Diamo a Dio quel che è di Cesare

Lo dico a malincuore ma lo dico: non bisogna necessariamente guardare a paesi a noi lontani con sufficienza e aria di superiorità. Alle volte c'è del buono anche in culture a noi estranee e quel buono lo dobbiamo far nostro. Qui voglio infatti portare all'attenzione dei miei lettori un fulgido esempio di civiltà di cui tanto si è discusso nelle scorse settimane: la storia della "lapidanda" iraniana. Il crimine che ha commesso è uno di quelli odiosi, ha cornificato il marito. Non facciamo gli ipocriti: nessuno avrebbe voglia di essere lo zimbello di tutti i frequentatori dei bar di Teheran o dei kebab take-away (secondo la dicitura persiana). Comunque non voglio neppure entrare nel merito della questione perché siamo tutti d'accordo sul fatto che le adultere meritino lo sterminio. Ma passiamo dal delitto alle pena. Si è molto ciarlato sulla presunta barbarie della punizione, la lapidazione appunto. Ora – posta la evidente giustezza ed equità della pena di morte in casi simili – cosa c'è di male a prendere qualcuno a sassate? È una punizione sostenibile dal punto di vista ambientale (se dovesse importarcene un fico o un dattero). Le pietre sono una fonte rinnovabile in una sassaia come l'Iran e, a patto di non importarle da Taiwan, sostengono l'economia locale. Inoltre lanciare pietre è una disciplina sportiva, pensate per esempio al nostro glorioso Unspunnen. D'accordo, finora non lo abbiamo mai scagliato addosso a nessuno ma potrebbe essere un'idea.
Il nocciolo della questione però è un altro. L'Iran è una teocrazia quindi la giustizia se l'amministra secondo leggi tratte dai suoi testi sacri. Il che determina una chiarezza cristallina e mette potenti argini a ogni disquisizione e ponderazione della colpa. È fantastico: hai fatto così, ti puniamo così. Senza star lì a cavillare troppo. Non ditemi che a noi non servirebbe un po' di ordine e il passato ci aiuta visto che abbiamo una bella tradizione a cui attingere. Pensate solo alla estrema semplicità e lucidità della massima "occhio per occhio, dente per dente". Basterebbe applicare fedelmente questo principio. Come si tradurrebbe dunque il caso iraniano da noi? Tua moglie ti ha tradito? Allora tradiscila anche tu, allo stesso modo e la questione è risolta.
Chiaro che prendere a codice di legge l'Antico Testamento può avere anche delle controindicazioni. Se pensiamo per esempio alle norme alimentari ci vedremmo costretti a rinunciare alle luganighe suine però guadagneremmo le cavallette che figurano, con buona pace di tutti i gourmet, tra i cibi consentiti.
Insomma se vogliamo finalmente una società ordinata su sani, rigorosi e solidi principi morali dobbiamo essere pronti a qualche sacrificio, eventualmente anche a qualche crociata. Con in poppa il vento impetuoso di un ritorno alla moralità è già salpato il veliero dell'Utc, l'Unione Teocratica di Centro, di cui sentirete ancora molto parlare. Viene dal passato ma sta arrembando il futuro.

Pubblicato il

24.09.2010 14:00
Flavia Parodi
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