L'editoriale

L’Avs è troppo bassa, le rendite del secondo pilastro sono in caduta libera. Nel contempo aumentano i prezzi di tutto e in autunno arriverà una nuova stangata sui premi di cassa malati. Questo significa che in Svizzera i pensionati e soprattutto le pensionate, che già percepiscono rendite di un terzo inferiori a quelle degli uomini, hanno sempre meno soldi per campare. Questi sono i problemi che si vivono nelle case del paese reale ma che il governo rifiuta ostinatamente di riconoscere e risolvere. Non si può interpretare altrimenti il recente rigetto dell’iniziativa sindacale per l’introduzione di una tredicesima mensilità Avs da parte del Consiglio federale, che come unica “soluzione” alla povertà dei vecchi continua a proporre tagli alle loro pensioni. Si pensi a quelli previsti, interamente sulle spalle delle donne, dalla Riforma AVS 21 in votazione il 25 settembre.


Pur definendo «comprensibile» la richiesta di una tredicesima Avs e riconoscendo che essa comporterebbe un «miglioramento delle prestazioni», il governo è netto e giunge alla conclusione che «non c’è alcun margine di manovra finanziario». E lo fa oltretutto in concomitanza con la pubblicazione di scenari finanziari per l’Avs da qui al 2030 sostanzialmente più ottimistici di quelli presentati solo quattro mesi fa. Il problema della povertà degli anziani e il diritto delle persone a una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro sono invece questioni che il Consiglio federale nemmeno prende in considerazione. Così facendo compie un ennesimo passo che allontana ulteriormente la realizzazione di un diritto costituzionale che attendiamo da cinquant’anni: delle rendite Avs che soddisfino i bisogni vitali degli anziani.


L’iniziativa per una tredicesima mensilità Avs (che ora passa all’esame di un Parlamento da cui non ci si può certo attendere un trattamento diverso e che giungerà a votazione probabilmente nel 2023) è una risposta che va in questa direzione, semplice, efficace e poco onerosa: essa chiede il versamento di una rendita supplementare pari a una mensilità, esattamente come avviene per i salariati che beneficiano della tredicesima. Ciò equivale a un aumento dell’8,33% delle rendite Avs, un intervento di cui approfitterebbero in modo particolare le persone con redditi medi e bassi.  


In Svizzera ci sono abbastanza soldi per garantire a tutte e a tutti delle pensioni decenti: per esempio utilizzando una parte dei miliardi di franchi di proprietà della popolazione accumulati dentro i forzieri della Banca nazionale, come chiede un’altra iniziativa popolare dell’Unione sindacale svizzera lanciata pochi giorni fa (ne riferiamo a pagina 4). Un’iniziativa giusta e di buonsenso che da sola offre un’alternativa credibile allo smantellamento delle pensioni che il governo e (ancor di più) la maggioranza del Parlamento cercano di attuare a suon di controriforme.

 

Controriforme come AVS 21 che innalza a 65 anni l’età pensionabile delle donne o come quella del secondo pilastro in discussione in Parlamento che prevede ulteriori tagli alle rendite, che già vivono un’evoluzione drammatica al ribasso da oltre una decina d’anni. Non possono essere queste le risposte di fronte a un terzo di pensionati che fa fatica a pagare le fatture e fare la spesa.

Pubblicato il 

02.06.22

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