Casse cantonali, vicini alla frutta

Il difficile viene ora. Figlio della concertazione interpartitica post-16 maggio e costruito anche su un controverso accordo fra governo e sindacati, il preventivo 2005 c’è. Il relativo messaggio – che indica un disavanzo per l’anno venturo di 262,2 milioni di franchi, appena entro i limiti di Piano finanziario (si veda tabella nella pagina accanto) – è stato sottoscritto da tutti e cinque i consiglieri di Stato ed è da giorni nelle mani dei commissari della gestione. Ma il governo non ha nemmeno fatto tempo a licenziarlo che già si deve mettere al lavoro per aggiornare il Piano finanziario 2004-2007 che intende sottoporre al parlamento nel corso del mese di novembre. Allora diverrà evidente il grosso nodo di questo preventivo (lo squilibrio fra transitorietà dell’aumento fiscale e carattere definitivo dei risparmi), destinato a venire al pettine alla fine dell’attuale legislatura. Perché come afferma nell’intervista qui sotto la consigliera di Stato Patrizia Pesenti, senza un’intervento strutturale anche sul fronte delle entrate «nel 2007 ci ritroveremo ai piedi della scala, e con le casse più vuote che mai». Che si stia raschiando il fondo del barile nel tentativo di ridurre la spesa dei vari dipartimenti e che il margine di manovra politico attorno al risanamento dei conti dello Stato sia ormai ridotto al lumicino lo hanno fatto capire in modo chiaro questa settimana il presidente del governo Gabriele Gendotti e la ministra delle finanze Marina Masoni. Il primo ha definito questo preventivo «ragionevole ed equilibrato», ha ribadito «la necessità di continuare sulla strada del rigore finanziario» e ha detto che la prossima tappa di questa impresa «dovrà giocoforza passare da un serio e certamente difficile confronto sulla revisione dei compiti dello Stato». Una serie di incontri a questo proposito sono stati messi in agenda per il prossimo mese di gennaio. A quel punto «non saranno più possibili semplici limature o tagli lineari o il rinvio dell’assunzione dei nuovi compiti, ma occorrerà finalmente decidere quali sono i settori prioritari dello Stato e quali invece no», ha affermato Gendotti. Per Marina Masoni le finanze cantonali resteranno «in situazione di vera emergenza sino a fine legislatura». La ministra ha definito il preventivo 2005 «non soltanto il risultato ma anche il prezzo della concertazione», alludendo in maniera appena velata ai limiti del sistema di concordanza e tirando in ballo la legge sul freno alla spesa il cui messaggio è fermo in Gestione. Intanto, oltre che le minacce incrociate e più o meno esplicite di referendum (contro gli aggravi fiscali da parte di Lega e Udc, contro singole misure di risparmio da parte del Movimento per il socialismo) il Consiglio di Stato deve registrare anche le critiche del Partito socialista al preventivo 2005 (si veda l’intervento di Manuele Bertoli nella pagina accanto). Il Ps lo ha definito «non soddisfacente» e si attende «un aggiustamento» dello stesso nel corso dell’iter parlamentare. «Questa è una chance importante: se la buttiamo via domani sarà più difficile ricominciare. Un partner fregato non si ripresenta volentieri al tavolo delle trattative», ha ammonito Bertoli. «Il problema si porrà nei prossimi anni», ha detto la capogruppo Marina Carobbio secondo cui una revisione seria dei compiti dello Stato non dovrà comportare solo «la chiusura di alcuni servizi» ma anche «il potenziamento di altri». Il Ps per ora sta a guardare quanto si muove alla sua sinistra. Il Movimento per il socialismo (Mps) lo ha invitato a sondare assieme sia azioni comuni anti-preventivo sia un sostegno alla sua iniziativa popolare (riuscita) “I soldi ci sono”. L’invito dell’Mps, esteso a «tutte le altre forze interessate», è per una riunione (lunedì) in vista della costituzione di un comitato che discuta e organizzi la mobilitazione contro un preventivo 2005 «fondamentalmente antisociale». Patrizia Pesenti, con quale stato d’animo ha approvato il preventivo 2005? Non a cuor leggero, ma con soddisfazione. Per la prima volta si è riconosciuto che la situazione delle finanze cantonali viene anche e soprattutto dalla crociata fiscale che dalla fine degli anni ’90 ha svuotato le casse dello Stato. Una defiscalizzazione che sottrae circa 240 milioni all’anno di entrate. Era evidente che non potevamo permetterci di fare a gara con i paradisi fiscali. Quello che ha di buono questo preventivo, ed è il motivo per cui l’ho accettato, è che sconfessa questa politica. Questo preventivo è stato costruito attorno a una manovra di rientro da 180 milioni di cui anche il Partito socialista la scorsa settimana ha criticato lo squilibrio. Non si sente in conflitto con sé stessa per averla avallata? Per il 2005 la manovra è equilibrata. Resta da sistemare l’aspetto transi-torio dell’aumento delle imposte, a fronte degli interventi definitivi sulla spesa. In questo modo nel 2007 ci ritroveremo ai piedi della scala, e con le casse più vuote