Dolce casa

L’inizio anno è per antonomasia il momento per i bilanci, le previsioni e i desiderata. Sono stata interpellata da due giornalisti di due diverse testate, tutti e due solerti nel chiedermi cosa mi aspetto da quest’anno appena iniziato e se sono fiduciosa in un cambiamento positivo.


La prima prende spunto dall’annuncio dell’incremento del costo della vita, stagnato per diversi anni, per chiedermi se le pigioni subiranno un nuovo incremento, poiché il caro vita è aumentato nel 2018 grazie anche all’aumento delle pigioni. Osservo che se gli inquilini vorranno esercitare il loro diritto di chiedere la riduzione della pigione perché il costo del denaro è progressivamente diminuito, senza la proporzionale diminuzione sui costi degli oggetti in locazione, certamente le pigioni diminuiranno e per alcuni in modo davvero importante, in ogni caso globalmente in maniera sensibile.

 

Ricordo che la banca Raiffeisen nel 2017 diceva che in Svizzera le pigioni sono più alte del dovuto del 40%, percentuale altissima. Ciò vorrebbe dire che, in teoria, ogni inquilino per il suo alloggio dovrebbe pagare poco più della metà di quello che paga oggi. Mi chiedono pure se un ulteriore aumento delle pigioni porterà in Ticino a una bolla immobiliare. Non sono economista, so solo che aumento delle pigioni non fa rima con bolla immobiliare, non voglio fare la saputella e quindi glisso.

 

Rispondo che un nuovo balzo in avanti del costo dell’alloggio avrà sicuramente conseguenze sociali, pigioni alte, costo della vita in aumento e salari più bassi che nel resto della Svizzera sono fattori che combinati mettono in seria difficoltà tanti cittadini e richiedono un sempre maggiore intervento dello stato sociale.


L’altro giornalista mi chiede cosa mi aspetto dal 2019, le pigioni diminuiranno? Gli rispondo che, francamente quello che mi aspetto è che i politici facciano il loro dovere e diano risposte concrete ai bisogni degli inquilini. Dal 2010 si parla di Piano cantonale dell’alloggio e nonostante tante promesse non si è ancora mosso niente, eppure non è che le conclusioni dello studio fossero così lungimiranti e costose, al contrario a nostro avviso timide e poco generose. Anche l’iniziativa popolare accolta dal Consiglio comunale di Lugano non ha ancora prodotto risultati tangibili. Se poi ci muoviamo sul piano federale le cose non migliorano certo, recentemente la commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati ha rimandato al governo federale una serie di richieste avanzate dagli immobiliaristi , chiedendo una revisione del Codice delle obbligazioni.

 

Non bisogna essere Cassandre per prevedere che non ne uscirà niente di buono per gli inquilini, la cui protezione sarà una volta ancora indebolita. Insomma c’è poco da stare allegri, altro che speranze per il futuro! 

Pubblicato il 

17.01.19

Rubrica

Nessun articolo correlato