Cassa piccola ma resistente

Ha fatto notizia, nei giorni scorsi, la piccola cassa pensione Integral Stiftung, di Thusis (nel cantone dei Grigioni), che ha registrato la migliore prestazione in assoluto di tutte le casse pensioni in Svizzera. Migliore di quelle delle istituzioni di previdenza aziendale appartenenti a gruppi come Swiss Re (assicurazioni), Migros, Credit Suisse e tanti altri che dovrebbero essere società "esperte" in campo finanziario. Il dato risulta dal rilevamento annuale che il quotidiano zurighese Tages-Anzeiger ha condotto per la terza volta tra le fondazioni elvetiche di previdenza professionale (2° pilastro). Ed è un dato tanto più significativo in tempi come quelli attuali, nei quali le casse pensioni stanno su­bendo i pesanti contraccolpi della devastante crisi finanziaria globale.

Certo, occorre considerare che la Integral di Thusis ha soltanto 111 pensionati da mantenere con 1728 assicurati attivi che pagano. E questo, grazie ad un'accorta politica di affiliazione di piccole aziende (214 in totale) che impiegano manodopera relativamente giovane, col risultato che pensionamenti anticipati a spese dell'assicurazione invalidità e del 2° pilastro ce ne sono pochi. Però è anche vero che, con un portafoglio titoli costituito all'80 per cento di quote azionarie, c'è poco da essere – come ha raccontato in un'intervista Alfons Heusser, fondatore della Integral Stiftung – estremamente cauti e scegliere con cura le società in cui investire: anche questa cassa pensione, per quanto bene amministrata, sta accusando pesantissime perdite e il suo grado di copertura, che l'anno scorso era al 117 per cento, è previsto che dovrebbe crollare sull'80-85 per cento.
D'altronde, che altro ci si potrebbe aspettare con lo sconquasso che stanno portando i mercati finanziari? Ancora in settembre aveva fatto impressione come le turbolenze delle borse avessero causato ai fondi di previdenza elvetici perdite di valore per circa 30 miliardi di franchi. Si trattava di una cifra paragonabile alle perdite registrate negli anni di crisi 2001 e 2002. Però allora le casse pensioni – aveva sostenuto Hans­peter Konrad, direttore dell'Associazione svizzera delle istituzioni di previdenza – si trovavano in una situazione peggiore di quella in cui si trovano oggi. Ma sta di fatto che quelle perdite contabili di settembre hanno accresciuto il numero delle istituzioni di previdenza con un grado di copertura insufficiente: quelle di diritto privato erano il 13 per cento, quelle di diritto pubblico il 62 per cento.
Adesso, a poco più di un mese di distanza, siamo messi peggio. Si dice apertamente che ora è almeno la metà delle casse pensioni a non avere più la copertura sufficiente a far fronte agli impegni presi. Per giunta, proprio nei giorni scorsi l'Ufficio federale di statistica (Ust) ha fatto sapere che già nel 2007 le casse pensioni avevano dovuto ridurre anche le riserve di fluttuazione, cioè i margini di sicurezza, del 2,5 per cento, dopo due anni di forte crescita (2005: +85 per cento; 2006: +25 per cento). Alla fine dello scorso anno, le riserve erano scese a 51,4 miliardi di franchi, che corrispondono all'8,5 per cento della somma di bilancio, cresciuta di 23,3 miliardi (+4 per cento, a 606 miliardi) rispetto al 2006. Sempre l'anno scorso, la buona situazione congiunturale si è riflessa positivamente sul mercato del lavoro, portando il numero di assicurati attivi a oltre 3,5 milioni. Il numero di istituti di previdenza con prestazioni regolamentari e assicurati attivi si è invece ridotto ulteriormente, scendendo a 2'530 unità (2006: 2'669). I contributi e versamenti dei partner sociali, in rialzo di 6,6 miliardi di franchi, hanno raggiunto quota 44,6 miliardi, 18,6 a carico dei lavoratori (+11 per cento), 26 a carico dei datori di lavoro (+23 per cento).
Ciò nonostante, il Consiglio federale ha deciso il 22 ottobre di ridurre dal 2,75 al 2 per cento il tasso di interesse minimo sul capitale degli assicurati. E in precedenza il Consiglio nazionale aveva approvato la proposta della commissione preparatoria di abbassare dal 7,1 al 6,4 per cento entro il 2015 il tasso utilizzato per il calcolo delle rendite. Per i lavoratori, tutto questo significa interessi più bassi sul capitale risparmiato e rendite inferiori al momento di andare in pensione.

Pubblicato il

21.11.2008 02:00
Silvano De Pietro
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