che mai. Il problema si pone quindi nel Piano finanziario. È inaccettabile che nei prossimi anni gli interventi necessari per rimettere in sesto le finanze debbano essere attuati solo sul fronte della spesa. Non esistevano margini di manovra supplementari per incidere sugli utili delle persone giuridiche invece di andare a toccare le imposte alla fonte e l’aliquota immobiliare, misure che graveranno o che rischiano di gravare sulle spalle delle persone fisiche? Il margine di manovra sugli utili delle persone giuridiche resta. Anche perché il Ticino, addirittura a livello europeo, figura fra le regioni fiscalmente più generose con le persone giuridiche. Gli aumenti di imposta decisi con il preventivo 2005 toccano comunque soprattutto le persone giuridiche. Ma il tema non è esaurito: poiché entro il 2006 si voterà comunque sull’iniziativa presentata per aumentare l’imposta sull’utile. Nell’allestimento del preventivo 2005 la limitazione delle misure sottoponibili a referendum è stato un criterio di lavoro? Dove era necessario è stata modificata la legge, con il vantaggio di permettere un più ampio coinvolgimento, già a livello parlamentare. I contenimenti della spesa riguardanti il suo dipartimento sono meno pesanti rispetto a quelli messi in cantiere col preventivo 2004? Sì, perché sono stati pensati in modo diverso, e soprattutto sono il frutto di accordi con gli interessati. L’anno scorso i tagli erano stati imposti rozzamente dalla maggioranza del governo. L’evoluzione della spesa in alcuni settori della sicurezza sociale e della sanità deve essere affrontata in modo approfondito, non solo in termini di tagli contabili. Faccio un esempio: nella sanità abbiamo solo vantaggi se riusciamo a contenere la spesa, perché consumare più prestazioni sanitarie, andare di più all’ospedale, consumare più medicamenti o più analisi non ci rende più sani. Un altro esempio è l’aumento delle rendite per invalidità psichiche. Non si tratta di risparmiare, ma di capire cosa sta succedendo: l’invalidità diventa un ammortizzatore sociale per le aziende che ristrutturano e licenziano, secondo il principio che i guadagni sono privati e le perdite socializzate. Le condizioni di lavoro, la precarietà, la paura di perdere il lavoro fanno ammalare le persone. L’obiettivo non è quindi tagliare la spesa, ma contrastare fin dove è possibile queste trasformazioni. Le misure che abbiamo adottato, come la creazione di un Laboratorio di psicopatologia del lavoro e di un Centro di competenza per le perizie psichiatriche ci aiuteranno a capire cosa succede. Quest’anno quindi non ha dovuto ingoiare nessun rospo? Le misure sono proposte da noi e ci sembrano equilibrate. Per esempio la trasformazione del Centro abitativo per invalidi psichici (Carl) in una Fondazione pubblica non è un risparmio ma una revisione dei compiti dello stato. Continuerà, come ora, ad essere finanziato dalla Confederazione. In altri settori più delicati come gli assegni familiari, dove la spesa è aumentata, abbiamo preferito non intervenire perché dovrebbe assestarsi. Se le condizioni economiche delle persone migliorano, la spesa sociale diminuisce. Il vero problema in Ticino, come nel resto della Svizzera, non è la socialità, ma l’economia: il lavoro diventa sempre più precario e i salari non permettono di mantenere una famiglia. Pensa di aver raggiunto il tetto massimo del contenimento della spesa del suo dipartimento? Direi proprio di sì. Lo sforzo che abbiamo fatto è lì da vedere: oltre non è possibile andare. La situazione economica di molte persone in Ticino continua a deteriorarsi. Abbiamo vuotato le casse del cantone per rilanciare l'economia: ma dove è il benessere che ci era stato promesso? Dove è andata la ricchezza creata? Il reddito dei ticinesi è cresciuto ancora meno di quello del resto della Svizzera. La realtà e che ci stiamo impoverendo, mentre i paesi nordici, con una imposizione fiscale molto più alta della nostra mettono in mostra una crescita economica da fare invidia. Siamo ossessionati dalla contabilità dello stato, ma il vero problema è l’economia che non cresce e i posti di lavoro che mancano benché il nostro mercato del lavoro sia molto meno rigido e protetto di quello di altri paesi europei. Marina Masoni e Gabriele Gendotti però hanno ribadito che altri passi andranno fatti già nel 2005 sulla strada del risanamento delle finanze cantonali. Lei cosa farà allora il prossimo anno? Non è più possibile contenere unilateralmente la spesa. Se la situazione economica non migliora, lo stato non può abbandonare i cittadini. E se la situazione economica non migliora bisognerà pur che chi ha promosso le crociate fiscali degli ultimi anni al grido di “rilancio e competitività” si interroghi sull’efficacia della sua politica fiscale ed economica. Sarà possibile restare ancora a lungo nei limiti imposti dal Piano finanziario di legislatura? La discussione attorno all’aggiornamento del Piano finanziario 2004-2007 [il governo intende presentarlo