È un 2008 davvero speciale quello che sta vivendo il sindacato Comedia che celebra quest'anno ben tre anniversari in una volta sola. Il 15 agosto di 150 anni fa i tipografi si erano resi protagonisti creando ad Olten per la prima volta in Svizzera un sindacato nazionale. Una prima anche a livello europeo. 25 anni dopo a Lucerna nasceva il sindacato che riuniva i lavoratori delle librerie che avevano deciso di unire le forze e organizzarsi per tutelare i propri diritti. Queste due storiche associazioni hanno infine deciso per la fusione 10 anni fa e con l'Unione svizzera dei giornalisti e l'Unione svizzera dei litografi hanno formato l'attuale Comedia, il sindacato dei media.
Un anniversario sindacale importante in un settore che come pochi altri ha subìto una trasformazione radicale negli ultimi 20 anni con l'avvento delle nuove tecnologie. Lo testimonia un semplice dato: nel settore delle industrie grafiche dal 1991 ad oggi sono stati persi ben 24mila posti di lavoro. E fra le professioni maggiormente colpite vi è sicuramente quella della storica figura del tipografo. Non è infatti raro – neppure ad area, perché questa pagina è creata propria grazie alla professionalità di un tipografo – sentire frasi del tipo "ai tempi del piombo…".
Già, perché quello che una volta era un mestiere manuale e sicuramente maggiormente valorizzato si è improvvisamente trasformato in una professione "davanti al computer". «È stata una rivoluzione senz'armi. Ma ha mietuto molte vittime», ci spiega nell'articolo che segue Gabriele Castori, sindacalista di Comedia e responsabile di settore nel canton Ticino che traccia bilanci e prospettive di un mestiere ancora in mutamento. Il settore delle industrie grafiche è infatti uno di quelli che ha pagato maggiormente lo scotto della rivoluzione tecnologica. Proprio in questi giorni e nell'anno del 150esimo giubileo Viscom, l'associazione padronale, è tornata all'attacco del contratto collettivo di lavoro – che ha già subìto un deterioramento importante – con la richiesta di nuove "flessibilizzazioni".

