Da cento paesi con mille culture

Nel dibattito svizzero sui musulmani, gli atti commessi da singoli individui sono spesso strumentalizzati per dimostrare una presunta inferiorità dell'Islam o la sua incompatibilità con le leggi svizzere. Questo genera una serie di discriminazioni nei confronti di persone la cui sola colpa è di essere musulmani.

Il 29 novembre si vota sull'iniziativa popolare contro la costruzione di minareti su tutto il territorio elvetico. In Svizzera, il dibattito pubblico sui mussulmani si è intensificato solamente negli ultimi anni, con l'aumento d'immigrati che professano questa fede e a seguito della situazione politica internazionale. Secondo uno studio condotto nel 2006 dalla Commissione federale contro il razzismo (Cfr), l'ostilità verso i musulmani è aumentata notevolmente a partire dagli anni novanta e si è aggravata dopo i fatti dell'11 settembre del 2001. I musulmani sono spesso vittime di pregiudizi e di un sospetto generalizzato di terrorismo, elementi che portano a discriminazioni di vario tipo nella vita di tutti i giorni e rendono difficoltose le relazioni interpersonali. Spesso i meccanismi di esclusione sono impercettibili, difficili da identificare e riguardano ambiti della vita nei quali solitamente la religione è marginale (ad esempio la ricerca di un posto di lavoro, la ricerca di un alloggio o l'ottenimento della cittadinanza), ma influiscono duramente sulla vita dei diretti interessati.
Chi sono questi musulmani che fanno tanta paura? Quanti sono e da dove vengono? La Svizzera sta veramente correndo un rischio di "islamizzazione", come paventano alcuni politici strumentalizzando la religione musulmana? Non sembrerebbe. Oggi in Svizzera si stima vivano attorno ai 340 mila musulmani (gli ultimi dati ufficiali sono quelli del censimento del 2000, che ne contava quasi 311 mila, cioè appena il 5 per cento della popolazione totale). Di questi, solamente il 10-15 per cento sono praticanti e quasi il 12 per cento sono cittadini elvetici (sia stranieri naturalizzati, sia svizzeri convertiti). Cifre ben lontane dal rappresentare una minaccia.
La maggior parte dei giovani musulmani, soprattutto gli immigrati di seconda generazione, vive la religione  più come una tradizione tramandata dalla famiglia che non una pratica di vita. Nonostante ciò, nel dibattito pubblico vengono anch'essi associati a pratiche religiose tradizionali, e identificati con matrimoni forzati, delitti d'onore e mutilazioni genitali. Questo perché spesso si pensa alla comunità islamica come una categoria omogenea di persone, quando invece non si tratta di una religione monolitica. I musulmani residenti nella Confederazione provengono infatti da un centinaio di paesi differenti e appartengono a diverse confessioni. Arrivano principalmente dai paesi della ex-Jugoslavia e dall'Albania, seguiti dalla Turchia e dai paesi arabi. Tutte regioni diverse tra di loro per lingua e cultura, diversità che si ritrovano in questa popolazione d'immigrati musulmani tutt'altro che omogenea e che s'identifica più nell'origine nazionale che non nell'appartenenza a una confessione.
Anche le motivazioni che li hanno spinti a emigrare sono diverse: conflitti politico-religiosi, motivazioni economiche e guerre. I primi ad arrivare sono stati gli arabi negli anni '60 e '70 che, spinti dai conflitti politico-religiosi nei loro rispettivi paesi, si sono stabiliti essenzialmente in Romandia.  Poco più tardi, sempre tra gli anni '60 e '70, a Basilea e Zurigo sono arrivati i lavoratori turchi (quando la Svizzera ha aggiunto il loro paese alla lista di quelli dove attingere manodopera), a questi si sono aggiunte mogli e figli qualche anno più tardi. E in fine c'è stato l'arrivo dei musulmani provenienti dalla regione dei Balcani, in seguito alle guerre che hanno coinvolto i loro paesi negli anni '90. La popolazione islamica residente in Svizzera si caratterizza quindi per:
•    una forte eterogeneità in termini di nazionalità, cultura e motivi di migrazione;
•    una preponderanza dell'Islam sunnita di origine europea (Balcani e Turchia);
•    una popolazione giovane, essenzialmente di origine straniera, concentrata nelle aree urbane.
La Commissione federale degli stranieri (Cfe), ha intervistato nel 2005 alcuni musulmani residenti in Svizzera, per capire in che modo vivano la loro fede in questo paese.
Tutti gli interrogati concordano sul fatto che sia possibile e facile poter praticare la loro religione rispettando le leggi svizzere (cosa messa in dubbio a più riprese da alcuni esponenti politici). Secondo lo studio del 2006 della Cfr, le persone di fede islamica sono fortemente discriminate nelle procedure di naturalizzazione, spesso con motivazioni di presunta incompatibilità tra il fatto di essere svizzeri e quello di essere musulmani. In realtà, sempre secondo la Cfr, i musulmani vivono l'ottenimento della cittadinanza elvetica come un passo verso l'adattamento alle norme svizzere, e non come uno strumento per difendere delle cause legate alla propria religione o per imporre un'islamizzazione del paese (come paventato invece da alcuni partiti in occasione della votazione sulle naturalizzazioni agevolate nel 2004).

