Le riunioni ministeriali nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc o Wto, come dir si voglia) sono diventate un puro rito mediatico. Nessuno, in realtà, crede più all’efficacia e alla necessità di questa sorta di turismo congressuale. Non tanto per le legittime proteste no global che fanno da corollario – da Seattle in avanti –, ma per una constatazione ovvia: non si vedono differenze sostanziali rispetto all’obsoleto Gatt e ai suoi tradizionali cicli di round negoziali. La creazione dell’Omc nel 1994 aveva dato adito a speranze eccessive. Finalmente, ci si era detti, si è creata una sorta d’Onu specifica per i problemi dello sviluppo economico e sociale che avrebbe coinvolto anche i Paesi del cosiddetto terzo mondo. Una sorta di unico tetto sotto cui si sarebbero discusse le vie percorribili da tutti i Paesi aderenti agli statuti dell’Omc per raggiungere un illusorio progresso. Nulla di tutto ciò è accaduto. In realtà si è solo completata la triade maledetta che governa il mondo. A fianco del Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale, si è aggiunta l’Organizzazione mondiale del commercio: una sorta di baluardo con una falsa allure di democrazia per la difesa e la proliferazione dell’ortodossia liberista. I motivi sono presto detti: i rapporti di forza all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio si sono subito delineati, semmai ce ne fosse stato bisogno, a favore dei soliti noti. Con i vari accordi multilaterali settoriali i paesidell’Occidente bianco e cristiano hanno avuto un’occasione in più per ribadire chi comanda. Con che coraggio il ministro svizzerodell’economiaJoseph Deiss è andato alla cinque giorni messicana da un lato per chiedere agli altri membri del Wto, pensiamo anche a quelli appartenenti al mondo in via di sviluppo, un nuovo accordo multilaterale sugli investimenti (Ami) per proteggere gli investimenti esteri delle grasse multinazionali, e dall’altro per difendere allo stesso tempo i contadini svizzeri? Lo stesso discorso vale ovviamente per i ministri dell’agricoltura dell’Unioneeuropea sempre intenti a difendere il proprio orticello, salvo poi sconfinare in quello degli altri. Il principio evangelico del «non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te» è presto dimenticato.

Pubblicato il 

12.09.03

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato