C’era una volta la Posta

Da dove se n’è andata la Posta ha lasciato decisamente terra bruciata. Occhio non vede, cuore non duole. Così mentre il gigante giallo canta vittoria per il progetto di riassetto della rete postale iniziato nel 2001 e terminato l’anno scorso i piccoli comuni che hanno deciso di impegnarsi in prima persona per mantenere il servizio di base cominciano a leccarsi le ferite. E a pagare somme sempre più consistenti di tasca propria. Per cercare di far fronte comune contro il gigante – che si guarda bene dal contribuire ai reali costi di ufficio – è nata la settimana scorsa un’associazione di agenzie postali che vuole dar voce ai piccoli comuni in difficoltà. In questa pagina vediamo cosa è successo e cosa sta ancora succedendo nel canton Ticino, fra chiusure e mantenimento di un servizio che questi cittadini pagano due volte. Le cifre parlano chiaro. Alla voce “uffici postali tradizionali” la Posta dichiara 3’396 unità, ma questo era lo stato ad inizio 2001. Dopo quattro anni di riassetto nel 2005 la tradizione è rotta e si è scesi a quota 1’767 (l’obiettivo iniziale era di ridurre a 2’500 unità). Fra le nuove forme di servizio postale ci sono anche 126 “agenzie”. Situate perlopiù nelle cancellerie comunali, queste forme postali “non tradizionali” rappresentano la risposta forzata dei piccoli comuni che all’annuncio di chiusura dell’ufficio postale da parte del gigante giallo – o alla sua sostituzione con un servizio ambulante – hanno preferito impegnarsi in prima persona per continuare ad offrire uno spazio fisico dove i cittadini possono sbrigare le loro pratiche postali. L’accordo con la Posta era che quest’ultima avrebbe partecipato alla copertura dei costi dell’agenzia. Ma dopo pochi anni il sistema comincia a mostrare i primi segni di cedimento e i piccoli comuni, a conti fatti, devono sborsare sempre più soldi alla voce “agenzia postale”. La neonata Associazione delle agenzie postali della Svizzera si prefigge di fare pressione sul gigante giallo per convincerlo ad aumentare le indennità. Urs Chiara, sindaco del comune grigionese di Almens e promotore dell’associazione, ci ha spiegato che la situazione è diventata ormai insostenibile: «perché la Posta ragiona secondo gli standard dei suoi grandi uffici. Il contributo che ci elargisce è basato sulla logica del traffico postale. Tot centesimi per una raccomandata, un’altra somma per la polizza di versamento perché hanno misurato che da loro ci vogliono 31 secondi qua e 42 là. In questo modo i piccoli comuni sono penalizzati: diminuiscono i movimenti e diminuisce l’indennità senza tener conto assolutamente di quelli che sono i costi fissi». L’Associazione, che per il momento riunisce 37 agenzie postali (la maggior parte delle quali nei Grigioni e nella Svizzera orientale) ha calcolato che la remunerazione oraria per il lavoro postale con questa logica e con il contributo della Posta si aggira sui 15 franchi all’ora. Scende addirittura a 10 franchi nei comuni più svantaggiati. «Lavoriamo da 150 a 200 ore all’anno gratis – ha aggiunto Chiara –. I piccoli comuni come noi stanno pagando di tasca propria per il servizio postale mentre loro fanno utili milionari». Dalle informazioni raccolte da area anche le agenzie postali del canton Ticino si trovano nella medesima situazione (vedi i riquadrati in pagina). Cresciano, Curio e Corzoneso stanno ancora pagando di tasca propria. Leontica ha dovuto chiudere i battenti mentre a Indemini è stata trovata una soluzione “partenariato con un privato” che ha il pregio di non intaccare le finanze comunali. Emblematico infine il caso del distributore di benzina di Porto Ronco: l’unico a non averci rimesso neppure un franco in questi anni. Fino a quando ha deciso, per motivi di redditività che nulla hanno a che vedere con il servizio postale, di chiudere i battenti. I calcoli di Cresciano: meno 5 mila franchi all’anno Da quando nel 2003 il Municipio di Cresciano si è visto costretto a mettersi in primo piano nella gestione dell’ufficio postale Dino Genini, il segretario comunale, è scrupolosissimo nei calcoli. Dopo più di 3 anni si dice preoccupato per le sorti della piccola