I militanti sono il cuore dei lavoratori

"Nuova frontiera" è l'ambizioso progetto del sindacato Unia teso ad avere due o tre mila nuovi lavoratori militanti sindacali nei posti di lavoro. "Il sindacato sono i lavoratori" è uno slogan che tutti i sindacati rivendicano. Spesso solo a parole, raramente nei fatti. È necessaria una capacità di autocritica e una buona dose di coraggio nel prendere coscienza e tentare di superarla. Negli ultimi anni, la costruzione sindacale si è soprattutto incentrata sul lavoro dei funzionari sindacali, mentre si è ridimensionata la rete di fiduciari sui luoghi di lavoro. Dalla nascita di Unia del 2005, sul piano nazionale questo processo ha conosciuto un'accelerazione, anche in ragione della priorità data alla costruzione della casa sindacale unitaria. Una riflessione interna sul futuro a medio-lungo termine di Unia, ha portato all'elaborazione del progetto "Nuova frontiera". Un progetto che diventa sempre più realtà, che cresce lontano dalla luce dei riflettori nelle riunioni sezionali di Unia in tutto il paese. Il 18 settembre ci sarà un primo grande appuntamento a Olten, l'assemblea di militanti sindacali provenienti dalle varie regioni. Ma già questo fine settimana si terrà nella Svizzera centrale il primo corso di scuola operaia, intesa come momento di formazione destinato ai militanti sindacali.
Nell'intervista che segue, Marco Forte, militante sindacale pone l'accento proprio sulla necessità di essere formati come militanti, se si vuole diventare un punto di riferimento in ditta in grado di dare le risposte esatte alle domande dei colleghi.

