Filtri, giù le mani

La salute innanzi tutto. Il Consiglio federale ci ha dovuto pensare, ma alla fine anch’esso è giunto a una conclusione che ancora nelle ultime settimane gli era apparsa tutt’altro che ovvia. Dopo aver tergiversato a lungo, mercoledì il governo ha deciso in effetti di non sospendere l’obbligo dei filtri antiparticolato per le macchine da cantiere, respingendo così una mozione della deputata democentrista sangallese Jasmin Hutter di cui Christoph Blocher si era fatto portabandiera in seno all’Esecutivo. La palla passa ora nel campo del Consiglio nazionale, che discuterà della questione con ogni probabilità nel corso della sessione invernale che debutterà a fine novembre. Il governo è giunto alla conclusione che l’impiego della tecnica dei filtri antiparticolato sui cantieri «è possibile sia dal punto di vista tecnico che da quello operativo, nonché economicamente sostenibile». In Svizzera, un terzo circa delle macchine da cantiere per cui è previsto l’obbligo di installazione dei filtri è stato dotato di tale sistema. Le esperienze effettuate mostrano che i filtri «funzionano in modo eccellente» e «permettono di ridurre in misura notevole le emissioni di fuliggine diesel, nociva per la salute», segnala il governo che non vede «alcun motivo» per correggere la sua politica. Neppure l’argomento economico tiene: «i costi della loro installazione sulle macchine impiegate nei grandi cantieri per cui ne è previsto l’obbligo costituiscono solo lo 0,45 per mille del totale delle spese di costruzione», indica il Consiglio federale. Quello della sostenibilità economica dei filtri per le piccole e medie imprese è per la deputata Udc Jasmin Hutter uno degli argomenti principali a favore della loro abrogazione. Nella mozione presentata il 4 marzo scorso la democentrista sangallese (figlia del titolare di una delle più grosse ditte commercializzatrici di macchinari edili in Svizzera e responsabile marketing della stessa) chiede che le macchine per cantieri edili a cielo aperto non siano più soggette all’obbligo di installazione dei filtri antiparticolato fintanto che l’Ue non avrà varato disposizioni analoghe. La Hutter sostiene che il mercato svizzero non offrirebbe alcun filtro affidabile, che la loro installazione non è tecnicamente né operativamente possibile e che l’obbligo di dotarsene – sancito per i macchinari con una potenza superiore a 18kW da una direttiva entrata in vigore il 1. settembre 2002 – creerebbe un eccessivo carico amministrativo ai Cantoni, responsabili dell’esecuzione della direttiva. La mozione Hutter – sottoscritta anche da 64 deputati Udc e radicali – aveva suscitato fermento nella Svizzera tedesca. Il Consiglio federale si era diviso. Christoph Blocher si era schierato decisamente a favore, presentando al governo un rapporto che smentiva dati e argomentazioni del dipartimento competente in materia, quello di Moritz Leuenberger. La maggioranza del governo pareva dargli retta ma per finire l’ago della bilancia è andato nella direzione opposta. Più fattori hanno pesato nell’evoluzione del dibattito in Consiglio federale: l’appello lanciato da Franco Cavalli dalle colonne del quindicinale work (firmato da centinaia di persone, fra cui tutti i medici che siedono al Nazionale, cfr. “Scritti per area” a lato), le forti pressioni esercitate da medici e deputati nelle ultime settimane sul dipartimento della sanità (Couchepin era l’ago della bilancia in governo), i nuovi dati sui costi dei filtri forniti dal dipartimento Leuenberger, la presa di posizione dei Cantoni chiaramante favorevoli al mantenimento dell’obbligo e, non da ultimo, anche i recenti screzi fra i ministri Couchepin e Blocher. La decisione del Consiglio federale è stata accolta con soddisfazione da Franco Cavalli: «sono molto contento e assai fiducioso sul dibattito al Nazionale. Si tratta di una decisione importante: togliere i filtri avrebbe significato peggiorare notevolmente sia la situazione sanitaria generale che la salute dei lavoratori edili», dice ad area l’oncologo e consigliere nazionale socialista. Per il Partito socialista svizzero (Pss) quella del governo è una decisione «ragionevole e responsabile»: sancisce «un nuovo e sferzante rovescio» per l’Udc e la sua «politica egoista che fa passare il profitto immediato prima della salute pubblica», si legge in una nota. Il sindacato Unia si rallegra anch’esso del fatto che il governo abbia dato maggior peso alla salute dei lavoratori edili e della popolazione rispetto agli «interessi particolari di una parte del settore dell costruzione».

Pubblicato il

29.10.2004 02:00
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