Garbani può solo sbagliare

Il caso di Valérie Garbani, la sindaca ed ex consigliera nazionale socialista di Neuchâtel, è ancora avvolto da troppe nebbie perché se ne possa trarre delle conclusioni definitive. Assurta alle cronache nazionali poco prima del rinnovo dei poteri politici comunali per presunti problemi di alcol e per l'atteggiamento aggressivo tenuto nei confronti di alcuni agenti di polizia intervenuti a seguito di certe sue intemperanze, Garbani alla fine di aprile è stata tuttavia brillantemente rieletta alla carica di prima cittadina della capitale neocastellana. È il segno, dice lei, del rispetto che i suoi concittadini portano per lei e per quanto da lei fatto alla testa dell'esecutivo di Neuchâtel. Niente di tutto questo, ribattono i suoi detrattori: quando i fatti furono resi pubblici molti elettori avevano già fatto la loro scelta votando per corrispondenza – si votasse oggi la rielezione di Garbani sarebbe tutt'altro che sicura.
L'affaire Garbani giunge in un momentaccio per il Partito socialista (Ps) neocastellano, a meno di un anno dal rinnovo dei poteri cantonali. Nel 2005 l'alleanza rosso-verde riuscì a rovesciare la maggioranza borghese, responsabile con i suoi sgravi fiscali di un clamoroso dissesto delle finanze pubbliche. Ora le casse del Cantone, con la cura di cavallo imposta dal socialista Jean Studer con draconiani tagli alle uscite, sono state risanate. Ma la sinistra rischia di pagare caro in termini elettorali il suo eccesso di zelo – molti cittadini non capiscono perché si sia dovuto mandare al potere la sinistra per vedersi tagliare le prestazioni. Il partito cantonale inoltre è lacerato da problemi interni. In queste condizioni ben si capisce come i partiti e la stampa borghesi si accaniscano sul caso Garbani per trarne qualche dividendo politico.
Disturba tuttavia, e non poco, la disinvoltura con la quale in questo caso si confonde vita privata e vita pubblica. Per le cittadine e i cittadini neocastellani quel che dovrebbe interessare è soltanto se Garbani sia in grado di svolgere la funzione alla quale è stata eletta e se nella sua carica sia ancora credibile. Ma al più tardi dalla scorsa settimana, quando Garbani gridò aiuto dalla finestra dicendo di essere picchiata dal partner, salvo poi relativizzare tutto in una lettera alla stampa locale, i piani pubblico e privato si sono confusi. Quel che è sicuro, certificato medico alla mano, è che Garbani soffre di un problema psichico che non le impedisce di svolgere correttamente ed efficacemente le sue funzioni pubbliche – né in questi mesi nessuno l'ha accusata di non essere all'altezza come sindaca.
Ora però le si rimprovera di non saper gestire la sua vita privata e di non saper troncare il suo rapporto con un partner violento. Significativo che proprio quella destra che per anni s'è opposta al riconoscimento della violenza coniugale come reato perseguibile penalmente, sostenendo che nella vita privata lo Stato non deve ficcare il naso, ora sentenzi su quel che succede fra le quattro mura di casa Garbani. Ma è ancora più stupefacente il rovesciamento di prospettiva che si vuole operare: se violenza coniugale in questo caso c'è, la colpa è della donna che non vi si sottrae. Si dimentica che questi sì, sono affari suoi. E si dimentica pure quanto complesse da vivere e da capire possano essere situazioni simili a quella in cui si trova Garbani. È evidente: se una donna vuol fare politica può solo sbagliare.

Pubblicato il

27.06.2008 00:30
Gianfranco Helbling
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