agenzia postale perché alla fine del 2006 scade il contratto con il gigante giallo. «Finora abbiamo avuto un contributo annuale di 15 mila 235 franchi – ci ha detto il segretario comunale –. Dai calcoli preliminari che ho fatto temo che la Posta ci farà pressione per ridurre l’indennità in futuro». Cifre alla mano Dino Genini ci mostra che la partecipazione della Posta non è stata comunque sufficiente a coprire i costi del servizio neppure negli anni passati, «abbiamo un deficit ricorrente che grava sui conti del comune di circa 5 mila franchi all’anno. Se poi continueranno a basarsi sui movimenti l’anno prossimo l’indennità si dimezzerà. A quel punto la situazione sarà davvero grave per noi». Il funzionario ci fa notare che il contributo della Posta copre unicamente i costi di sportello: «ci sono delle prestazioni che non ci riconoscono. Non tengono conto di tutto il lavoro che si deve fare prima e dopo, ad esempio, il tempo necessario per sbrigare una polizza di pagamento. Questo lavoro non è remunerato. C’è la cassa a fine giornata da fare, ordinare i soldi e altro ancora. Mi sembra di capire che non è solo un problema nostro questo, quindi le mie preoccupazioni sono fondate». L’agenzia postale di Cresciano si trova negli spazi della cancelleria comunale. Il Municipio ha dovuto fare un investimento iniziale per adattare il locale alle esigenze postali e stipulare una polizza assicurativa. A pochi passi dalla casa comunale si trova l’edificio che ospita il vecchio locale della Posta, ristrutturato poco prima della chiusura del 2003. Il contratto d’affitto, che il gigante giallo continua ad onorare, scade nel 2015. Leontica chiusa, Corzoneso sul filo del rasoio «La posta? A Leontica è stata chiusa poco fa, il 31 gennaio per l’esattezza. Hanno centralizzato tutte le poste qui in valle, restano solo quelle di Olivone, Acquarossa, Dongio e Malvaglia. Non so cosa ne sarà di Corzoneso», ci ha detto prontamente Paolo Dova, segretario del comune di Acquarossa nel quale sono confluiti nella fusione del 2004 Corzoneso e Leontica. Riccardo Bozzini, ex segretario comunale di Corzoneso, ci ha spiegato che le indennità della Posta non erano sufficienti per mantenere l’agenzia postale, «in sostanza ci coprivano metà dei costi. Con le finanze di un piccolo comune come il nostro non era possibile tenere in piedi una tale struttura. Dopo la fusione con Acquarossa ora siamo con l’acqua alla gola». Quando gli parliamo dell’Associazione delle agenzie postali che vuole riunire i piccoli comuni per far fronte comune al problema delle indennità insufficienti del gigante giallo Bozzini ci dice: «lo dica subito al Patriziato di Corzoneso che ha ripreso la gestione della posta, forse siamo ancora in tempo». Quando la Posta aveva annunciato la chiusura degli uffici postali di Corzoneso e Leontica per il 2004 gli ex comuni, in collaborazione con la società Blenio TourRustici, avevano deciso di continuare con le proprie forze per mantenere gli uffici. Fabio Grossi, della Blenio TourRustici, ci ha detto di non aver guadagnato un soldo dall’avventura postale: «per noi è sempre stato inteso come un sostegno alla popolazione, un atto di solidarietà. Non ci è costato nulla, ma abbiamo deciso di uscirne dopo la chiusura di Leontica». A soccorrere l’agenzia è da poco intervenuto il Patriziato di Corzoneso. Paolo Arcioni, uno dei patrizi, ci ha spiegato che «la situazione è finanziariamente molto delicata. Dobbiamo pagare di tasca nostra il buralista. È da un mese che siamo in questa situazione. La Posta ci darà 5 mila 200 franchi all’anno, ce ne mancano però 4 mila di franchi. Ma abbiamo anche un altro problema: per il momento il locale ci è fornito gratuitamente dal comune, se ci chiederanno un affitto diventerà però difficile. Mille franchi al mese? No, no. A queste condizioni possiamo gettare la spugna sin d’ora». A Curio si paga due volte «Noi l’agenzia postale in questa situazione ce l’abbiamo dal 2001 – ci dice il segretario comunale di Curio Vittorio Lorenzetti –. La Posta ha preso la palla al balzo quando il vecchio postino è andato in pensione ci ha detto che avrebbe chiuso. L’alternativa era il servizio ambulante, ma