“Avanti”, no all’imbroglio

Durante la pausa luganese della cosiddetta staffetta della Befana, il coordinatore del Comitato “Avanti-No” della Svizzera italiana Werner Herger ha spiegato ad area qual era l’obiettivo contingente dell’iniziativa che martedì ha lanciato la campagna degli oppositori al controprogetto denominato “Mobilità su misura”: «Se vogliamo vincere l’8 febbraio bisogna raccogliere voti anche al di fuori dell’area di sinistra. Se guardiamo ai partecipanti della staffetta odierna, noi crediamo che riusciremo a mobilitare anche i critici del Partito liberale radicale e del Partito popolare democratico. È necessario convincerli ad opporsi a questo controprogetto mostruoso da 30 miliardi e più». In effetti, la staffetta che ha portato da Airolo a Chiasso e a Locarno un tubo in plexiglas contenente delle automobiline incolonnate non ha raccolto solo l’adesione di ambientalisti, di esponenti delle forze progressiste e del mondo della cultura. Oltre alla clown Gardi Hutter (nei panni della Befana), a Guido Oehen (Guglielmo Tell) e a Mauro Gianetti (che ha portato il testimone in bici da Cadenazzo a Rivera), fra la sessantina di staffettisti che a piedi, in treno, in bus e in bicicletta hanno attraversato il Ticino c’erano anche alcuni esponenti dei partiti borghesi. A dire no a nuove strade e al raddoppio tunnel del Gottardo c’era per esempio il sindaco di Faido e deputato Ppd in Gran consiglio Roland David; fra gli staffettisti luganesi figurava il deputato liberale-radicale Venanzio Menghetti; e a Chiasso, al termine della staffetta, il sindaco liberale-radicale Claudio Moro si è impegnato a portare in Municipio la proposta di un impegno ufficiale contro il controprogetto parlamentare all’iniziativa “Avanti”. Si sta così assistendo anche in Ticino alla costituzione di un fronte borghese contrario al controprogetto sulla scia di quanto sta avvenendo a livello federale. Lunedì a Berna, infatti, 17 parlamentari – soprattutto democristiani, ma anche liberali-radicali e di altre formazioni minori – hanno annunciato la nascita di un fronte borghese contrario al «mastodontico programma di costruzioni stradali del controprogetto “Avanti”» per «rispetto della regione alpina e delle zone periferiche». Mentre si appresta ad entrare nel vivo la campagna per la votazione dell’8 febbraio, attraverso le impressioni e i timori di alcuni gruppi ambientalisti locali area ha voluto tastare il polso di alcune regioni della Svizzera italiana che in caso di vittoria del “sì” subiranno gli effetti – diretti o indiretti – di alcune delle misure contenute nel controprogetto, come l’aumento della capacità della rete autostrade e il raddoppio del tunnel del San Gottardo. Patrizia Bertanza vive da trent’anni nella sua casa situata a poco più di cento metri dall’ultimo tratto dell’autostrada A2. «E voglio continuare a viverci, ma al meglio», precisa. Quasi ogni giorno la presidente di Sos Mendrisiotto ambiente vede dalla finestra i camion incolonnati che attendono di poter raggiungere il piazzale della dogana di Chiasso-Brogeda. Se il tunnel del San Gottardo venisse raddoppiato, sulla città di confine si riverserebbero più auto e più camion. L’effetto imbuto si amplificherebbe. Già castigati da un inquinamento fonico e ambientale che supera costantemente i valori di legge, Chiasso e il Mendrisiotto raggiungerebbero allora il punto di non ritorno: «Non ci siamo ancora arrivati, ma se verrà accettato il controprogetto all’iniziativa “Avanti” non avremo più la possibilità di intervenire perché lo sviluppo del traffico stradale sarà velocissimo», spiega Patrizia Bertanza. L’inquinamento fonico a Chiasso sarà presto ridotto in modo sostanziale grazie ai ripari