Dumping, a ciascuno il suo

“Niente dumping salariale e sociale”: si può riassumere così il rapporto del Segretariato di Stato dell’economia (Seco) in riferimento ai primi 6 mesi di libera circolazione delle persone. Nessuna invasione del mercato rossocrociato e nessuna corsa al ribasso dei salari dei lavoratori, sia di quelli indigeni che di quelli provenienti dai 15 “vecchi” paesi dell’Unione europea, anche se il Seco ammette che le infrazioni non sono mancate. Il Ticino risulta ai primi posti della classifica cantonale: uno degli alunni che si impegna di più, insomma. Eppure leggendo fra le righe del rapporto di un centinaio di pagine si scoprono delle “anomalie” notevoli. Non solo fra cantoni, ognuno con il suo peso e la sua misura, ma anche fra i quaderni dei primi della classe. Ticino compreso in cui uno solo dei sei ispettori, e quello non del Cantone, ha fatto il 93 per cento dei controlli. Con il primo giugno del 2004 è entrata in vigore la seconda fase dell’accordo della libera circolazione delle persone che prevede pari opportunità di accesso al mercato del lavoro elvetico per i lavoratori indigeni e per la manodopera estera. Parallelamente sono state introdotte misure di accompagnamento volte ad evitare il dumping salariale e sociale. Il Seco ha pubblicato venerdì un proprio rapporto sui primi sei mesi di bilaterali I. In questo periodo i lavoratori temporanei – che rimangono in Svizzera meno di 90 giorni e che da giugno non sono più soggetti all’obbligo di permesso ma di una semplice notifica – sono stati 40 mila. In totale, si legge ancora nel rapporto del Seco, i controlli effettuati dall’insieme dei Cantoni, chiamati a rapporto dalla speciale task force messa in piedi da Joseph Deiss nell’autunno scorso, sono stati 3’500 e hanno riguardato 14 mila persone. Le infrazioni registrate nel corso di questi 3’500 controlli sono state in totale 812, circa il 6 per cento sul numero totale di lavoratori temporanei entrati in Svizzera, conclude il seco. Non molti quindi, ma «in realtà sono molti di più» ci ha detto il copresidente del sindacato Unia Vasco Pedrina al termine di un incontro dell’Unione sindacale svizzera per fare un proprio punto della situazione sui bilaterali I. Ma ciò che è veramente interessante nelle cifre fornite dal Seco è il confronto fra i vari Cantoni. Dalla tabella in pagina si vede che la situazione non è per nulla “omogenea” e tranquilla come si vorrebbe far credere. Ogni alunno si è impegnato in maniera diversa in questo primo semestre. Ci sono cantoni che si sono impegnati molto più di altri, come Ticino, Vaud e Basilea campagna mentre altri arrancano parecchio dietro i primi della classe. Fra i più virtuosi lo stesso seco annovera il canton Ticino con i suoi 501 controlli (anche se a differenza di Basilea campagna ha inflitto molte meno sanzioni, una sola, per rapporto al numero di infrazioni appurate). Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare; è vero che il Sud delle Alpi si è premurato più di altri ma un dato stride fortemente: l’ispettore del lavoro, quello dell’Associazione interprofessionale di controllo che fa capo a 17 commissioni paritetiche del ramo dell’edilizia, ha effettuato da solo 468 notifiche per lavoratori distaccati e indipendenti mentre i 5 ispettori assunti dall’autorità cantonale ne hanno fatti 33. Uno al mese per ciascuno di loro. Come è possibile? Le spiegazioni sono diverse e fra queste, come si capisce dalle risposte dell’Ufficio dell’ispettorato del lavoro alle nostre domande (vedi articolo sotto), è che laddove non c’è contratto collettivo di lavoro – come nei 17 rami coperti dall’ispettore Aic Bruno Zarro – la procedura non è per nulla chiara. Dove non esistono contratti di obbligatorietà generale non esiste, ad esempio, alcun minimo salariale e finora la Commissione tripartita non si è pronunciata su alcun abuso che riguarda i settori senza Ccl. A questo scopo l’Istituto di ricerche economiche della Svizzera italiana sta affinando un modello che permette di verificare quando un salario è abusivo, cioè molto al di sotto per rapporto a quello del mercato. Interpellato da area Bruno Zarro da parte sua ci ha detto: «Io faccio solo il mio lavoro, ricevo le notifiche dall’Ufficio manodopera estera e cerco di fare il massimo per controllare. Sono stato assunto per questo motivo. Finora ho potuto verificare circa il 40 per cento delle notifiche, c’è chi mi chiede di arrivare al 100 per cento. Mi muovo, vado sui cantieri, mi faccio vedere. È importante far capire che c’è chi controlla». Da solo ha fatto la maggior parte dei 501 controlli che contribuiscono a mettere sul podio il canton Ticino. E gli altri ispettori cosa fanno? Come mai in Ticino su 118 infrazioni si è data una sola sanzione? Nell’articolo sotto rispondono i diretti interessati. Gli abusi sono molti di più Martedì scorso – pochi giorni dopo la pubblicazione del rapporto del Segretariato di Stato dell’economia (Seco) sui primi sei mesi della libera