Avs, le donne tradite dalla destra socialdemocratica

Abbiamo perso, anche se di poco: il sì all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne ha vinto per poco più di 30.000 voti su un totale di quasi 3 milioni di votanti.


Certo, il risultato è stato molto migliore di quanto si potesse temere solo un mese fa, quando i sondaggi davano il sì a quasi il 60%. Il recupero del no nell’ultimo mese è stato impressionante: un paio di settimane in più di campagna a disposizione e probabilmente ce l’avremmo fatta. Ma queste considerazioni mi fanno ancora più incavolare, tenuto conto dell’importanza della votazione. Mentre da mesi la stampa borghese si inventava scenari finanziari catastrofici se avesse vinto il no, la nostra campagna è partita un po’ troppo tardi. Quando a metà agosto mi si diceva “parecchi sindacalisti sono ancora in vacanza”, sinceramente mi giravano le scatole. C’è chi dice che si sarebbe dovuta organizzare una grande manifestazione a Berna: personalmente non credo che avrebbe fatto la differenza. Sono invece convinto che, visto anche come si sta muovendo la sinistra combattiva in molti paesi, sia urgente e più che ora di tornare al porta a porta o almeno al contatto telefonico con gli elettori. Ingaggiare a livello nazionale qualche centinaio di giovani, che dedichino il loro tempo a contattare telefonicamente i possibili elettori, costa meno ed è più efficace che investire in molti cartelloni pubblicitari, che oggigiorno servono a ben poco.


A parte queste considerazioni pratiche, che però hanno la loro importanza, vorrei sottolineare due aspetti politici. Decisivo è stato il risultato nel Canton Zurigo dove sia la Nzz che il Tagesanzeiger, quest’ultimo diventato ormai un organo padronale, hanno condotto una propaganda a spron battuto per il Sì. Anche l’ex consigliere nazionale ed ex Mister prezzi Rudolf Strahm, in una delle sue regolari colonne nel Tagi (e si capisce perché gliele concedono...), ha chiaramente preso posizione a favore dell’innalzamento dell’età del pensionamento delle donne, sicuramente a nome della destra socialdemocratica di cui è uno degli ideologi. Non dimentichiamoci che già una ventina di anni fa, assieme a Simonetta Sommaruga aveva redatto il famigerato “Manifesto del Gurten”, nel quale perorava una posizione di tipo blairista per il Pss.

 

Metteteci poi anche la campagna condotta da Alain Berset e vedrete che l’appoggio della destra socialdemocratica è stato sicuramente decisivo nel determinare la sconfitta. E non è purtroppo la prima volta che la destra socialdemocratica risulta decisiva nel far accettare delle misure antipopolari. Ricordo tra i tanti esempi solo l’affossamento dell’iniziativa sulle pensioni popolari, che ci avrebbero evitato l’attuale disastro delle casse pensioni. C’è però un altro aspetto di questa domenica di votazioni che deve essere ancora sottolineato. Lo spettacolare recupero del no sul tema dell’Avs nelle ultime settimane si accompagna al rifiuto dell’ennesimo regalo fiscale che Ueli Maurer, a nome dell’Udc e dei borghesi, voleva fare ai più ricchi. Questi due risultati sono secondo me un sintomo evidente dell’acuirsi della polarizzazione sociale nel nostro paese e quindi dello spostamento di diverse fasce della popolazione verso posizioni più sociali e che garantiscono più sicurezza. La crisi energetica, l’inflazione e le ricadute psicologiche della Guerra stanno difatti creando un clima di crescente insicurezza sociale che come ha detto il Presidente dell’Uss Pierre-Yves Maillard (certamente non un rivoluzionario) potrebbe portare addirittura a disordini sociali.


E il peggio deve ancora arrivare: mi riferisco evidentemente alla stangata che le classi medio-basse subiranno con l’enorme aumento dei premi di cassa malati nel 2023: + 6,6% a livello svizzero e addirittura + 9,2% in Ticino, cantone sul podio dei più colpiti dai rincari.

Pubblicato il

29.09.2022 10:18
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