Dalle piazze idee per un’altra Italia

Le proposte dallo sciopero generale per uscire dalla crisi

La trojka ordina tagli alla spesa, giù le pensioni, nuovo blocco di salari e turnover per i dipendenti pubblici, sforbiciate a sanità e istruzione. Renzi, premier italiano alla guida del semestre europeo (ma chi se n’è accorto?), esegue. Ci sarà una ragione se continua il crollo della domanda interna? Disoccupazione sopra il 13%, sarebbe più alta se fosse già operativa la nuova disciplina degli ammortizzatori sociali, un giovane su due è senza lavoro.

 

80 mila italiani, soprattutto giovani diplomati e laureati sono fuggiti all’estero in pochi mesi e persino il flusso dei migranti è sceso, neanche chi fugge da fame, guerre e dittature è attratto dall’Italia. Le fabbriche chiudono, per crisi e per furbizia padronale si trasferisce altrove il lavoro, in molti casi si va a pagare le tasse all’estero dove conviene, dopo aver spremuto lo stato italiano con sussidi e sgravi. Prima la Fiat e poi, probabilmente, il fior fiore del made in Italy: la Ferrari.


E sapete perché gli imprenditori stranieri non vengono in Italia? Forse perché la corruzione dilaga, le mafie proliferano e Roma corrotta infetta l’intera nazione? Perché la burocrazia frena il business? Ma no, se il Belpaese non è attraente per gli imprenditori stranieri (salvo arrivare in veste di colonizzatori per mangiarsi acciaio e alluminio) è perché c’è lo Statuto dei lavoratori che costringe i padroni – già liberi di licenziare collettivamente – a riprendersi al lavoro coloro che secondo i giudici sono stati licenziati ingiustamente; i poveretti (sempre i padroni) non possono controllare a distanza con ogni tecnologia i propri dipendenti, né sono liberi di demansionarli (trasformando un ingegnere aeronautico in inserviente).


Ma adesso con il “Superman” fiorentino tutto cambia, a partire dallo smantellamento dello Statuto, così i precari senza il gravame dei diritti diventeranno appetibili, e i giovani potranno scalzare gli anziani dalle loro comode cadreghe per sistemarsi su uno strapuntino.


La Fiom e la Cgil chiedevano di ridurre al minimo le forme contrattuali? Detto fatto, Renzi ne aggiunge alle 45 precarizzanti già esistenti una nuova che si chiama contratto a diritti crescenti.


È per tutte queste ragioni che lo sciopero generale del 12 dicembre – promosso dalla Fiom, poi fatto suo dall’intera Cgil e infine con l’adesione della Uil e persino dagli ex-fascisti dell’Ugl – è andato molto bene nell’industria così come in sanità, scuola, servizi e trasporti (il ministro Lupi è stato costretto a rimangiarsi la precettazione fascista dei ferrovieri).


54 città si sono riempite per la protesta di lavoratori, pensionati, studenti, precari, disoccupati, sfrattati. 54 piazze che chiedevano un’altra politica, uno sviluppo socialmente e ambientalmente compatibile, possibile andando a prendere i soldi dove sono: dai ricchi, dagli evasori, dalle grandi opere utili solo al malaffare. Trasformando in welfare i 13 miliardi destinati ai bombardieri F35. Ridisegnando il Quarto stato di Pellizza da Volpedo con gli sfruttati e i disperati di oggi in prima fila.


E la politica? Qualcuno, dirigente di quello che una volta si chiamava partito di lotta e di governo, si è fatto vedere nei cortei per prendere le distanze da Superman, ma quando, come nel caso di D’Alema, è stato fischiato da chi non dimentica la bicamerale con Berlusconi e le bombe intelligenti sulla Jugoslavia, ha spiegato che non stava manifestando contro Renzi, stava solo attraversando la strada. La politica si è dissolta, se si vuole cercare di ricostruirla bisognerà ripartire da queste 54 piazze.

Pubblicato il

18.12.2014 15:48
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