circolazione delle persone – l’Unione sindacale svizzera (Uss) ha organizzato un incontro fra i rappresentanti delle varie Commissioni tripartite cantonali per fare un proprio primo bilancio e discutere le cifre fornite dal Seco. «I dati sui controlli che sono stati pubblicati non ci convincono. Il Seco parla di un 6 per cento di abusi, secondo noi questo è davvero la punta dell’iceberg. In realtà, sul terreno la percentuale è più alta», ci ha detto il copresidente del sindacato Unia Vasco Pedrina appena al termine dei lavori. Quindi i sindacati non sono soddisfatti? «Cerchiamo di fare una valutazione differenziata – precisa Pedrina –. Nella pratica si sono fatti progressi laddove ci sono contratti collettivi di lavoro, ma dove non c’è questo strumento di protezione del lavoratore c’è ancora molto da fare. Ad esempio nel trasporto o nel settore della vendita, o ancora in quello delle pulizie si è parecchio indietro. Ci sono anche altri problemi di ordine pratico, alcuni delegati si lamentano ad esempio di notifiche che non precisano a dovere l’ubicazione dei lavoratori distaccati. In queste condizioni non si possono fare controlli». Inoltre, come mostra anche la tabella pubblicata in pagina, la differenza fra la “sensibilità” delle varie autorità cantonali nell’applicazione delle misure d’accompagnamento ai bilaterali I è difforme: «Non siamo contenti neppure del comportamento di alcuni Cantoni – sottolinea Vasco Pedrina –. Ginevra, Ticino, Basilea Campagna e Berna sono cantoni positivi, che si impegnano davvero e sono i più avanzati. In altri cantoni le cose sono preoccupanti. Come a Zurigo, dove l’Udc che è al dipartimento delle finanze mette il freno ai controlli. Ma anche Appenzello, Sciaffusa che è cantone di confine e Glarona sono da annoverare fra quelli che non fanno volentieri i compiti. Poi ci sono gli altri in una via di mezzo. C’è da lavorare e noi continueremo a fare pressione, questo non toglie però il fatto che comunque le acque si sono mosse. Anche il clima di lavoro all’interno della task force voluta da Deiss, che si occupa dei bilaterali, è migliorato». L’Uss intanto ha annunciato che per la fine di questo mese pubblicherà un proprio rapporto su questo primo concitato periodo della libera circolazione delle persone. Controlli mirati o a tappeto? L’Ufficio dell’ispettorato del lavoro del canton Ticino dispone di 5 ispettori. Guardando la tabella del rapporto del segretariato di Stato dell’economia (Seco, vedi sopra) risulta che nei primi sei mesi della libera circolazione delle persone questo ufficio ha condotto 33 controlli mentre l’ispettore dell’Associazione interprofessionale di controllo (Aic) ne ha fatti da solo 468. Come è possibile che ci sia questa enorme differenza? All’Ispettorato del lavoro ci spiegano che gli ispettori cantonali sono ispettori in “generale” e con un’ampia formazione: non si occupano unicamente dei controlli che riguardano i bilaterali. Essi sono competenti in materia di applicazione della Legge federale sul lavoro, del controllo degli orari in generale, della prevenzione degli infortuni, della chiusura e apertura dei negozi e non solo dei lavoratori distaccati. Inoltre le notifiche che giungono all’Ispettorato dall’Ufficio manodopera estera riguardano unicamente i lavoratori Ue temporaneamente distaccati o gli indipendenti nei settori non coperti da contratto di lavoro (Ccl). Questi lavoratori sono in netta minoranza per rapporto al numero di temporanei entrati in Ticino nei primi 6 mesi di libera circolazione (3’725 persone). Risulterebbe quindi che il Cantone ha controllato la stessa proporzione, circa un terzo, di lavoratori dell’Aic (che ne ha controllati il 40 per cento). Il Cantone dunque non fa controlli a tappeto sui lavoratori distaccati sprovvisti di Ccl perché ritiene che non abbia alcun senso fare un controllo non mirato. Secondo la dottrina vigente all’Ispettorato del lavoro, dove non c’è Ccl ad esempio non esiste neppure un salario minimo. Se una venditrice è sottopagata l’Ispettorato non potrebbe dunque fare niente, se non prenderne nota e riferirlo alla Commissione tripartita. Qualcosa dovrebbe però cambiare con il modello costruito dall’Osservatorio del lavoro dell’Istituto di ricerche economiche (Ire), di cui si è tuttora in attesa dell’applicazione: grazie a questo modello si dovrebbe poter stabilire se un salario segnalato dall’Ispettorato cantonale del lavoro alla tripartita è abusivo o meno. Se lo è la tripartita dovrà stabilire se si tratta di una violazione grave e ripetuta e avrà il potere di fissare un salario minimo. L’Ispettorato ha fatto i suoi controlli finora principalmente nei settori della vendita, dell’informatica, dei consulenti fiscali e finanziari e del commercio. Da rilevare infine che in Ticino è stato sanzionato un solo caso fra le 118 infrazioni censite dal rapporto Seco. Si tratta di una ditta che ha lavorato la domenica.

Pubblicato il

08.04.2005 01:00
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