Energia solare, energia diffusa

di Francesco Bonsaver

Immaginate di guardare una qualsiasi città svizzera dall'alto. Osservereste una gigantesca distesa di tetti, in molti casi piani. D'inverno, dai camini di quei tetti salgono lenti i fumi inquinanti dei riscaldamenti, siano essi a nafta o gas. Ora immaginate quegli spazi oggi vuoti sui tetti riempiti da pannelli solari. Niente più fumi invernali dai camini, perché l'energia necessaria a scaldare le nostre case e i posti di lavoro sarebbe prodotta senza bruciare combustibile. Un sogno? Forse.  Di certo non irrealizzabile, sia tecnicamente sia economicamente. L'uscita dal nucleare potrebbe diventare il propulsore ideale per costringerci a una conversione energetica ambientale. Sono in molti a esserne convinti, ma sono altrettanti i contrari. Interessi economici ovviamente sullo sfondo. Se l'energia ognuno se la produce da sé, come farebbero le grandi aziende elettriche a guadagnare? Preferibile, per i loro azionisti, costruire centrali nucleari o grandi dighe dalle quali continuare a esercitare il monopolio della produzione di energia su cui lucrare. Lo stesso si può dire per il gasolio, le cui grandi compagnie produttrici e distributrici non hanno bisogno di presentazioni  che ne mostrino la voracità economica.
Sull'altro fronte, i produttori di pannelli solari, naturalmente desiderosi di venderne in numero crescente. Perlomeno però questi ultimi non scaricherebbero sulla collettività i danni provocati dai fumi inquinanti o dalle scorie radioattive. Swissolar, l'associazione svizzera dei professionisti dell'energia solare, ha proposto un piano d'azione per raggiungere l'obiettivo del 20 per cento di calore di origine solare per gli edifici nel 2035. Un risultato possibile con due metri quadrati di pannelli solari per ogni residente in Svizzera.
Nel 2011 in Svizzera i metri quadrati di pannelli solari pro capite erano 0,13. Lo sforzo per raggiungere l'obiettivo di Swissolar sarebbe dunque importante. Importante ma non impossibile. A dirlo non sono solo gli interessati professionisti del solare, ma anche l'Ufficio federale dell'energia elettrica, che si spinge ancora oltre. «Entro il 2050 – scrive l'autorità federale nel suo sito – il 20 per cento dell'attuale fabbisogno di energia elettrica potrebbe essere coperto con impianti fotovoltaici». Non solo calore quindi, ma anche vera e propria energia elettrica. Il venti per cento corrisponde alla metà dell'energia nucleare oggi utilizzata in Svizzera, il cui piano di abbandono prevede che l'ultima centrale si spenga nel 2034.
Anche le autorità cantonali ticinesi competenti ritengono possibile un miglior sfruttamento dei tetti per la posa dei pannelli solari. Nella scheda fotovoltaica del Piano direttore cantonale pubblicato nel 2008 si può leggere: «Stimando che, per motivi di ombreggiamento e orientamento, un quarto dei tetti delle abitazioni ticinesi sia adatto all'installazione degli impianti fotovoltaici, la superficie utile potenziale è di 300 ettari». Ettari sui quali si potrebbero installare pannelli solari in grado di coprire oltre il 10 per cento di tutta l'energia consumata in un anno in Ticino. Si noti che la valutazione, come sottolinea la stessa fonte, è fortemente sottostimata. Per il calcolo sono state considerate infatti le sole abitazioni, mentre mancano all'appello i tetti degli edifici commerciali e produttivi.
Il potenziale è dunque enorme. D'altronde molti cittadini proprietari di case se ne sono già resi conto. A ogni credito stanziato per incentivare l'installazione di pannelli, l'interesse dei privati si può definire smisurato. Quando nel 2005 il cantone mise per la prima volta a disposizione un milione e mezzo di franchi per incentivare il solare, le richieste subissarono gli uffici competenti esaurendo il credito nel giro di pochi mesi. Sorte simile registrarono i successivi crediti di sostegno al solare. Sul piano federale poi, la lista di attesa per questo sussidio è bloccata da un paio di anni perché circa 10mila domande attendono di essere evase. La propulsione dal basso per la conversione energetica esiste. Resta da vedere se la politica riuscirà a liberarsi dalla pressione della lobby delle grandi aziende energetiche.

Luminoso nella realtà dei fatti

L'urgenza del rinnovo degli undici tetti della scuola d'infanzia è l'occasione giusta. E il comune malcantonese di Croglio, da anni sulla strada dello sviluppo sostenibile, non se la lascia sfuggire. Incoraggiata dai risultati dei ricercatori dell'Istituto di sostenibilità applicata all'ambiente costruito (Isacc) della Supsi e dalle valutazioni dello studio More engineering di Rivera, la scelta cade sulla posa di pannelli fotovoltaici in sostituzione delle tegole sui tetti scolastici da rinnovare. L'investimento ammonta a circa 400.000 franchi. Una somma importante per un piccolo comune. Fatti i dovuti calcoli, la scelta dell'esecutivo comunale dei pannelli solari si rivela però redditizia. L'impianto fotovoltaico è in grado di coprire il fabbisogno di energia elettrica di tutti gli stabili e infrastrutture comunali.
L'energia prodotta è immessa in rete ed è ritirata dall'Aet a un prezzo maggiorato perché "pulita" e i guadagni andranno ad ammortizzare l'investimento nel fotovoltaico.
A incoraggiare il comune nell'opzione del solare hanno avuto un ruolo importante gli incentivi cantonali mirati proprio agli enti pubblici che decidono di intraprendere questa strada. Nel corso del 2013 dovrebbe sbloccarsi anche il programma Swissgrid per la remunerazione dell'energia prodotta, per cui il progetto di Croglio è in lista d'attesa dal 2010, assieme ad altri 10.000 progetti.
È solo uno degli esempi di investimento nell'energia solare decisi dalle amministrazioni comunali ticinesi, che negli ultimi tempi stanno proliferando: a Mendrisio, Chiasso e Balerna, per citare gli ultimi investimenti nel fotovoltaico sui tetti degli stabili comunali. Quale promozione del solare va citato il catasto solare realizzato dal comune di Locarno. Uno strumento consultabile in internet «che permette di capire, in modo semplice ed intuitivo se il tetto di un edificio è idoneo per accogliere un impianto solare (termico o fotovoltaico), dal punto di vista della sua insolazione». Grazie a questa mappatura online, i proprietari possono sapere se sul tetto del loro stabile sia interessante un'eventuale posa di pannelli. Sul sito si può leggere ancora: «Il colore della superficie indica il grado di idoneità, mentre cliccando sul singolo elemento è possibile visualizzare i dati essenziali sulla superficie effettivamente disponibile, sui costi d'investimento, sulla produzione potenziale di energia elettrica o termica e sul risparmio energetico».
Uno strumento ritenuto valido anche dal Cantone e da Aet, che hanno avviato l'elaborazione del catasto solare su scala cantonale. Una mappatura che sarà disponibile nel corso dell'estate 2012 sul sito dell'Osservatorio Ambientale della Svizzera Italiana.

Pubblicato il

24.05.2012 01:30
Francesco Bonsaver
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