Dove la solidarietà è di casa

Un intero paese dietro la sua fabbrica, con i suoi operai. Lo sciopero alla Boillat ha scosso Reconvilier. Il tranquillo paese del Giura bernese, 2’300 abitanti, conosce un fervore mai visto prima da quando un mese fa gli operai dello stabilimento Swissmetal hanno incrociato le braccia. Nella snervante attesa di sviluppi a livello negoziale che tardano a concretizzarsi (vedi box accanto), e accanto alle grandi manifestazioni di piazza, è fiorita una moltitudine di “piccole” iniziative di solidarietà che hanno visto protagonisti numerosi (anonimi) abitanti di Reconvilier e dei dintorni: donne che portano le torte agli scioperanti, panettieri che li riforniscono gratuitamente di pane, commercianti che versano nel fondo di solidarietà parte dei loro incassi, e così via. Di quest’impressionante slancio di solidarietà area ha parlato con Pierre-Alain Némitz, da 33 anni segretario comunale di Reconvilier, e con Hélène Hofmann, madre del titolare dell’unica panetteria-pasticceria del paese che gratuitamente sforna pane per gli operai in sciopero e produce delle tavolette di cioccolata “solidali” apprezzate anche oltre i confini del Giura bernese. «Ci alziamo il mattino e ci pensiamo; ci corichiamo la sera e ci pensiamo». Da un mese a questa parte lo sciopero alla Boillat è il pane quotidiano di Hélène Hofmann. La madre del titolare della “storica” panetteria-pasticceria-confetteria-tea-room di Reconvilier fondata nel 1882 dice ad area che al bancone del negozio, o fra i tavolini del tea-room, «non si fa altro che parlare della Boillat, tutto il giorno». «Si discute con le compagne, con le mogli, con i famigliari degli operai: è un po’ come fare dell’umanitario», ironizza. La signora Hofmann vive questo sciopero con «una grande tristezza». Prima di essere clienti, i famigliari degli operai della Boillat sono infatti vicini, conoscenti e in molti casi amici degli Hofmann. La storia della loro panetteria-pasticceria e quella della fabbrica si sono sempre intrecciate. Non poteva che essere così. Anche perché il negozio si trova al numero 26 della Grand-Rue, a scarsi 150 metri dalla Boillat. Inoltre, da qualche tempo, quella degli Hofmann è l’unica panetteria rimasta a Reconvilier. Hélène Hofmann è impressionata dal calore umano che gli operai della Boillat in sciopero hanno saputo ravvivare nel paese e nei dintorni. Fra le tante, anonime manifestazioni di solidarietà cui ha assistito in queste settimane ne cita una: «una signora disoccupata giorni fa ci ha mandato una lettera mettendo nella busta un biglietto da 10 franchi: non sapeva dove versarli, ci aveva visti alla televisione e così ha pensato di rivolgersi a noi». La solidarietà con gli operai in sciopero è «incredibile» e accomuna «tante persone semplici», spiega la signora Hofmann. Ognuno a suo modo dà man forte. E il villaggio del Giura bernese, solitamente placido, in poche settimane si è trasformato in un luogo dove «succedono un sacco di cose». Nella panetteria-pasticceria Hofmann la solidarietà non passa solo dalle parole. «Tutti i giorni gli operai passano a prendere il pane fresco: glielo diamo gratis, 3, 4 o 5 chili al giorno, a dipendenza dei bisogni. E la sera, quando chiudiamo, portiamo alla fabbrica tutto quello che non abbiamo venduto ma che è ancora fresco: i dolci, i sandwich, ecc.». «Un po’ di tutto, ma sempre fresco: mai, mai, mai qualcosa del giorno prima, mai», sottolinea Hélène Hofmann. Suo figlio Olivier, artigiano panettiere-pasticciere che nel ’99 si laureò campione europeo, è l’inventore delle tavolette di cioccolata “solidali” che stanno riscuotendo notevole successo, e non solo a Reconvilier. Le tavolette, da 100 grammi, sono in vendita a 10 franchi l’una (per ordinarle telefonare allo 032 481 21 13): nove vanno agli operai in sciopero, uno resta agli Hofmann per coprire parte del costo del cioccolato. Cioccolato fatto in casa: al latte, amaro, alle mandorle. Sulla faccia superiore delle tavolette, patinata con un velo di cioccolato bianco, sono impressi degli slogan zuccherati: “Un coup de barre? La Boillat et ça repart!” («per dire che se la Boillat riparte, tutto andrà bene», spiega la signora Hofmann); “La Boillat, des produits de qualité” (“La Boillat: dei prodotti di qualità”); “La fonderie de Reconvilier c’est comme le chocolat suisse: un savoir-faire centenaire qui ne peut être délocalisé sans perdre sa qualité” (“La fonderia di Reconvilier è come il cioccolato svizzero: un savoir-faire centenario che non può essere delocalizzato senza perdere la sua qualità”). «Abbiamo spedito le tavolette in tutta la Svizzera. Ci ha telefonato un fiduciario che ne voleva 40, e come lui molte altre persone a titolo personale. Mai avremmo pensato di doverne fare tante: mio figlio passa delle ore a preparare il cioccolato», dice Hélène Hofmann. In questo modo, in due settimane di produzione gli Hofmann hanno versato 12 mila franchi agli scioperanti della Boillat. E la produzione continuerà «fintanto che vi sarà una