Giochi di equilibrismo

Alla fine, una volta sbianchettata l’inglese Theresa May dalla foto di gruppo, c’erano tutti e 27 i premier di un’Europa che non gode di ottima salute, criticata da tutti al proprio interno, attaccata da oltre Atlantico da Trump e in rotta di collisione con Putin. Tutti e 27 con la penna in mano hanno firmato una dichiarazione non impegnativa su presente e futuro, tirata a destra dalla presidente polacca Beata Szydlo che ha impedito prese di posizione nette su immigrazione e dumping sociale, faticosamente tirata a sinistra da Alexis Tsipras che è riuscito almeno a far scrivere nero su bianco il sogno di un’Europa intesa come “comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo Stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare”.

 

Gentiloni e Hollande, pensando ai propri deficit, hanno infilato nel testo le parole “crescita e occupazione” per limare l’ossessione tedesca per la sostenibilità dei bilanci. Dunque, ancora lacrime e sangue (leggi tagli al welfare, privatizzazioni, pareggi di bilancio, liberismo alla Bolkenstein) ma intervallate da qualche sconto per terremoti e migranti, richiami generici alla solidarietà, agli ex migranti dell’Est, mai nominati, che appena liberati dai muri sono diventati essi stessi muratori capaci solo di erigere barriere con mattoni di egoismi e polizie (Ungheria in testa alla falange orientale, mentre quella occidentale sigla accordi vergognosi con la Turchia consegnando al dittatore Erdogan la vita di centinaia di migliaia di disperati usati come arma di ricatto).


Ue a due velocità
Nel documento finale si legge di una “Unione indivisa e indivisibile”, ma per la prima volta compare la doppia velocità con un linguaggio in equilibrio sul vuoto: “Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente”. Trattati come quelli con cui si scaricano i migranti sui paesi del Mediterraneo, quelli a cui altri trattati impongono un’austerità insostenibile, riducendo il popolo greco alla fame e un giovane italiano su due alla disoccupazione. Ancora equilibrismo su “Un’Europa sociale che sulla base di una crescita sostenibile favorisca la coesione e la convergenza”, “che tenga conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo delle parti sociali”, “che promuova la parità tra donne e uomini e diritti e pari opportunità per tutti”, “che lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale, la povertà”.


Se a Roma, 60 anni dopo la nascita della Cee, non è stato sancito il fallimento di un sogno nato durante l’occupazione nazista a Ventotene grazie a uomini come Altiero Spinelli, è per i due spettri che si aggirano nei cieli del Vecchio Continente: il populismo di destra e il terrorismo. In attesa del responso delle urne a Parigi e Berlino. Per il voto italiano bisognerà attendere un altro anno.

Pubblicato il

30.03.2017 17:33
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