Economia e politica, binomio imperfetto

Ogni qualvolta mi imbatto in una tribuna elettorale su temi economici, ecco che tornano a riemergere prepotenti tutti i dubbi possibili e immaginabili, circa la correttezza della definizione “scienza economica”. Ma la scienza non dovrebbe avere qualcosa a che fare con l’oggettività e con il fatto di poter in qualche modo misurare le cose indipendentemente dal punto di vista personale dell’osservatore? Perché in caso di risposta affermativa, i miei dubbi sarebbero non sologiustificati, ma addirittura ben fondati. Fa malevedere persone, magari di opinioni diverse dalle proprie ma comunquesenz’altro intelligenti, argomentaresu temi economici dimenticando di includere nelle proprie considerazioni elementi chiave, solo perché questi elementi vanno contro lo scopo politico di colui che si esprime. Un vero peccato, e un’occasione sprecata per fare una bella figura, perché poi, prima o dopo, il pubblico si rende conto della parzialità del ragionamento, che va a chiaro discapito del politico. E siccome il fenomeno è diffuso in tutti gli schieramenti, a farne le spese è la classe politica nel suo insieme, che è considerata dagli elettori sempre meno rassicurante ed affidabile, per non parlare di aggettivi come competente e equa. Alcuni esempi sparsi, incuranti di colori ed ideologie. Il ricorso alle statistiche è diffuso fino all’abuso, ma ci si dimentica che negli ultimi tre anni, gli organi incaricati diprevederel’andamento economico del paese li hanno sostanzialmentepassatia giustificare l’erroneità nelle previsioni del semestre precedente. In sostanza si usano statistiche e tendenze a profusione, senza indicare il fatto che nel recente passato, chi le ha elaborate solo di rado ci ha azzeccato. Si fa un gran bisticciare a proposito del prolungamento o meno della vita attiva (lavorativa) dei cittadini. I temi, pro o contro, messi sul tavolo sono i più disparati, e all’apparenza sarebbero anche pertinenti. Ma perché tutti si rifiutano di prendere in considerazione l’impatto dell’innovazione tecnologica sul mondo del lavoro, preferendo lo scontro aperto su temi ideologici? Voglio dire: che i computer avrebbero prima o poi preso il posto di certi lavoratori lo sappiamo da tempo, e allora perché sono proprio i politici a far finta di niente? Potrà sembrare azzardato, ma il fatto di togliere complessità ad una questione, aiuta a ridurre tutto a due o tre schieramenti, e quindi a fare delle scelte di voto. Peccato che, a differenza delle spiegazioni che ne danno i politici, la vita non sia priva di complicazioni, e soprattutto che la soluzione ad ogni problema non si possa riassumere in uno slogan.

Pubblicato il

26.09.2003 13:00
Paolo Riva
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