Gabriele Castori quali sono le sfide sindacali sul tavolo nel settore delle industrie grafiche in canton Ticino?
La sfida maggiore, anche alla luce delle difficile trattative in vista del rinnovo contrattuale (si veda il riquadrato a lato, ndr), è il mantenimento di un contratto collettivo di lavoro che abbiamo acquisito dopo anni di lotta. È una sfida che concerne tutte le regioni. Nel merito di questa negoziazione, e quelle future, dobbiamo inoltre lottare per il recupero dei trattamenti salariali che sono andati deteriorandosi negli ultimi 10 anni (si veda la tabella sopra, ndr) ripristinando in particolare una compensazione del rincaro.
A Sud delle Alpi abbiamo una situazione mediatica particolare con la concentrazione di diversi giornali e tipografie. Alcuni dicono che andiamo verso un ulteriore ridimensionamento del settore. Quali saranno le conseguenze per i lavoratori dell'industria grafica?
Il Ticino ha le proprie peculiarità: su un territorio ridotto troviamo diverse iniziative e una concorrenzialità molto alta. Oggi a queste aziende si affiancano nuovi settori come quelli della grafica che, a causa dell'evoluzione tecnologica, entrano in spazi che in un passato non troppo remoto erano di stretta competenza della tipografia. La situazione è fluida. È importante per tutti che i nuovi settori vengano regolamentati.
Che ruolo ha giocato e che ruolo sta giocando l'evoluzione tecnologica sul futuro di questo mestiere?
È stata una rivoluzione senza fucile. Ciononostante ha mietuto molte vittime. Negli ultimi 20anni sono spariti 24 mila posti di lavoro (erano 72mila nel 1991, nel 2007 sono 48mila, ndr). Forse non ci si è resi sufficientemente conto di cosa stava succedendo quando nel 1985 sono apparse le prime tecniche informatiche. In Ticino questa tecnologia è arrivata più lentamente, perché i costi iniziali erano molto alti, ma quando è arrivata il suo contraccolpo è stato duro. L'informatizzazione ha avuto degli effetti pesantissimi sul settore in termini di posti di lavoro, ma anche di una richiesta di nuova professionalità che ancora oggi è in continua mutazione. Le faccio un esempio: quando ero apprendista guardavo con ammirazione il collega 50enne e pensavo a quali sarebbero state le mie conoscenze una volta raggiunta quell'età. La realtà è che a 50anni ero io che dovevo chiedere informazioni agli apprendisti. Vede questa rivoluzione ha cambiato le carte del gioco.
Queste "vittime" dell'evoluzione tecnologica sono dovute alle difficoltà di aggiornamento o ad un'effettiva riduzione della mole di lavoro dovuta all'introduzione delle tecniche informatiche?
Le nuove tecnologie hanno sicuramente inciso. Il sindacato dei tipografi prima e Comedia dopo hanno sempre lottato affinché la formazione fosse democratica, che fossero cioè date le medesime opportunità a tutti. Questo non è sempre successo. Alcune imprese non hanno voluto investire sulla riqualificazione che era necessaria per continuare il lavoro; preferendo che i costi fossero assunti dalle istituzioni. Non a tutti i lavoratori sono state date le medesime possibilità. Bisogna anche ammettere che per alcuni lavoratori non è stato possibile passare da un lavoro che richiedeva una forte manualità ad un lavoro che si è spostato su uno schermo di computer.
Le trasformazioni non le hanno subìte solo i lavoratori, ma anche il vostro sindacato. Come avete dovuto reagire?
Ci siamo focalizzati ancora di più sulla formazione. Da sempre accanto alla tutela sindacale abbiamo affiancato il ruolo fondamentale che ha la formazione in questo mestiere. Abbiamo cercato di fare in modo che i colleghi potessero riqualificarsi. Una riqualificazione che per alcuni è stata angosciante. A 40-50anni per alcuni è stato un incubo dover rincorrere questa evoluzione. Dopo aver raggiunto una certa professionalità tutto è stato rimesso in discussione, e quelle che erano legittime pretese lavorative e impegni extra professionali sono stati messi a soqquadro da un ritorno sui "banchi".
L'associazione padronale del settore delle industrie grafiche, Viscom, ha chiesto a Comedia una maggiore flessibilizzazione dei tempi di lavoro e delle condizioni salariali nell'ambito del rinnovo del contratto collettivo di lavoro (si veda il riquadrato, ndr). Oggi nel settore il salario minimo è di 3'300 franchi lordi al mese, uno dei più bassi della Svizzera. Non è colpa anche del sindacato se si è in questa situazione?
Il settore ha pagato un prezzo alto, ancora una volta legato all'evoluzione tecnologica. Quello che era uno dei settori di punta a livello di difesa sindacale in materia di salari e condizioni lavorative ha avuto una regressione. Ognuno ha una parte di responsabilità in questo deterioramento. Le negoziazioni sono sempre un rapporto di forza fra le parti. Quando è avvenuta questa profonda mutazione nell'industria, nel settore si è anche insinuata una forte insicurezza. Non abbiamo saputo lottare insieme, perché umanamente ognuno ha cercato di difendere quello che aveva conquistato. Forse è questo il nostro maggiore fallimento.
Quale è il futuro per gli apprendisti di oggi?
Forse il peggio delle ristrutturazioni è superato, anche se purtroppo ancora oggi dobbiamo far fronte a continui licenziamenti. I giovani di oggi non avranno il problema di imparare a usare un nuovo mezzo, ma vi sono altri pericoli all'orizzonte. Per esempio la difesa di una professionalità che è intaccata da più parti. Troppi pensano che questo mestiere possa essere fatto da qualsiasi persona in grado di usare un computer. In realtà gli operatori professionisti del settore sono degli specialisti della comunicazione, ed è un ruolo che deve essere riconosciuto per questioni diverse, non ultima la qualità.

Pubblicato il 

17.10.08

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