attualmente in costruzione. Ma chi vive a due passi dall’autostrada A2 dovrà continuare anche in futuro – e in misura maggiore se passerà il controprogetto all’iniziativa “Avanti” – a sopportare altri disagi: i clacson a cui spesso fanno ricorso i camionisti incolonnati, i motori accesi durante le soste forzate, il rumore dei rimorchi vuoti dei camion che sfrecciano ad alta velocità sull’ultimo tratto dell’A2 prima della dogana, l’ostruzione dell’uscita autostradale Chiasso-sud resa pericolosa e talvolta inaccessibile dai camion incolonnati, il relativo intasamento della strada cantonale. Ma a questi disagi non ci si abitua? «Certo, ci si può abituare se si accetta di convivere con una bronchite cronica, di respirare male, di avere crisi d’asma, di assumere più medicine…», osserva la presidente di Sos Mendrisiotto ambiente. «Noi non crediamo alla reale volontà di certi politici che parlano di riduzione e trasferimento su rotaia del traffico pesante. Per questo è importante che il tunnel del Gottardo rimanga un argine». È anche la diffidenza a spingere il gruppo ambientalista Leventina vivibile – costituitosi formalmente nelle settimane seguenti la tragedia del tunnel del San Gottardo del 24 ottobre 2001 – a scendere in campo per affossare il controprogetto all’iniziativa “Avanti”. Il suo segretario Sergio Mariotta tale atteggiamento lo riconduce a una realtà e lo spiega con un paio di constatazioni: «Il tunnel a un tubo del San Gottardo è l’unico ostacolo contro il dilagare del traffico di transito, e del traffico pesante in particolare. Se il controprogetto dovesse passare, non possiamo aver fiducia nella volontà della classe politica di ridurre questo traffico. I fatti lo dimostrano: si continua a dire che il traffico pesante va limitato, però si fa poco o nulla per contenerlo; si promette che ad Alptransit completata esso verrà trasferito su rotaia ma oggi, benché esista già una discreta capacità di trasferimento dalla strada alla ferrovia, ciò non avviene. Anzi, alcune lobby e una certa corrente politica cerca di togliere mezzi finanziari al trasferimento. A dieci anni dal voto sull’Iniziativa delle Alpi si sta cercando di distruggere il principio costituzionale della protezione alpina». Il Consiglio federale ha relegato il raddoppio del San Gottardo a un grado di priorità assai basso, ma ciò non tranquillizza Sergio Mariotta, anzi. «Se passa il controprogetto sarà il parlamento a decidere. E basta vedere come vota questo parlamento: è chiaro che il raddoppio sarà il primo progetto ad essere portato avanti», afferma il segretario di Leventina vivibile per il quale l’obiettivo della sicurezza non lo si centrerà con il raddoppio del tunnel ma con il trasferimento del traffico pesante su rotaia. Ma il discorso sulla sicurezza va legato anche alla qualità della vita: «Sul fondovalle, la popolazione della Leventina deve sopportare una fila di camion in direzione nord che a volte inizia prima dell’uscita per Biasca. Quello dell’inquinamento ambientale e fonico è un problema grave e chi abita sul fondovalle non è per nulla contento della situazione» avverte Mariotta. Il controprogetto all’iniziativa “Avanti” non suscita timori e proteste solo sulla principale dorsale autostradale nord-sud. L’opposizione si fa sentire anche lungo l’autostrada A13 del San Bernardino. Con la protesta dei gruppi ambientalisti ticinesi ha infatti solidarizzato il Movimento per un Moesano vivibile. I suoi membri hanno vissuto sulla loro pelle le conseguenze di un aumento del traffico lungo l’A13. Quando il tunnel del San Gottardo venne chiuso dopo il tragico incidente del 24 ottobre 2001, camion e auto in transito attraverso le Alpi si riversarono sull’autostrada