Giù le mani dai bambini

Perché la Svizzera continua ad applicare metodi per determinare l’età dei migranti minori non accompagnati che sono contestati dai medici stessi? Questa domanda è stata al centro di un incontro organizzato da Amnesty International a Losanna, alcune settimane fa.


La posta in gioco è chiara: quando un giovane migrante viene dichiarato “adulto” non beneficia più della presa a carico in una struttura specializzata. Quando viene riconosciuto come minore deve essere scolarizzato. Per non spendere troppi soldi gli Stati, tra i quali anche la Svizzera, ricorrono a pratiche inaccettabili come stabilire arbitrariamente la data di nascita trasformando così minorenni in maggiorenni, oppure respingendo alla frontiera dei giovani che non hanno ancora raggiunto la maggiore età.


In Italia tra i 17’000 minori non accompagnati recensiti ce ne sono 52 che hanno meno di 6 anni… Come offrire una parvenza di normalità a questi bambini che sono arrivati soli, senza genitori – probabilmente morti durante la traversata del Mediterraneo – per proteggerli e occuparsi di loro? In Svizzera come in Italia il numero di minori non accompagnati è molto aumentato nel corso degli ultimi due anni, anche se diminuisce da inizio 2017. I Cantoni hanno dovuto aprire d’urgenza delle strutture d’accoglienza. Numerosi tentativi di suicidio nei centri vodesi mostrano come, nonostante una presa a carico specifica, questi minori soffrano le conseguenze di traumi terribili. Che  cosa dire allora di coloro che non sono nemmeno riconosciuti come minorenni?


I pediatri svizzeri hanno preso chiaramente posizione: al giorno d’oggi nessun metodo scientifico permette di stabilire con precisione l’età di un giovane tra i 15 e i 20 anni. Che si tenti di stabilire la sua età tramite la radiografia del polso, un esame dei genitali o dei denti, tutti questi strumenti sono approssimativi e si basano su tabelle di riferimento che non tengono in considerazione l’origine etnica e socio-economica. A questo si aggiunge un’inutile esposizione alle radiazioni.


Nel bollettino dei medici svizzeri, la Società svizzera di pediatria «raccomanda ai propri membri e a tutti i medici sollecitati di non partecipare alla determinazione dell’età di giovani richiedenti asilo e di prendere posizione in questo senso presso le istituzioni cantonali incaricate della migrazione». Speriamo che questo appello venga ascoltato dai professionisti della salute e che questi rispettino la deontologia medica, secondo la quale un esame deve essere effettuato per il bene del paziente e non per privare un fanciullo del proprio diritto a una protezione.

Pubblicato il

28.09.2017 10:08
Sarah Rusconi
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