Fra ostilità e razzismo

L'intolleranza nei confronti dei musulmani presentano caratteristiche analoghe in tutta Europa. In Svizzera, quest'ostilità si esprime spesso con affermazioni di stampo razzista, ma raramente con attacchi violenti.

L'ostilità verso le persone di fede islamica è aumentata a partire dagli anni '90, ma era presente anche prima e si basa essenzialmente su stereotipi e pregiudizi legati alla religione musulmana, vissuta come un'ideologia aggressiva e che non rispetta i diritti della donna. Dopo gli attentati dell'11 settembre del 2001, questi stereotipi si sono rinforzati.
Se le discriminazioni quotidiane nei confronti di persone di fede islamica sono spesso sottili e difficili da identificare, i casi di affermazioni razziste raccolti da Hans Stutz, giornalista e osservatore dell'estrema destra svizzera, sono parecchi. Stutz spiega che si tratta essenzialmente di discorsi a matrice razzista da parte della destra conservatrice «Non si tratta di un fenomeno che riguarda particolarmente l'estrema destra in Svizzera, ma piuttosto partiti conservatori e nazionalisti, come l'Udc. Questi trasmettono l'immagine di un islam aggressivo, che vuole conquistare il mondo e non rispetta i diritti della donna– prosegue Stutz – è però strano sentire dei partiti conservatori, che non si sono mai battuti per i diritti delle donne, fare discorsi di questo genere». Dopo gli attentati alle torri gemelle, la frequenza di questo tipo di discorsi è aumentata, ma non è cambiato il loro contenuto, che si basa essenzialmente sul parallelismo fra islam, islamismo e terrorismo.
Dopo i fatti del 2001, di fronte alle crescenti accuse di terrorismo e al clima di sospetto nei loro confronti, i musulmani hanno cambiato atteggiamento nelle loro posizioni pubbliche. Nella comunità musulmana svizzera si è cominciato a discutere di lotta al terrorismo, integrazione, cittadinanza e del valore della religione in Europa. Oltre ai rappresentanti delle comunità religiose, hanno cominciato ad esprimersi pubblicamente anche i musulmani laici.
Gli atti di razzismo nei confronti di persone musulmane in Svizzera restano però, almeno per ora, limitate ad affermazioni «I casi di attacchi violenti a persone o luoghi legati all'islam sono molto sporadici – continua Stutz – ne ricordo in particolare uno, un paio di anni fa, in una moschea a Glarona. Nel 2009, per il momento non ne ho registrato nessuno, ma non escludo che con l'avvicinarsi della votazione del 29 novembre qualcuno possa commettere un atto di questo tipo».   



Pubblicato il

06.11.2009 01:00
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