che taglia il Moesano. In quelle otto settimane «ci si è resi conto – a causa dell’inquinamento e degli incidenti avvenuti – che l’autostrada era assolutamente inadeguata, che non poteva sopportare un tale carico», afferma Doris Cattaneo, presidente del gruppo costituitosi proprio in quelle settimane. Moesano vivibile ha aderito alla staffetta “Avanti-no” della Befana (vedasi sopra) per solidarietà con la popolazione delle regioni più minacciate dal controprogetto, per manifestare sostegno all’Iniziativa delle Alpi e per ribadire l’urgenza del trasferimento del traffico pesante dalla strada alla rotaia. «Non saremo toccati direttamente da un eventuale aumento del traffico lungo l’asse del San Gottardo, ma siccome l’atmosfera non ha frontiere anche in Mesolcina e nella Calanca l’inquinamento crescerà», dice la presidente. In realtà il Moesano potrebbe subire anche in modo diretto le conseguenze di un aumento del traffico lungo l’A2. «Non si può dire con certezza che con due tubi non ci saranno più incidenti nel tunnel del Gottardo; e poi l’A2 potrebbe essere interrotta anche per eventi naturali», osserva Doris Cattaneo. In questi casi il traffico pesante si riverserebbe di nuovo lungo il percorso alternativo dell’A13. E i disagi vissuti nel periodo di chiusura della galleria del San Gottardo (24 ottobre-21 dicembre 2001) si ripresenterebbero in proporzioni maggiori. «Un effetto boomerang», lo definisce la presidente del Movimento per un Moesano vivibile, convinta che «più strade sono sinonimo di più traffico». Nata nel 1989, l’Associazione del quartiere di Rivapiana di Minusio si è data dei limiti territoriali nei suoi statuti: i suoi scopi sono quelli di salvaguardare gli interessi comunitari degli abitanti e di promuovere lo sviluppo di un’area compresa fra «il lato sud di Via Rinaldo Simen, il lago, il confine con il comune di Muralto e il Riale Navegna». Cosa ci fa allora questa associazione di quartiere nel comitato “Avanti-No” della Svizzera italiana? «Noi agiamo localmente ma pensiamo globalmente», risponde il presidente Ferruccio D’Ambrogio. Promotrice di numerose iniziative per migliorare la qualità di vita nel quartiere e a Minusio in generale (nuovo piano viario, moderazione del traffico, ecc.), l’Associazione non ha mai slegato la sua attività locale dalle dinamiche e dai progetti regionali, cantonali e nazionali. Di qui l’opposizione al progetto di collegamento A2-A13 sul Piano di Magadino, e ora l’altrettanto deciso rifiuto del controprogetto all’iniziativa “Avanti”. «Per salvaguardare e migliorare la qualità di vita a nostro avviso è indispensabile eliminare il traffico: crescita economica, aumento dei trasporti e rispetto dell’ambiente non possono stare assieme», afferma Ferruccio D’Ambrogio. Sebbene decentrati rispetto all’asse principale di transito nord-sud, Minusio e il Locarnese farebbero anch’essi le spese di un aumento del traffico sull’autostrada A2 derivante fra l’altro da un raddoppio del tunnel del Gottardo: «La Mappo-Morettina inaugurata nel ’96 è un tunnel di circonvallazione a uso locale, non è stato progettato come tassello di un nuovo asse autostradale nord-sud fra Bellinzona e Piemonte. Tenuto conto anche del futuro collegamento veloce Bellinzona-Locarno, dire sì al controprogetto significherebbe aumentare il traffico di attraversamento in entrata a Locarno», avverte D’Ambrogio. «Sarebbe un peggioramento dell’inquinamento fonico e ambientale già ora fuori dalle norme di legge» e «il contrario di tutto quanto dice il Piano dei trasporti del Locarnese», aggiunge il presidente dell’Associazione del quartiere di Rivapiana.

Pubblicato il

09.01.2004 02:30
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