a noi non sembrava una soluzione praticabile». Da allora anche Curio come Cresciano partecipa al finanziamento del servizio postale, deve cioè mettere mano al portafoglio dei suoi cittadini. Da un’indennità iniziale di 3 mila 700 franchi ora Curio riceve 4 mila 902 franchi poiché la mole di pratiche è aumentata in questi ultimi anni. «Ma solo per l’impiegato che tiene aperto un’ora al giorno l’agenzia – ci dice però Lorenzetti – spendiamo 8 mila franchi all’anno. Siamo noi inoltre ad aver messo a disposizione il locale. I conti son subito fatti, i cittadini di Curio pagano due volte il servizio postale. La prima volta perché svizzeri, la seconda perché svizzeri e abitanti di un piccolo comune». Il sindaco, Paolo Colin, ci ha detto di condividere in pieno le preoccupazione della neocostituita Associazione delle agenzie postali (vedi articolo sopra) «alla quale ci stiamo già interessando». “Ma non vi potevate accontentare del servizio ambulante?”, gli abbiamo chiesto. «Per noi era un gesto dovuto verso la popolazione. Non volevamo che la gente si sentisse abbandonata anche dalla Posta – ci ha risposto Colin–. Oggi ti dicono che puoi fare tutto con internet, ma il vecchietto che vuole fare i pagamenti o comprarsi il biglietto alla lotteria ci tiene ancora a questi servizi. Mantenere l’ufficio postale era un’esigenza anche di tipo sociale». Soluzione precaria per Indemini A Indemini, dove anche qui non esiste un ufficio postale “tradizionale”, a differenza delle altre località è stata trovata una soluzione che non grava sulle finanze comunali. La Posta ha trovato nel 2003 un accordo con un privato, Fausto Domenighetti buralista e sindaco dell’isolato paesino del Gambarogno. Il buralista resta un impiegato del gigante giallo a tutti gli effetti per quanto riguarda la distribuzione. Per la gestione dell’agenzia postale Domenighetti fattura invece le ore impiegate per mantenere il servizio alla Posta in qualità di “partner privato”. «Siamo giunti a questa conclusione dopo alcune trattative. Siamo stati fortunati, perché questa soluzione funzionava anche per me. Per fortuna ho anche altre attività che mi permettono di vivere. La fortuna consiste nel fatto che sono buralista dal 1977 e che grazie a una serie di coincidenze si sia potuto arrivare a salvare l’ufficio postale. Non volevo che questo servizio sparisse dal nostro paese. È vero, l’ufficio resta aperto un po’ meno, 30 minuti al giorno al posto di 40 minuti come una volta. Sono però contento perché non ci costa nulla, non ci saremmo potuti permettere di far pagare i cittadini. La gente è felice di poter avere ancora una Posta». Porto Ronco, posta con benzina Chiusa. A Porto Ronco non esiste più alcuna agenzia postale da quando dalla fine dell’anno scorso ha chiuso i battenti la stazione di benzina Agip Citycarburoil. La Posta aveva affidato ad inizio 2002 la gestione del servizio al distributore di benzina in riva al lago. Interpellato da area Rocco Cattaneo, direttore della società privata, ci ha spiegato che «l’esperienza è stata positiva». «Siamo usciti da lì perché eravamo inquilini – ci ha detto Cattaneo – ed era in scadenza il contratto. Eravamo in perdita sia per la benzina che per il negozio, ma non per il servizio postale. Speravamo che con l’aggiunta dell’agenzia avremmo potuto risollevare le sorti del nostro negozio ma non è stato così". L’accordo fra l’Agip e il gigante giallo era semplice, c’era un indennizzo per le spese: sia per lo spazio che per il tempo impiegato dal personale per sbrigare le pratiche. «Non era comunque un’attività che ci portava utile – ha precisato il direttore –. Ci permetteva di coprire una parte dei nostri costi, ci portava più gente perché era un servizio in più. L’esperienza è stata buona, ci ha permesso di gestire meglio le nostre risorse umane. Il problema era che Porto Ronco funzionava solo a luglio e ad agosto quando c’erano i turisti. Se in futuro ci capiterà di poter collaborare nuovamente con la Posta di sicuro lo faremo. Per noi è stata una buona esperienza».

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17.03.2006 01:00
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