di riferimento per gli autogestiti stessi nei confronti delle autorità e di una sorta di traduttore delle loro esigenze verso il Cantone e la Città di Lugano. «Se mi verrà affidato l’incarico vi adempirò con molto entusiasmo», dice Snozzi ad area, precisando di essere in linea di principio ben disposto nei confronti dell’autogestione: «credo nell’autogestione, e questa è una sfida che voglio assumere con convinzione. Sarò mediatore nominato dall’autorità e per l’autorità: il movimento non ha bisogno di esser messo sotto tutela. Più in generale, credo che in una società democratica ci possono e ci devono essere forme e modalità diverse di aggregazione e di socializzazione. Sono un felice padre di famiglia, e sono convinto che la famiglia non può essere l’unico locus educativo in assoluto: altre esperienze contribuiscono a formare l’individuo». Sulle modalità con cui intende operare Snozzi non si sbilancia, ma precisa quale possa essere lo sbocco per creare un minimo di fiducia reciproca per poter affrontare serenamente le trattative che verranno, indipendentemente dal fatto che il mediatore sia lui: «è necessario una sorta di “contratto sociale” fra il movimento e le autorità, per definire quel minimo di garanzie di rispetto dell’ordine pubblico che credo tutta la popolazione legittimamente si aspetta. Questo “contratto sociale” non deve rappresentare per gli autogestiti una soccombenza totale e neppure parziale, ma deve poter fissare dei punti minimi di riferimento ai quali sia possibile attenersi senza snaturare l’esperienza dell’autogestione. Anzi, semmai valorizzandola. Si tratta di garantire che il futuro Centro possa funzionare e durare nel tempo». Intanto si discute della possibile ubicazione del Centro all’officina Tpl di Porza, in zona Cornaredo, soluzione questa indicata dagli stessi autogestiti in occasione della coloratissima e riuscita manifestazione di sabato scorso, che ha riportato nelle vie di Lugano oltre mille 500 persone. Il Comune di Porza sembra non avere nulla da obiettare al riguardo. Quanto alla città di Lugano, mentre Bignasca pare ben disposto per trovare al più presto una soluzione che possa accontentare anche i molinari, più attendista sarebbe il sindaco Giudici, al quale si attribuisce l’intenzione di rinviare il più possibile la soluzione nella speranza che il movimento si esaurisca da solo. Quella dell’officina Tpl però non sembra una possibilità di immediata concretizzazione: essa è infatti ancora parzialmente in uso e, per il momento, un paio di famiglie vive ancora negli appartamenti su quel sedime. Intanto s’è pure fatto vivo un sedicente e fantomatico comitato di genitori di Trevano con una missiva anonima dai contenuti reazionari per manifestare il suo no alla soluzione di Porza e, comunque, all’autogestione. Missiva che tutti i media tranne “laRegione” hanno ritenuto di dover riprendere, anche in esteso, contrariamente ad ogni sano principio giornalistico che destina immediatamente al cestino le lettere i cui autori non siano noti. Evidentemente per contrastare il Centro sociale ogni mezzo è buono.

Pubblicato il

01.11.2002 07:00
Gianfranco Helbling
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