Dumping, Zurigo non si muove

Lunedì 17 gennaio, ore 8.15. Al parlamento cantonale di Zurigo la presidente Emy Lalli dichiara aperta l’86.ma seduta dell’attuale legislatura, che si protrarrà fino alle 12.05. I temi all’ordine del giorno sono numerosi e vari. Nella seconda parte della mattinata si apre il dibattito sul postulato urgente, con il quale il socialista Hansruedi Schmid chiede che vengano decise sanzioni contro il lavoro nero ed il dumping salariale. L’imprenditore che viola le prescrizioni in vigore, recita la proposta di Schmid, dovrebbe essere iscritto su una lista nera e per un anno venir escluso dalle gare d’appalto. Il governo cantonale respinge tale proposta, da un lato, perché già oggi la normativa sugli appalti prevede l’esclusione dall’aggiudicazione in caso di gravi violazioni; dall’altro, perché l’attuazione dell’idea della lista nera urta contro problemi pratici, per esempio in relazione alla protezione dei dati. La presentazione di un tale postulato, che oltretutto l’assemblea parlamentare aveva dichiarato urgente, ed a prescindere dal parere espresso in merito dal Consiglio di stato, significa chiaramente che il problema del lavoro nero e del dumping salariale nel canton Zurigo è grave e presente. E se le cose stanno così, vuol dire che le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone non vengono messe in pratica con la necessaria efficacia. Il dibattito parlamentare – che comunque ha avuto luogo anche se, dalla posizione assunta dall’Esecutivo, l’esito poteva apparire scontato – ha preso il via con la motivazione che il deputato Schmid ha voluto dare al suo postulato. L’argomentazione del governo è debole, ha detto Schmid, poiché l’esclusione dagli appalti è molto difficile da realizzare. L’approvazione del postulato darebbe al Consiglio di stato l’occasione per elaborare finalmente misure incisive. Nella discussione che ne è seguita le opinioni sono apparse subito contrapposte. Da un lato, i verdi, gli evangelici ed i democristiani, schierati a fianco dei socialisti a sostegno del postulato Schmid; dall’altro, i radicali e l’Udc a dire che non ce n’è alcun bisogno. Tra gli ecologisti, uno ha apertamente accusato il governo cantonale di «chiudere gli occhi davanti alla crescita del numero delle violazioni, le quali danneggiano complessivamente la concorrenza». Al centro, un deputato del partito evangelico ha sottolineato come la base formale per i controlli esiste già; e se non si procede vuol dire che il governo non prende sul serio questo suo compito. Un altro deputato del Pdc ha parlato di una «lunga passione» del problema del lavoro nero, con le cui conseguenze non si è mai proceduto a fare i conti. «La passività del canton Zurigo è sorprendente», ha continuato, dal momento che gli abusi danneggiano il relativo settore economico e le sanzioni non sono affatto incisive. A destra, i deputati del Prd e dell’Udc hanno replicato a modo loro. Un deputato radicale ha detto che non è vero che nel canton Zurigo non vengono effettuati controlli sui cantieri: il postulato Schmid si basa su premesse sbagliate. È troppo presto per trarre delle conclusioni: la richiesta d’intervento è un espediente tattico dei sindacati per influenzare i negoziati bilaterali. Anche un rappresentante dell’Udc ha ripreso l’accusa ai sindacati di voler conseguire maggiori possibilità di condizionamento. Secondo questo signore le disposizioni legali già esistenti bastano, ed ulteriori controlli «non hanno senso per i datori di lavoro». Così dicendo, questo deputato dell’Udc si mostra “più realista del re”, dal momento che in un’intervista apparsa sul Tages-Anzeiger proprio il giorno successivo, Ueli Forster, presidente di Economiesuisse (la maggiore organizzazione imprenditoriale svizzera), affermava che le misure d’accompagnamento alla libera circolazione delle persone sono «una necessità assolutamente sopportabile», e che l’Udc con la sua opposizione «su questo punto non ha reso finora un servizio all’economia svizzera». Le repliche sono venute ancora da un democristiano, secondo il quale sostenere il postulato Schmid «è una necessità assoluta», e dal socialista Yves de Mestral. Quest’ultimo ha sostenuto che, contrariamente a quanto si dice, le cifre sugli abusi esistono; ed è «incomprensibile che il governo si nasconda dietro le norme sulla protezione dei dati». In definitiva, sono gli stessi imprenditori a riconoscere che sanzioni più rigorose ostacolano la concorrenza sleale. La consigliera di stato Dorothée Fierz, che aveva seguito il dibattito per conto dell’esecutivo, ha cercato di difendersi dall’accusa di prendere il problema alla leggera e di negare la realtà. Alla fine, il postulato Schmid è stato ugualmente respinto con 83 voti contro 77; ma rimane viva l’impressione, soprattutto a sinistra, che sia la consigliera di Stato Rita Fuhrer, capo del Dipartimento cantonale dell’economia, a condurre una politica molto più vicina alla linea del suo partito, l’Udc, che agli interessi generali dell’economia e del cantone. box Remo Schädler, lei è il segretario del sindacato Unia regione Zurigo e Sciaffusa: esiste a Zurigo un problema di applicazione delle misure d’accompagnamento alla libera circolazione? Sì, certo. In concreto succede che abbiamo molte ditte che danno lavori in appalto a ditte più piccole; queste assumono persone all’estero, in Germania, che non lavorano in nero ma magari per un salario troppo basso. Quanti di questi casi di dumping salariale avete riscontrato? Al momento non posso dirlo esattamente, ma da dicembre continuiamo a ricevere segnalazioni. In media ci viene segnalato un caso al giorno. E cosa fanno le autorità? Poco. La responsabilità è della signora Fuhrer, capo del dipartimento cantonale competente, che dovrebbe ingaggiare un maggior numero di controllori, e non lo fa. Perché, secondo lei? Perché la signora Fuhrer è dell’Udc, un partito che è contro i bilaterali e che vuole dimostrare che tali accordi danneggiano gli svizzeri. Per questo lei non vuole che si facciano i controlli. Quanti controllori ci sono nel canton Zurigo? Uno solo. E la Commissione tripartita, cosa fa? Funziona? Al momento non funziona molto bene. Ma a Zurigo il grande problema è che il consigliere di stato responsabile, la signora Fuhrer, non fa un passo per introdurre questi controlli. Ma è solo colpa di Fuhrer? Il padronato cosa ne pensa? Le ditte normalmente sono favorevoli a che vi siano questi controlli. Bisogna comunque dire che nei settori in cui ci sono i contratti collettivi abbiamo altre possibilità di controllo con le commissioni paritetiche. Come pensa di reagire il sindacato Unia a questa situazione? Stiamo preparando per il 1° febbraio una giornata d’azione in tutta la Svizzera, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità sulla necessità di ampliare e rafforzare i controlli sulla libera circolazione. In questa cornice, qualcosa sicuramente si farà a Zurigo. Ma il programma è ancora in via di preparazione.

Pubblicato il

28.01.2005 01:00
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