Il 1° giugno partirà la campagna nazionale d’informazione rivolta a tutti gli inquilini affinché chiedano la riduzione della pigione. Il tasso ipotecario scenderà con ogni verosimiglianza nuovamente, ma le pigioni rimangono invariate, anzi, grazie a meccanismi perversi, tendono a costantemente aumentare. In media gli inquilini pagano il 40% di più di quel che dovrebbero, perché il loro affitto non è mai stato adeguato al ribasso del tasso ipotecario.


Non è poco, e a dirlo è uno studio autorevole della Banca Raiffeisen che proprio per queste affermazioni ha fatto scalpore. Non è più solo l’ASI che continua a ribadire che le pigioni sono di molto superiori al dovuto, è una banca, un istituto che in generale non ha fra le sue vocazioni quella di fare beneficenza, bensì affari. È qualcuno super partes che dice nero su bianco che «l’andamento dei costi degli affitti è già quasi allarmante» e gli affitti crescono senza sosta e sono anche «conseguenza di un diritto di locazione gestito in modo accomodante».
Parole pesanti che mettono in rilievo la realtà del mercato immobiliare, che si muove sempre e solo in virtù della legge del profitto. Finiti i tempi in cui la coesione sociale era un bene di cui si teneva conto, ora il guadagno e solo quello, continua ad essere il miraggio da inseguire, costi quel che costi. E di costi infatti ne crea anche allo Stato il caro-affitti, eccome, basti pensare a tutte e prestazioni sociali erogate che si basano fra l’altro sull’ammontare dell’affitto pagato dal beneficiario.


E gli inquilini? Troppo pochi sono stati quelli che hanno richiesto quanto spettava loro. Ci si poteva attendere un’estesa azione di richiesta di riduzioni, invece troppe le remore che frenano i locatari, prima fra tutte la paura della ritorsione e della disdetta. Esercitare un diritto è anche un dovere, verso sé stesso, la propria famiglia e anche verso lo Stato. Facciamolo, dal 1° giugno ci potrebbe essere una ragione in più, una possibilità in più di ottenere un risparmio di diverse centinaia di franchi l’anno. Somma da poter destinare allo svago, alla cultura, all’istruzione, a tante cose utili e importanti, alle quali forse da tempo si è dovuto rinunciare perché arrivare alla fine del mese era un’impresa e il sano orgoglio di vivere senza debiti imponeva di fare altre scelte e avere altre priorità.


Giù gli affitti quindi, perché ne possano beneficiare gli inquilini, le famiglie, gli anziani, i giovani. Giù gli affitti perché la coesione sociale è un bene prezioso che non si può barattare. Giù gli affitti perché lo Stato può così risparmiare fior di soldi, da reinvestire in altre azioni sociali, ad esempio in alloggi di cui si ha sempre più bisogno e che l’iniziativa lanciata dall’ASI/ASLOCA/SMV chiede a viva voce.

Pubblicato il 

24.05.17

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