al parlamento nel corso del mese di novembre, ndr] sarà l’occasione per discutere proprio di questi temi e fare scelte di indirizzo politico. La revisione dei compiti dello Stato di cui ha parlato martedì Gabriele Gendotti è un obiettivo politicamente realizzabile a corto-medio termine oppure le resistenze sono troppe? Non si tratta di resistenze, ma i compiti principali che generano la maggior parte della spesa, dipendono da leggi federali. Il cantone non è autonomo in materia di Avs, assicurazione invalidità o assistenza sociale. Anche la spesa per gli ospedali pubblici, gli istituti per anziani e invalidi derivano da leggi federali. Una vera revisione dei compiti suppone che il Cantone abbia competenza in materia. La votazione del prossimo 28 novembre sulla perequazione finanziaria concerne proprio la riorganizzazione dei compiti tra confederazione e cantoni. Sembra un tema tecnico, ma avrà conseguenze politiche importanti. Scuola fra tagli e disagio Anche quest’anno la scuola paga dazio. Ma stavolta nessuna delle 16 misure di risparmio riguardanti il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) potrà essere impugnata con un referendum. A differenza di quello dello scorso anno, il preventivo 2005 non contiene infatti nessun decreto legislativo sul tema scuola sottoponibile al voto popolare. “Referendabili” sono invece le misure di risparmio sul personale che toccano anche gli insegnanti. Nel mondo della scuola, intanto, si moltiplicano i segnali di inquietudine, manifestati non solo dai docenti ma anche dalle organizzazioni studentesche. La Conferenza cantonale dei genitori – che si impegnò al loro fianco per combattere i tagli del preventivo 2004 – per ora sta a guardare. Il messaggio sul preventivo 2005 licenziato una settimana fa contempla 16 misure di risparmio sulla spesa del Decs. Si va dal 25-30 per cento in meno di monte ore per gli istituti scolastici cantonali all’ora in meno sulla dotazione delle scuole medie superiori, dalle 3 ore in meno per le scuole professionali alla riduzione dell’1 per cento delle ore di sede delle scuole professionali (che già stanno sperimentando una riduzione del 33 per cento delle ore attribuite per la vigilanza didattica), dalla riduzione del 5 per cento del contributo a Usi e Supsi alla limitazione degli assegni di studio alle persone fino ai 40 anni. In parte già note prima della presentazione del preventivo, tali misure – assieme agli ulteriori sacrifici salariali chiesti ai docenti che dal 1. settembre lavorano un’ora in più alla settimana – hanno suscitato un diffuso malcontento sfociato in alcune dure prese di posizione da parte dei docenti all’indirizzo del capo del Decs Gabriele Gendotti. Negli scorsi giorni il Collegio docenti del Liceo di Lugano 2 ha denunciato «lo spirito di improvvisazione» del dipartimento: «Il deterioramento della qualità della scuola avverrebbe (...), come negli ultimi anni, in una forma occulta, senza che il Decs se ne assuma la responsabilità politica di fronte al paese», si legge nella risoluzione del Collegio. «Viva preoccupazione per il clima di disagio e di incertezza» indotto dalle misure di risparmio è stata espressa negli scorsi giorni anche dal Comitato dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni (Aspcc). In una nota l’Aspcc scrive che «è reale il rischio che si incrini il rapporto di fiducia e collaborazione che dovrebbe unire insegnanti e autorità politiche». «Nessun taglio sulla spesa scolastica è neutro, ma ha conseguenze di carattere pedagogico», dice ad area il presidente dell’associazione Saverio Snider auspicando che si apra «un dibattito serio sulla continuità o meno del modello scolastico che ci siamo dati negli scorsi decenni». Il malcontento, però, non è limitato ai docenti. «La situazione praticamente è la stessa dell’autunno 2004, anzi ancora peggiore perché gli studenti avevano detto chiaramente l’anno scorso che quelli erano gli ultimi tagli accettabili», dice Elena Nuzzo del neocostituito Movimento studentesco unitario (Msu, che raggruppa il Sindacato indipendente degli studenti e degli apprendisti, Sisa, e i diversi comitati studenteschi delle scuole post-obbligatorie). Il Msu dovrebbe prendere posizione sui tagli nel Decs al termine di una riunione in programma domenica. Elena Nuzzo, intanto, auspica che si riproduca quell’unità di intenti fra le varie componenti della scuola che contraddistinse la mobilitazione contro il preventivo 2004: «spero che da parte dei genitori ci sia una reazione come quella dello scorso anno in modo da poter riattivare una collaborazione con loro e con i docenti». Dal canto suo, la Conferenza cantonale dei genitori non si è ancora manifestata: «aspettiamo di conoscere i dettagli del preventivo 2005. Poi terremo una riunione del consiglio e in quell’occasione vedremo se prendere posizione e in quali termini», dichiara la presidente Francesca Bordoni-Brooks.

Pubblicato il

22.10.2004 02:30
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