richiesta: ancora oggi [lunedì, ndr] ne abbiamo vendute un bel po’». Per ora nessun altra dolce novità nella panetteria-pasticceria di Reconvilier. «Con tutto questo cioccolato non riusciamo quasi più a fare altro», scherza la signora Hofmann. Che spera «di tutto cuore» che gli operai della Boillat possano presto tornare al lavoro: «sono motivati, vogliono tornare a lavorare, ma senza questo padrone, senza questa persona che ha mentito loro per così tanto tempo». L'agitazione continua Tutto lasciava supporre che mercoledì sarebbe stato l’ultimo giorno di sciopero alla Boillat di Reconvilier. Lunedì sera Rolf Bloch, il mediatore nominato dal ministro dell’economia Joseph Deiss, si era detto ottimista. Perdipiù, dopo la dichiarazione in senso contrario rilasciata al bernese Bund, il direttore generale di Swissmetal Martin Hellweg aveva dovuto accettare che nell’ultima versione del protocollo di mediazione elaborata da Bloch fosse iscritto che la sorte dei 21 quadri licenziati sarebbe stata regolata in sede negoziale. Mercoledì pomeriggio invece il protocollo di mediazione non è nemmeno stato messo ai voti. «Un punto per noi molto importante doveva essere chiarito. Senza questo chiarimento era impossibile presentare la proposta di mediazione del signor Bloch al personale», dice ad area il presidente della rappresentanza del personale Nicolas Wuillemin che si rifiuta di entrare in dettagli. Rolf Bloch è pertanto stato invitato a chiarire il punto in sospeso in modo che i negoziati possano finalmente cominciare. Impazienti di tornare al lavoro per rispondere alle richieste di clienti sempre più esasperati ma anche decisi a non farsi ingannare da nuove promesse, gli operai della Boillat si ritroveranno domani, giovedì [ieri per chi legge, ndr], 30esimo giorno di sciopero, per decidere se ricondurre l’agitazione o riprendere il lavoro. sg Comunione di spirito Pierre-Alain Némitz è segretario comunale di Reconvilier da 33 anni. Quando assunse la carica, negli anni ’70, il settore orologiero era in piena crisi: «Ho vissuto la chiusura di tutta una serie di fabbriche – dice ad area –. Reconvilier in due, tre anni perse tra i 300 e i 400 posti di lavoro. Ma la gente capiva: era chiaro che l’orologeria era malata, e che diverse imprese dovevano chiudere perché non producevano pezzi di qualità». Oggi, a differenza di allora, la gente di Reconvilier, dei dintorni e dell’intero arco giurassiano non capisce. Nessuno riesce a credere che la Boillat non abbia un avvenire, anzi: «i prodotti che fanno la gloria di Swissmetal non sono quelli di Dornach né di altrove, sono quelli di qui. Siamo di fronte a un imbroglio pseudo-industriale, alla manifestazione di un capitalismo puro e duro che non ha più nulla a che vedere con l’industria», tuona il segretario comunale. Che si dice «nauseato» dalle parole di poca o nulla sostanza pronunciate domenica dagli schermi della Tsr dal ministro dell’economia Joseph Deiss: «quando sentiamo certi consiglieri federali lavarsi le mani, fare i Ponzio Pilato, ci si può chiedere se abbiamo uno Stato con un governo o solo degli amministratori». Per descrivere l’incredibile solidarietà tra gli abitanti della regione e gli operai della “loro” fabbrica, Pierre-Alain Némitz parla di «comunione di spirito». Un sentimento comune di difesa e di rivolta di fronte a un attacco che finanzieri d’assalto hanno sferrato «al cuore di Reconvilier». La solidarietà «è totale», ha contagiato «tutti i settori: dagli agricoltori ai commercianti, dai politici alle singole persone». «Adesso – osserva – tutti hanno capito che gli operai della Boillat non si battono per ottenere degli aumenti salariali o dei vantaggi materiali, ma per opporsi all’ingiustificato smantellamento di un’impresa che è sempre stata redditizia». Gli impiegati del Comune finora non hanno dovuto sobbarcarsi ore supplementari di lavoro a causa dello sciopero. Ma le cose potrebbero presto cambiare: «dovremo cominciare a rispondere alle inquietudini del personale della fabbrica che si trova confrontato a problemi finanziari e sociali di diversa natura», spiega Némitz. Come hanno fatto altri Comuni della regione, anche Reconvilier ha sostenuto finanziariamente (con un contributo di 3 mila franchi) gli scioperanti. Inoltre, una settimana fa ha aperto un conto alla Banca cantonale di Berna per rispondere alle numerose sollecitazioni di donatori – soprattutto pubblici – che desiderano sostenere il personale in sciopero della Boillat. Una cinquantina le richieste di cedole di versamento pervenute nella sola giornata di lunedì all’indirizzo di posta elettronica del comune (reconvilier@bluewin.ch). Il conto aperto dal Comune di Reconvilier (Bcbe, conto n° 20 258.216.1.64; Ccp della banca: 30-106-9, menzione “Fonds solidarité Boillat”) va ad aggiungersi al fondo di solidarietà gestito dal sindacato Unia (conto n° 25-15205-0, Sindacato Unia, menzione “Fonds de grève Boillat”). sg

Pubblicato il

24.02.2006 01:00
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