Eleggere è complesso

A cosa pensa uno studioso di etica in occasione delle elezioni? A dire il vero anche lui è un cittadino come gli altri e quindi pensa a riempire le schede secondo le proprie preferenze. Ma anche in questo caso non può prendere le distanze dalle proprie “deformazioni professionali”. Sapendo che questo “pezzo” vi arriverà tra le mani quando i risultati saranno già noti mi limito a considerazioni che non riguardano le liste in lizza ma toccano l’atto di eleggere in quanto tale. Eleggere significa scegliere ed anche il rimanere a casa è una scelta. Quest’ultima non mi sembra comunque ben fondata, poiché essa non significa solo un atto di dimissione ma anche una delega ai rimanenti che acquistano così maggior potere. Non so se gli assenteisti (che in Ticino sono meno che nel resto della Svizzera) abbiano pensato al fatto che attraverso la loro attitudine hanno manifestato indirettamente non tanto una preferenza per la democrazia, ma per una forma di “aristocrazia” dei politicamente attivi. La democrazia ammette evidentemente l’astensione, ma se quest’ultima vuol essere davvero qualificata, dovrebbe manifestarsi attraverso il voto in bianco e non attraverso la diserzione delle urne. Il voto in bianco può assumere, quando la sua quantità è rilevante, un significato politico anche se quest’ultimo, a seconda delle circostanze può essere di facile o complessa interpretazione. L’assenteismo invece è politicamente sterile e non serve nessuna causa. Eleggere significa dunque scegliere ma anche questa operazione ci mette di fronte a difficili dilemmi. Votare per convinzione, privilegiando i partiti e le loro linee o votare “utile”, facendo cioè considerazioni di ordine strategico e tattico? Poi: privilegiare le linee politiche o le qualità dei singoli candidati? Ed infine: è legittimabile il voto per “simpatia” o per amicizia personale? Ammetto di essere in difficoltà nell’argomentare. Se guardo alle mie schede devo concedere che la mia scelta è un insieme di tutti questi fattori. Cominciando dagli ultimi vedo che il fattore “amicizia o conoscenza personale” gioca comunque un ruolo. Riflettendo con una certa distanza vedo comunque che nella mia scelta la parola “amicizia” o “conoscenza personale” significa di fatto “stima delle qualità politiche”. Mi sorprendo infatti a non dare il voto a persone che conosco ma di cui non posso dire di avere una grande stima politica. Per quanto riguarda il “votare utile” mi trovo in difficoltà ancora maggiori: l’utilità politica di un candidato puo’ infatti variare a seconda dei temi che si tratteranno nella prossima legislatura... Così difficile eleggere? Penso di no anche se vi ho proposto qualche considerazione che rende questo atto particolarmente complesso.

Pubblicato il

24.10.2003 12:30
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