Marco Forte, ci racconta la sua esperienza di costruzione sindacale all'interno della sua azienda, l'aeroporto di Lugano?
Siamo partiti da una condizione di "deserto sindacale", nel senso che non avevamo un'idea precisa di quali passi intraprendere per difendere i nostri diritti di lavoratori. Abbiamo quindi fatto appello a Unia per avere un sostegno nella formulazione delle rivendicazioni. Il sindacato, nella persona di Gabriele Milani, ci è stato molto vicino nella fase iniziale. E il risultato è stato positivo. Siamo passati da una situazione di contratti individuali a un contratto collettivo che garantisce i diritti di tutti i lavoratori attivi all'aeroporto. Inoltre, la Commissione del personale ha ottenuto dei diritti importanti, quale la protezione dal licenziamento e la possibilità di avere tempo di lavoro a disposizione per l'attività della commissione del personale.
I diritti di cui gode la vostra commissione personale sono piuttosto rari in altre realtà…
Lo so. Ed è un peccato che non siano diritti acquisiti ovunque. La protezione dal licenziamento e del tempo di lavoro a disposizione per l'attività della commissione sono due elementi centrali per dare forza e indipendenza ai rappresentanti dei lavoratori nelle aziende. È solo garantendo tempo e protezione che si può chiedere alle persone di mettersi in gioco. Credo che l'obiettivo di ottenere l'estensione di questi diritti debba essere prioritario nel progetto "Nuova frontiera".
La commissione del personale com'è vista dai vertici aziendali?
All'inizio come dei nemici, mentre oggi siamo considerati una risorsa. Ogni problema del personale passa dalla commissione. Dopo averli discussi, li trasmettiamo all'azienda, proponendo delle soluzioni. Oggi il clima aziendale è molto migliorato, più sereno, a beneficio di tutti, azienda compresa. Se le regole sono chiare e il rispetto dei ruoli delle parti esiste, tutto funziona meglio.
E dai colleghi?
La garanzia di non subire ritorsioni per il tuo ruolo nella commissione del personale, ti consente di essere "coraggioso", di non aver paura nel difendere gli interessi dei tuoi colleghi davanti alla dirigenza. Ciò ti fa guadagnare la fiducia dei lavoratori. All'inizio bisogna rischiare e esporsi, poi arriva il rispetto dei colleghi. Passione e coraggio sono però caratteristiche fondamentali per essere credibili agli occhi dei colleghi.
Torniamo al progetto "Nuova frontiera". Il 18 settembre si terrà l'assemblea nazionale dei militanti a Olten.
L'idea di "Nuova frontiera" nasce da una riflessione interna all'organizzazione sindacale, ma è diventato un progetto gestito dai militanti. Ora sarà la discussione tra noi militanti che dovrà portare a soluzioni per concretizzare il progetto. Il 18 settembre sarà uno dei primi importanti appuntamenti per i militanti.
Può anticiparci alcune idee che porterà a questa riunione?
Come già detto, credo che il tempo di lavoro a disposizione e la protezione dal licenziamento dei rappresentanti sindacali siano fondamentali. Un altro aspetto che mi sta a cuore riguarda la formazione dei militanti, finalizzata a poter dare le risposte giuste alle domande dei colleghi, diventando così un reale punto di riferimento all'interno dell'azienda. A questo scopo, si potrebbe immaginare di ottenere il diritto a dei congedi destinati proprio alla formazione.
Diritti importanti quanto ambiziosi. Come si potrebbe fare per raggiungerli?
Nei rinnovi contrattuali, invece di un aumento di 100 franchi, si potrebbe dare la priorità nell'inserire delle misure a tutela dei membri delle commissioni del personale. All'inizio può apparire come una perdita. Col tempo però, con una commissione del personale forte e indipendente, le conquiste per i lavoratori sarebbero sicuramente maggiori dei 100 franchi. Questa è una "Nuova frontiera", secondo la mia interpretazione.
Unia è un sindacato interprofessionale che deve rappresentare più categorie di lavoratori, con interessi diversi e comuni. La considera una debolezza o una forza?
La giudico positivamente per esperienza personale. Dove lavoro ci sono persone con diverse mansioni: chi si occupa della manutenzione, chi è addetto alla sicurezza, chi al lavoro amministrativo e così via. Nell'elaborare il Contratto collettivo, abbiamo dovuto sintetizzare gli interessi di tutti i lavoratori. Lo abbiamo fatto in assemblea e in totale trasparenza. È quindi possibile riassumere gli interessi particolari in interessi generali. 
Lei ha toccato il tema della democrazia sindacale. Un altro concetto sovente dimenticato…
La democrazia e la trasparenza sono elementi essenziali, senza i quali non hai nessuna legittimità nel rappresentare i lavoratori. Questi ultimi devono poter partecipare alle prese di decisioni che li riguardano. Anche se costa tempo e non è sempre facile la ricerca di una soluzione condivisa. Nel nostro caso ad esempio, la discussione sulla scala salariale da integrare al Ccl dell'aeroporto è stata impegnativa, tanto da essere stati vicini alla rottura. La difficoltà stava soprattutto nel conciliare gli interessi dei vari settori lavorativi. Alla fine però siamo riusciti e il risultato ottenuto ha il sostegno di tutti i lavoratori.
In un suo intervento a un'assemblea sindacale, lei ha rivendicato la necessità di andare all'attacco. Può spiegarne il senso?
Penso che ci sia una grande frustrazione tra le persone, senza che ci sia una valvola di sfogo. Oltre ciò, dobbiamo ancora difenderci dagli attacchi. Questo è veramente eccessivo. Penso sia stato giusto aver difeso la Lpp (referendum sostenuto dai sindacati sul secondo pilastro vinto nettamente il 7 marzo, ndr.), come ora è giusto difendere l'assicurazione disoccupazione. Ma non basta. Credo bisogna passare all'attacco. Davanti alla portata della crisi, non c'è stata reazione. È preoccupante. Significa che le persone semplicemente accettano questo stato di cose? Io penso di no. E credo che il sindacato possa assumere questo ruolo. Bisogna essere propositivi per dare alle persone una speranza di cambiamento sociale. Non ci si può limitare a lamentarsi, bisogna agire. E in Svizzera ci sono i mezzi per poterlo fare, attraverso lo strumento dell'iniziativa ad esempio.
Da anni si osserva un calo degli iscritti sul piano nazionale nell'Unione sindacale svizzera rispetto al numero di attivi. Come spiegare la mancanza di adesione dei salariati alle organizzazioni sindacali, malgrado ci sia un peggioramento delle condizioni di lavoro?
Posso rispondere perché Unia funziona. La differenza passa anche dal progetto "Nuova frontiera". Dare importanza al lavoratore, rimetterlo al centro del progetto, è una cosa che si è persa nel tempo. Non si sta inventando qualcosa di nuovo. L'avere però trasferito il lavoro sui funzionari sindacali, è stato un passo indietro. Con piacere vedo che Unia dimostra coraggio nel dire: "il ruolo dell'apparato deve essere ridimensionato a favore di quello dei lavoratori". Vuol dire tradurre in fatti quanto si dice a parole. Unia lo sta facendo, e questo la gente lo apprezza. Io non so se gli altri sindacati lo fanno. Ma sono sicuro che la strada intrapresa da Unia porterà dei frutti.

Pubblicato il

28.05.2010 03:30
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